Una gradita sorpresa aspetta tutti coloro che si avvicinano ai tanti volumi in esposizione nell'area editoriale. Infatti ad Approdo alla Lettura, in piazza dei Ravennati ad Ostia, è iniziata la “Festa del Libro”. Un Festa editoriale che si unisce alla retrospettiva cinematografica su Sergio Leone, a vent'anni dalla sua scomparsa. Ostia rende così omaggio a uno dei grandi registi del cinema italiano. Le sue pellicole hanno fatto scuola nel mondo. Registi come Tarantino, ma anche Martin Scorsese, Johnnie To, John Woo hanno più volte dichiarato di essersi ispirati a Sergio Leone. In questa retrospettiva si è voluto porre l'accento sulla sua produzione western. Il suo modo di dilatare i tempi, l'uso della grande musica di Ennio Morricone (“Il mio più grande sceneggiatore” amava chiamarlo Sergio Leone), i controtempi scenici dei suoi anti eroi, hanno segnato la storia di un genere. Facendo diventare il cosiddetto “western all'italiana” o “spaghetti western” un prodotto esportato in tutto il mondo, e persino negli Usa, madre indiscussa del genere Western.

La rassegna, totalmente ad ingresso libero e gratuito come d'altronde tutte le iniziative spettacolari targate Approdo alla Lettura, prevede in rapida successione alcuni dei suoi film realizzati in qualità di regista e non solo.

Ecco il programma:

Sabato 20 giugno

Ore 21.00 I capolavori di Sergio Leone “IL COLOSSO DI RODI” 1961 con Rory Calhoun, Lea Massari, George Marchal

Nel III secolo a.C. l'ateniese Dario è in vacanza a Rodi dove cresce il malcontento popolare contro re Serse, costruttore del famoso colosso. Aiutati da un traditore, i Fenici invadono la città, ma scoppia un terremoto. 1° film di S. Leone, indeciso se prendere sul serio la storia o puntare sull'ironia. Le scene più imponenti sono presenti nel 2° tempo: la grossa macchina del colosso e il terremoto conclusivo. Forte senso dello spettacolo.

Domenica 21 giugno

Ore 21.00  I capolavori di Sergio Leone “PER QUALCHE DOLLARO IN PIU'” 1965 con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volontè

A El Paso il colonnello Mortimer vuole vendicare la morte dell'amata sorella martoriata da El Indio, criminale paranoico e drogato. Il Monco, uomo senza nome né passato, arbitrerà il duello finale. 2ª tappa della “trilogia del dollaro” dopo Per un pugno di dollari (1964), con minore violenza del primo e una certa tendenza al surreale. C'è la sequenza più “politica” di S. Leone: il conteggio finale dei morti calcolato in dollari. Campione d'incasso della stagione 1965-66.

 

Lunedì 22 giugno      

Ore 2100  I capolavori di Sergio Leone “IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO” 1966 con Clint Eastwood, Eli Wallach, Lee Van Cleef

Durante la guerra di secessione Sentenza (L. Van Cleef), assassino a pagamento, il Biondo (C. Eastwood), bounty-killer, e Tuco (E. Wallach), fuorilegge messicano, fanno società, pur senza alcuna fiducia reciproca, per la caccia a un tesoro nascosto. Scritta da L. Vincenzoni, Age & Scarpelli, la “trilogia del dollaro” si chiude nel grottesco: la violenza si carica di ironia beffarda, la guerra è un banditismo organizzato, il racconto è costruito come un gioco dell'oca dove il numero ricorrente è il tre. Incassò più di 3 miliardi di lire nella stagione 1966-67.

 

Martedì 23 giugno    

Ore 21.00  I capolavori di Sergio Leone “C'ERA UNA VOLTA IL WEST” 1968 con Henry Fonda, Claudia Cardinale, Charles Bronson

Cinque personaggi si affrontano intorno a una sorgente d'acqua: Morton (G. Ferzetti), magnate delle ferrovie, che ha bisogno dell'acqua per le sue locomotive e che fa eliminare i proprietari legittimi, i McBain, dal suo feroce sicario Frank (H. Fonda); Jill (C. Cardinale), ex prostituta, da poco moglie-vedova di un McBain; il bandito Cheyenne (J. Robards), accusato della strage dei McBain; l'innominato dall'armonica (C. Bronson) che vuole vendicare il fratello (F. Wolff), assassinato in condizioni atroci da Frank con i suoi sgherri. Su un soggetto scritto dal regista con Dario Argento e Bernardo Bertolucci e sceneggiato con Sergio Donati, è una sorta di antologia del western in negativo. In un film ricco di trasgressioni, Leone dilata in modo madornale i tempi drammaturgici, contravvenendo alla dinamica del genere.

 

Mercoledì 24 giugno

Ore 21.00  I capolavori di Sergio Leone “GIU' LA TESTA” 1971 con Rod Steiger e James Coburn

Ribelle irlandese esperto di dinamite, emigra in Messico dove si allea con un rozzo e generoso bandito per svuotare una banca. Si ritrovano insieme a combattere con i peones di Pancho Villa e di Emiliano Zapata. Narratore di razza, Leone ha sfornato un melodramma antimperialista che non si prende troppo sul serio. Come nei 4 western precedenti di Leone e in C'era una volta in America, le musiche sono di Ennio Morricone e contribuirono al successo del film (quasi 2 miliardi d'incasso).

 

Giovedì 25 giugno    

Ore 21.00  I capolavori di Sergio Leone “IL MIO NOME E' NESSUNO” 1973 con Terence Hill e Henry Fonda

1899: un celebre pistolero, ormai vecchio, decide di lasciare il West e partire per l'Europa. Incontra un giovanotto che lo ammira e gli si mette alle costole, costringendolo a un'ultima, memorabile impresa... È un proseguimento ideale dei Trinità (manca Bud Spencer) e per molti versi è meglio dei suoi “genitori”: la contrapposizione Hill-Fonda è un'invenzione furbesca che tiene in piedi un western allegro e divertente. Ideato e prodotto da Sergio Leone.

 

Giovedì 16 luglio  (gran finale)  

Ore 21.00  I capolavori di Sergio Leone “PER UN PUGNO DI DOLLARI” 1964 con Clint Eastwood e Gian Maria Volontè

Un pistolero solitario senza nome arriva su un mulo in una cittadina messicana di frontiera, divisa in due fazioni violente, e vende i suoi servizi al migliore offerente, mettendo gli uni contro gli altri. Erano già stati prodotti alcuni western in Italia, ma quello di Leone (lo pseudonimo Bob Robertson è un omaggio al padre Roberto Roberti, regista del muto) è il 1° western all'italiana che piacque alle platee popolari come a quelle borghesi proprio perché non assomigliava ai western americani. Costato 120 milioni, incassò quasi 2 miliardi e fu venduto in mezzo mondo. Il suo successo aprì nuove prospettive nell'impiego della violenza sullo schermo di cui si giovarono altri registi come Peckinpah e lo stesso Kubrick. Fotografia di Jack Dalmas (Massimo Dallamano), musiche di Dan Savio (Ennio Morricone), scene e costumi di Charles Simons (Carlo Simoni).

BIOGRAFIA

Sergio Leone nasce a Roma il 3 gennaio 1929 da Vincenzo Leone, regista del muto noto con lo pseudonimo di Roberto Roberti, e da Bice Valerian, attrice del medesimo periodo. Esordisce nel cinema lavorando come assistente volontario e comparsa, fra l'altro, in "Ladri di biciclette" (1948) di De Sica. In seguito, è a lungo aiuto regista di Mario Bonnard: nel ‘59, essendo quest'ultimo ammalato, lo sostituisce sul set de "Gli ultimi giorni di Pompei" per completarne le riprese. Dopo aver fatto l'aiuto regia del "Ben Hur" (1959) di William Wyler e diretto la seconda unità in "Sodoma e Gomorra" (1961) di Robert Aldrich, egli dirige infine il mitologico "Il colosso di Rodi" (1961), il primo lungometraggio tutto suo. E' del 1964, tuttavia, il film che lo imporrà all'attenzione generale: "Per un pugno di dollari", firmato con lo pseudonimo di Bob Robertson in omaggio al padre, indica una convincente via al western autarchico lungo i sentieri d'una narrazione barocca e survoltata, roboante ed iperviolenta . I successivi "Per qualche dollaro in più" (1965) ed "Il buono, il brutto, il cattivo"(1966) completano quella che verrà definita la "trilogia del dollaro", incassano cifre enormi, ripropongono una formula vincente: aggressiva ed accattivante colonna sonora di Ennio Morricone, interpretazioni sornione e grintose di Clint Eastwood (ma anche degli ottimi Gian Maria Volonté e Lee Van Cleef), cui s'aggiunge - a livello stilistico - una iperbolica dilatazione dei tempi narrativi che diventa, a tratti, paradossale ieraticità del gesto. "C'era una volta il West"(1968) conferma ed infrange nello stesso tempo gli schemi di cui sopra, inscenando la fine del West e del mito della Frontiera: l'icona Henry Fonda assume per l'occasione i tratti d'un assassino feroce ed inesorabile, il ligneo profilo di Charles Bronson gli si contrapppone in una cupa vicenda di vendetta e di morte. Se il successivo "Giù la testa" (1971), colorito e movimentato pot-pourri sulla rivoluzione ambientato nel Messico di Villa e Zapata, ristagna un po' fra manierismo e ritualità, è con "C'era un volta in America" (1984) che il cineasta romano dà vita al suo capolavoro. Frutto d'una lunghissima gestazione, il film colloca negli anni ruggenti del proibizionismo una storia di gangster ed amicizia: il tutto, all'insegna di un'acuta cognizione della memoria con il contributo di attori mirabili (De Niro è il più citato, ma James Woods gli tiene testa benissimo) e del suggestivo commento sonoro di Ennio Morricone, suo fedele compositore in tutti i suoi film ad esclusione de “Il colosso di Rodi”. La parabola artistica di Leone si conclude qui: un infarto lo stronca nella sua casa romana il 30 aprile 1989, mentre è alla prese con il laborioso progetto d'un film incentrato sull'assedio di Leningrado.