Abolizione province, Cucunato, (Fi): “Crescono i costi diminuiscono i servizi”
LA PROGAMMAZIONE - “Un rimpallo di competenze tra enti, (non si sa, chi fa, che cosa, quando) – sostiene Cucunato - Si viaggia in molti casi, senza una programmazione, con l’unica verità che la riforma sulle provincie è stata un bluff, come tutti quelle riforme volute dagli ultimi tre governi in carica. Da Monti a Letta fino ad arrivare a Renzi si è assistito ad una serie di annunci e tentativi di riforma che nulla hanno a che fare con la democrazia”. In taluni casi l’elezione indiretta porterà ad una serie di ricorsi futuri che graveranno sulle casse dello stato per illegittima interpretazione della legge. “L’unica cosa vera è che oggi permangono solo due livelli amministrativi territoriali con elezioni dirette quello delle Regioni e quello dei Comuni”.
L’ANALISI - Dall’analisi emergerebbe che non ci sono più circa 100 presidenti di provincia, si è rinunciato ad oltre 750 assessori e 3.000 consiglieri, ma questo risparmio che incide solo per lo 0,9% circa 100 milioni di euro, è nulla rispetto all’aumento dei costi di funzionamento delle provincie, aumentato di oltre il 5%. Oggi spendono circa un miliardo di euro in più rispetto al passato, con la conseguenza certificata di maggiori disservizi per i cittadini.
LA RIFORMA - “Le competenze delle province si perdono nei rimbalzi amministrativi di un ente che monitora con difficoltà il territorio – in molti casi conclude Cucunato - dirigenti incompetenti e burocrati hanno disegnato le priorità di intervento e di gestione, senza tener conto delle esigenze dei cittadini e delle comunità locali. Una riforma inutile, inopportuna, senza senso a danno dei territori, dei comuni e dei cittadini soprattutto a Roma e nel Lazio dove il caos istituzionale regna sovrano, sia nella città metropolitana, sia nelle province del Lazio, di cui unico colpevole è questo Governo e la maggioranza di chi lo sostiene”.
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