Fiumicino - Giovedì 18 ottobre si è svolta innanzi al Tar del Lazio l’udienza relativa  alla class action sul “caso Alitalia” avviata dall’Associazione nazionale ex lavoratori trasporto aereo. Oltre 350  gli aderenti all’azione legale collettiva.

 

 

Tutti uniti sotto la guida del presidente di Anelta, Mario Canale, hanno affidato le proprie richieste di giustizia all’ufficio legale dell’associazione, composto dall’avvocato Davide Romano, del Foro di Bari, e dall’avvocato Francesca Scoppetta, del Foro di Roma.

 

 

All’udienza dinnanzi al Tar era presente il presidente Canale in rappresentanza di tutti gli associati nella convinzione che il tribunale possa prendere atto anche della necessità, nel sistema interno italiano, di porre dei rimedi a quelle che sono state delle disfunzioni commerciali e delle ampie violazioni di legge.

 

 

Nonché dell’incapacità della pubblica amministrazione di poter, in qualche modo, supplire a degli impegni che aveva preso quando ha firmato un accordo che poi non è stata capace di far rispettare. L’accordo risale al settembre del  2008.

 

 

 

La discussione si è protratta fino a tarda mattina e i legali hanno ritenuto di dover discutere la

causa per poter meglio precisare quali sono state le normative che hanno supportato il

ricorso, le violazioni commesse nell’ambito dell’accordo, nonché – l’ufficio legale di Anelta –

ha obiettato alle eccezioni fatte dall'Avvocatura dello Stato che si è costituita per conto dei

ministeri citati - ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ministero dei Trasporti e

delle Infrastrutture, ministero della Salute, ministero dello Sviluppo Economico -.

 

 

 

Nello specifico, l’Avvocatura avrebbe “eccepito una carenza di legittimazione attiva di Anelta per la mancanza di interesse alla presentazione del ricorso e la mancanza nel ricorso di una

indicazione specifica di quanto avrebbe dovuto fare la pubblica amministrazione per poter

sanare le violazioni che aveva prodotto”.

 

 

 

Secondo gli avvocati Davide Romani e Francesca Scoppetta: «Le eccezioni sono state superate perché in merito alla prima era evidente che gli stessi iscritti alla class action avessero avuto una lesione diretta perché erano ex dipendenti Alitalia, molti dei quali in cassa integrazione».

 

 

«Non c'è bisogno di dire che cosa avrebbe dovuto fare la pubblica amministrazione, che di

fatto ha omesso il controllo e quindi è stato violato l'accordo sottoscritto sul caso in oggetto.

La nostra risposta – ha concluso l’ufficio legale di Anelta - all’eccezione mossa dall’Avvocatura dello Stato è che noi non possiamo sostituirci alla discrezionalità della pubblica amministrazione e quindi , per questo motivo, non possiamo vantare una specifica

determinazione».

 

Adesso si aspetta la sentenza del Tar del Lazio che dovrebbe arrivare in tempi brevi.

L’associazione Anelta, quindi, attraverso il suo ufficio legale e per rispetto dei giudici,

aspetterà la pronuncia del Tribunale amministrativo regionale prima di continuare con la

prossima tappa della class action nelle sedi del tribunali dell’Unione europea. Un impegno di

stile e ossequioso che però sarà mantenuto allorquando il Tar emetterà la sentenza

in tempi brevi.