(VIDEO) Ostia, sequestro camping: stamani in centinaia contro la chiusura. I dipendenti: "Ora cosa ci accadrà?"
“Ridateci il nostro camping”, “rivoglio il mio campeggio”... Così gli striscioni sul cancello del camping Country club Castelfusano, appesi questa mattina da lavoratori e villeggianti del campeggio di Ostia, sequestrato preventivamente giovedì scorso da Gdf, Forestale e Polizia di Roma Capitale.
Erano in centinaia le persone che hanno deciso di manifestare pacificamente oggi, per denunciare a gran voce la paura di non avere più un lavoro. Altrettante quelle che hanno già pagato per l'affitto dei bungalow per l'estate che sta arrivando. “Qui abbiamo sempre lavorato in serenità seguendo le regole e rispettando l'ambiente”, spiega un dipendente che lavora al camping da 40 anni. “Io lavoro nel ristorante del campeggio. Ora non sappiamo cosa succederà, ci sono famiglie intere che lavorano qui, se perderanno il posto non sapranno più come sopravvivere!”, spiega una donna.
Oltre al problema per i lavoratori, il sequestro del camping, presente da oltre 40anni nella Riserva statale del Litorale romano, sta sollevando le proteste dei diportisti e dei villeggianti, che si chiedono dove altro andare per passare l'estate, visto che molti hanno già investito pagando la prenotazione o anche i due terzi di affitto per le casette. “Siamo sempre venuti qui, mio figlio ha problemi di asma e deve respirare aria di mare ma sul litorale le case sono troppo care: la presenza del campeggio in pineta invece ci ha risolto il problema, vista la convenienza dei costi. Ora invece dove andremo?”, spiega una cliente del camping. Riguardo il sequestro tutti si chiedono come mai sia stato deciso solo adesso. “Il campeggio c'è sempre stato, ad esempio la forestale sapeva della sua esistenza, infatti poco tempo fa abbiamo richiesto il suo intervento poichè c'era un pino pericolante che minacciava alcuni bungalow. La prassi infatti vuole che sia la guardia forestale a intervenire, e così è stato”, ha spiegato un dipendente.
Tante le proteste per la chiusura dell'area, c'è anche chi propone 'soluzioni alternative' per far continuare a lavorare i dipendenti mantenendo il sequestro della struttura: “Si potrebbero chiudere solo le zone in cui, secondo l'autorità, ci siano stati abusi ma tenere funzionanti quelle non contestate”, dice una dipendente.
Ma il sequestro preventivo parla chiaro. Le violazioni riscontrate dalle forze dell'ordine riguarderebbero praticamente l'intera area su cui sorge il camping, dove sono diverse le presunte irregolarità evidenziate, partendo da interventi sulle sponde e sul fondo del canale, continuando con l'abbattimento di alberi sugli argini con conseguente rischio idrogeologico, per arrivare alla costruzione non autorizzata di piazzole in asfalto, altre strutture e capannoni. Contestate anche le attività commerciali poste all'interno dell'area.
I lavoratori, i campeggiatori, gli abitanti – persone in difficoltà che hanno trovato alloggio a prezzo abbordabile – i diportisti, i bambini e le loro nonne non accettano tali accuse. “Qui si è sempre fatto tutto regolarmente, sono sempre state chieste le autorizzazioni, anche per tagliare un ramo pericolante. Il Country è famoso in tutto il mondo, ci vengono dal nord europa per godere del verde e del mare. Questa è una vera e propria ingiustizia. E intanto, dall'altra parte del canale, sempre nella pineta, sappiamo che hanno dissequestrato un vecchio campeggio con basi in cemento armato che, probabilmente, ora sarà ricostruito e attivato”, sussurrano i manifestanti. E ancora chiosano: “questa non è una baraccopoli sorta in una notte nella pineta, la struttura è nota e frequentata da decenni da moltissime persone della zona, possibile che si siano accorti solo adesso dei presunti abusi?”.
Stamani dietro al cancello del country c'era anche Mario Chigi, discendente dell’aristocratica famiglia romana che al tempo utilizzava la proprietà come riserva di caccia. Da fuori i suoi dipendenti e i suoi ospiti lo descrivono: “il miglior datore di lavoro del mondo”. Chigi ha in mano un faldone di documenti su cui c'è scritto "Documentazione della legittimità del Castelfusano Country Club".
Per quanto riguarda la situazione delle persone residenti per tutto l'anno nei boungalow, sembra che ci siano buone notizie, infatti non sarebbero a rischio sgombero e dovrebbero poter continuare a vivere nel camping per almeno un anno. Invece per i diportisti e i villeggianti i tempi stringono: entro il 7 aprile dovranno recuperare tutti i loro beni mobili presenti nella struttura e portare via le barche.
Ora si attendono le disposizioni della magistratura. Dal canto loro i manifestanti sperano che la vicenda si chiuda con la caduta delle accuse, in modo da poter passare un'altra serena e fresca estate in pineta e, soprattutto, per mantenere il proprio lavoro.
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