Addio a Franco Califano, il “poeta delle borgate romane”: il ricordo di Salvatore Colloca
Acilia - Questa mattina una folla commossa di fan, colleghi, personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura ha affollato la chiesa degli Artisti di piazza del Popolo, a Roma, per portare l’estremo saluto a Franco Califano, il cantautore, poeta, scrittore e attore che si è spento a 74 anni nella sua casa di Acilia, alle porte della Capitale, la sera del 30 marzo. “Ora senza di te tutto il resto è noia. Grazie Franco”, la scritta su uno striscione. Tra i presenti Renato Zero, Andrea Minghi e tanti altri.
Il giorno di pasquetta la Sala della Protomoteca in Campidoglio, dove era stata allestita la camera ardente, aveva visto una incessante processione di persone di tutte le età e di ogni ceto sociale venute a salutare il “poeta delle borgate”, noto come Er Califfo per il suo successo con le donne, ma anche come Il Maestro per la straordinaria poesia delle sue canzoni, degli autentici capolavori entrati nella storia della musica italiana.
A Salvatore Colloca, consigliere del municipio XIII, ex delegato alla cultura, che lo conosceva bene, chiediamo un suo personale ricordo di questo straordinario artista. Qual è il primo ricordo che ha di Franco Califano?
Il primo ricordo in assoluto risale ad una serata magica dell’estate del 2004 quando io, all’epoca presidente della commissione cultura sotto la giunta Bordoni, presi parte ad un concerto che Franco Califano tenne al pontile di Ostia. C’erano almeno 20mila persone che assiepavano non soltanto piazza dei Ravennati, incapace a contenerle tutte, ma arrivavano fino a piazzale della Posta. Una folla davvero oceanica giunta da ogni parte d’Italia, non solo di Roma. E lui era lì a rendere l’atmosfera magica, unica, irripetibile con le sue canzoni che fanno ormai parte del patrimonio della musica italiana.
Che tipo di uomo era?
Ha avuto una esistenza vissuta davvero intensamente, tra eccessi e grandi successi. Negli ultimi anni la malattia e gli acciacchi lo avevano provato ma aveva un carattere straordinario. Era una persona disponibile, affabile, pronta a darsi con generosità ai tanti fan che gli chiedevano autografi o che volevano una fotografia insieme a lui. L’ho visto dietro il palco, dopo i concerti, fermarsi con la gente, parlare con loro. Era amatissimo perché semplice e spontaneo nell’approccio.
Perché si era trasferito ad Acilia?
Amava il nostro territorio, dove si era trasferito da alcuni anni. Viveva ad Acilia ma amava Ostia. I suoi concerti nelle piazze sono memorabili. Ha preso parte, per esempio, oltre che alle tante feste di piazza nei nostri quartieri, all’inaugurazione di piazza Giardini di marzo, all’Infernetto.
E la sua musica?
Personalmente, amando molto la musica italiana, sono rimasto colpito e addolorato sia dalla sua morte sia da quella di Enzo Jannacci, due grandi. Califano cantava anche in romanesco, e c’è chi parlava di sonetti, “il dottore” in meneghino. Quanto al Maestro, un grandissimo poeta. Emblematico anche l’epitaffio che ha voluto sulla sua tomba di Ardea ‘Non escludo il ritorno’.
Franco Califano amava girare per le strade del quartiere. Non era raro vederlo a prendere un caffè. Il 12 maggio del 2009, unico tra gli artisti, prese parte alla cerimonia di intitolazione del Parco Mia Martini a Giardino di Roma. Per la cantante scomparsa prematuramente aveva scritto canzoni memorabili come Minuetto e la Nevicata del ’56.
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