Addio, Comandante Max
Roma - Si è spento a 95 anni “il comandante Max”. Massimo Rendina , giornalista e vice presidente dell’Associazione nazionale partigiani, è stato il testimone di memoria dal dopoguerra fino all’ultimo giorno di vita. Massimo ci ha lasciato un’indimenticabile lezione: è stato il simbolo della lotta per la libertà contro il nazifascismo, per la difesa dei valori di democrazia e della libertà di stampa. Iscritto all’Asr dal 1 gennaio del 1944, il suo impegno per la tutela e la difesa dei diritti della categoria lo ha visto protagonista di tante battaglie sindacali. Rendina, nella vita cosi come nella professione, ha rappresentato il lucido intellettuale, una guida sempre attenta ai cambiamenti della società, un esempio per le nuove generazioni. Era nato a Venezia il 4 gennaio 1920, militò prima nella 19esima brigata Giambone Garibaldi, come capo di Stato Maggiore, e poi nella 103esima brigata Nannetti della prima divisione Garibaldi, della quale fu prima comandante e poi capo di Stato Maggiore. Riconosciuto Partigiano combattente dal 1 novembre del ’43 alla fine della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. E’ stato docente di storia della comunicazione e membro del Comitato scientifico dell’Istituto Luigi Sturzo per le ricerche storiche sulla Resistenza. È stato, inoltre, l’ideatore della Casa della Memoria e nella Storia e fondatore dell’ Associazione di telespettatori cattolici, Aiart. Nel 1995 per gli Editori Riuniti, con prefazione di Arrigo Boldrini, ha pubblicato il Dizionario della Resistenza italiana. L’Asr esprime profondo cordoglio e si stringe con affetto ai familiari e agli amici. Oggi in Campidoglio, nella sala della Protomoteca, dalle 12 alle 19 sarà allestita la Camera ardente, i funerali si svolgeranno domani, 10 febbraio, presso la basilica di Santa Maria in Trastevere alle ore 9.
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