Il tema è stato affrontato venerdì 25 ottobre dagli ospiti del 'Centro Studi Italianità – La Cultura del Sapere' e del presidente Caterina Raganella, presso la sala Tevere della Regione Lazio.

Roma - Nella sede della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo, a Roma, si è svolto un convegno sul 'cinema e la storia e l'influenza della trasposizione cinematografica sull'opinione pubblica'. Un tema affrontato venerdì 25 ottobre dagli ospiti del Centro Studi Italianità – La Cultura del Sapere e dai suoi relatori.

L’evento del Centro Studi Italianità alla Regione Lazio
Tante le adesioni per il convegno “Cinema e Storia: l’influenza della trasposizione cinematografica sull’opinione pubblica”, che ha preso vita nela Sala Tevere del Palazzo della Giunta dentro la Regione Lazio.

Il convegno è stato organizzato dalla professoressa Caterina Raganella, presidente del centro studi Italianità, e ha ricevuto il saluto istituzionale dell’assessore Fabrizio Ghera e della consigliera del Comune di Roma Capitale Mariacristina Masi (Fratelli d’Italia).

Tra i relatori che hanno preso parte al meeting, si sono susseguiti gli interventi dello storico Paolo Calicchio, il produttore cinematografico Claudio Bucci, la direttrice del doppiaggio Cristina Fenuccio, la dottoressa Carla Scarfagna (sociologa) e la professoressa Valeria Guidotti (Presidente dell’Associazione “Il Cinema nella Storia”). Il convegno è stato moderato dalla Direttrice di Ostia TV Silvia Tocci. 

Le riflessioni sul mondo del cinema italiano e internazionale
Da dopo la Prima Guerra Mondiale, il cinema in più occasioni ha riscritto una realtà dei fatti. Una storia scritta peloppiù secondo la versione dei vincitori, che spesso attraverso una certa narrazione sono riusciti a influenzare l'opinione delle persone, come anche pellicole cult “La corazzata Potëmkin”. o in “Ottobre” del regista russo Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, oppure in “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola o ancora in “Roma Città Aperta” del maestro Roberto Rosselini.

Le difficoltà per produrre un film
Come spiega il produttore Claudio Bucci, nel tempo il mondo del cinema è mutato nel modo di essere vissuto. Ha mantenuto integra la regola di storie che non differiscono dalla narrazione dei vincitori o dell’attuale “politicamente corretto”, in un sistema che da quasi ottant’anni detta categoricamente cosa possa essere trasmesso nelle sale cinematografiche o arrivare alla televisione, oppure come oggi sulle piattaforme di streaming come Netflix. Paletti che mettono un freno alla sperimentazione cinematografica, omologano la maggior parte delle pellicole e soprattutto creano temi “tabù”, limitando il racconto della vera cultura di un paese.

Il cinema è realmente libero di esprimersi? 
Dal susseguirsi degli interventi legati agli ospiti del convegno, ne viene fuori come l’espressione di molti registi sia “tarpata”, canalizzata, a discapito della qualità delle storie e soprattutto penalizzando quei prodotti originali che amano raccontare l’altra faccia dell’attuale società.  Per quanto riguarda l'influenza sul pubblico la professoressa Raganella ha spiegato quanto possa essere forte il potere dell'immagine cinematografica e che quindi bisogna garantire una cultura che racconti il più possibile la verità dei fatti, che tutti conoscano e che condividano, per poter criticare poi la parte creativa e 'romanzata' dell'opera cinematograifica con la consapevolezza della relatà che esiste dietro ai racconti.