Ostia ponente - "Mio padre stava bene: non beveva, non aveva disturbi mentali e non aveva mai dato segni di volontà suicida". A confortare la tesi di Stefano, figlio di Mario Malatesta - il 77enne residente in una palazzina comunale di via Cagni a Ostia Ponente, gestita dalla Romeo, che ha perso la vita cadendo nella tromba dell'ascensore - il medico di famiglia, che ha riferito al legale dei Malatesta l'avvocato Domenico Stamato, di non aver mai riscontrato problemi di natura psichica nel signor Mario.

Come sia potuto accadere è la domanda che si fanno i familiari e la magistratura ma le risposte date sono nettamente diverse. Per la famiglia l'uomo ha chiamato l'ascensore al primo piano ma quando le porte si sono aperte l'elevatore non c'era e Malatesta ha posato il piede nel vuoto, candendo nella tromba dell'ascensore, morendo sul colpo. Ma la magistratura sembra aver seguito una tesi quasi opposta, o meglio: sarebbe stata colpa di Malatesta, un uomo con problemi, come avrebbe anche dichiarato la moglie sconvolta al momento della morte del marito, e che forse addirittura si sarebbe voluto uccidere. La moglie però nega di aver mai detto certe cose e in lacrime spiega che il marito, o meglio l'ex marito, era una persona solitaria ma assolutamente non pericolosa nè per sè stesso, nè per gli altri.


Il medico di famiglia, il dottor Valente, sentito dal legale di Malatesta, esclude che il 77enne soffrisse di disturbi di natura psichica infatti, ha spiegato Stamato, il medico non ha segnalato il caso agli organi preposti (Cim), nè quindi mai prescritto per lui farmaci piscotropi. Quelli di Mario Malatesta, spiega l'avvocato Stamato, insomma erano in realtà problemi esistenziali, legati soprattutto alla precarietà economica, l'uomo spesso mangiava alla Caritas, anche se abitava con la moglie, dalla quale appunto era separato.

Le parole del medico di famiglia però al momento non cambiano lo stato delle cose, anche perchè non è stato ascoltato dalla magistratura, e quindi resta la richiesta d'archiviazione del caso da parte del Pm, fatto che ha scatenato la rabbia della famiglia di Mario Malatesta, la quale attraverso l'avvocato Stamato, ha già deciso di fare ferma opposizione: "Faremo opposizone chiedendo l'integrazione delle testimonianze, come quella del figlio e dei tecnici che sono intervenuti più volte sull'ascensore, e far annullare la consulenza tecnica nominando un nuovo consulente, considerate le gravissime irregolarità e violazioni del dirittto di difesa che hanno caratterizzato tutte le fasi dell'accertamento stesso". I dubbi dell'avvocato e della famiglia riguardano in particolare le perizie e gli interventi tecnici svolti sull'ascensore.

Il figlio Stefano in merito alla richiesta di archiviazione del Pm, arrivata dopo 'soli' tre mesi dal fatto, ha dichiarato: "Siamo rimasti malissimo, come dire oltre al danno anche la beffa. Speriamo di far luce su questa assurda vicenda, mio padre non era un alcolizzato (come ha dimostrato l'autopsia, ndr), nè voleva uccidersi.

A commentare la vicenda e a supportare la famiglia Malatesta anche Dario Bensi, direttore del centro di formazione Pier Paolo Pasolini a Ostia Ponente (e candidato alla presidenza del X municipio, ndr), da sempre vicino ai cittadini della zona con i quali si batte al fine di garantire la giustizia sociale e in questo caso la giustizia 'legale': "La sicurezza non può essere un valore che fa distinzioni. Anche se Malatesta fosse stato depresso o fosse stato un criminale aveva il diritto di trovare l'ascensore al suo posto quando le porte si sono aperte, invece ha trovato la morte". 

Intanto "l'ascensore della paura" resta immobile, i residenti lo hanno chiuso con dei pannelli e lo hanno coperto con piante e fiori. Per i familiari è una specie di tomba, che mette tristezza e terrore allo stesso tempo. Nessuno infatti vuole più usare quell'elevatore, ormai per tutti gli abitanti è solo un simbolo di morte.