Fiumicino, smantellata un’organizzazione di narcos. Sequestrati 50 chili di droga (VIDEO)
Fiumicino – Smantellata un’organizzazione di narcotrafficanti tanzaniani che operavano sul territorio nazionale. I capi erano soliti consultare uno stregone per avere indicazioni sul buon esito del business. Sequestrati 50 chili di droga, tra eroina e cocaina, che avrebbe fruttato 20 milioni di euro. Lo stupefacente veniva introdotto in Italia dai cosiddetti corrieri ovulatori. Nel corso dell’operazione, condotta dalle Fiamme gialle del Gruppo di Fiumicino, sono state eseguite 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma, Simonetta D’Alessandro, su richiesta del procuratore aggiunto della Repubblica, Leonardo Frisani, nei confronti di cittadini della Tanzania residenti nelle province di Roma, Napoli, Latina e Caserta.
L’operazione, ribattezzata dagli investigatori “Venus” dal nome del sito internet grazie al quale venivano prenotati gli alberghi per il soggiorno dei componenti della banda, scaturisce dalle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma e condotte dal Gruppo di Fiumicino, che hanno preso l’avvio a seguito dell’arresto, presso l’aeroporto “Leonardo da Vinci”, di un ovulatore tanzaniano proveniente dal Brasile, che aveva ingerito oltre un chilo di cocaina.
Attraverso gli sms e le telefonate ricevute da quest’ultimo sul suo cellulare, è stato possibile individuare gli altri componenti della banda, tutti di nazionalità tanzaniana. Un valido aiuto è giunto anche dall’incrocio dei dati inerenti la prenotazione del biglietto con le informazioni relative ai passeggeri in arrivo in Italia, che hanno messo in evidenza l’operato di una donna, De Santana Maria Marilena, che dal Brasile gestiva l’invio “a pioggia” di numerosi ovulatori.
A Roma e a Napoli operavano rispettivamente Kirro Zura e Hassan Kaburuma, capi dell’organizzazione, la cui struttura annoverava gregari specializzati nelle varie funzioni, dalla lavorazione al taglio dello stupefacente, dal trasporto alla commercializzazione ed allo spaccio. Tutti gli indagati comunicavano tra loro nell’idioma Swahili, di difficilissima comprensione, oltre ad utilizzare delle schede telefoniche intestate a persone di fantasia ed ai money transfer per regolare finanziariamente le compravendite delle partite di droga ed il trasferimento all’estero dei proventi illeciti.
Spesso, per esser certi del buon esito dei loro traffici, interpellavano preventivamente gli stregoni di un villaggio tanzaniano e chiedevano riti sacrificali per propiziarne l’esito. Oltre a curare l’arrivo della cocaina dal Brasile, Kirro Zura e Hassan Kaburuma, si occupavano anche degli approvvigionamenti di eroina, che aveva luogo nelle province di Napoli e Caserta, grazie a contatti diretti con connazionali fornitori in Turchia e Grecia. In un caso, certamente singolare, a finire in manette sono stati due collaboratori di Kirro Zura, bloccati all’aeroporto di Fiumicino mentre tentavano di far uscire un carico di eroina diretto in Canada.
Grazie al coordinamento della Direzione centrale servizi antidroga del ministero dell’Interno ed alla collaborazione delle polizie estere, alcuni corrieri, partiti dal Brasile e diretti in Italia, sono stati tratti in arresto anche presso gli aeroporti di Lisbona, Madrid, Barcellona, Monaco, Copenaghen e Lione.
Il bilancio finale è il sequestro di oltre 50 chili di droghe “pesanti” - tra cocaina ed eroina - che avrebbero potuto fruttare al sodalizio transnazionale circa 20 milioni di euro, oltre ai provvedimenti restrittivi eseguiti in data odierna nei confronti dei quindici appartenenti al sodalizio, che riforniva le piazze di Roma, Napoli, Caserta e Latina. A Giugliano in Campania, in una delle basi logistiche utilizzate dai tanzaniani, sono stati trovati, nascosti all’interno di un camino, quasi 10 chilogrammi di eroina e cocaina, già pronti per la distribuzione. Inoltre, nel corso delle intercettazioni telefoniche, è stato possibile individuare l’arrivo in Italia di 39 corrieri, che sono stati arrestati in flagranza di reato al momento del loro arrivo in Italia.
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