Il ricordo di Fabio De Vita e Marco Marini, due volontari del nucleo di soccorso acquatico Rescue Project Lazio con sede al Lido, che sono intervenuti in uno dei comuni più colpiti portando soccorso alle popolazioni alluvionate grazie alla loro esperienza, professionalità e umanità

Ostia – Da Ostia a Forlì per portare soccorso alle popolazioni colpite dalla violenta alluvione che ha devastato la Romagna, Fabio De Vita e Marco Marini, due volontari della Rescue Project Lazio, presidio con sede al Lido che fa parte della nota Rescue Project, prestigiosa Scuola di formazione professionale nel soccorso acquatico, hanno salvato oltre 200 persone che erano rimaste intrappolate all’interno delle proprie abitazioni senza elettricità, acqua, altri servizi e viveri

“Siamo stati attivati dal dipartimento di Protezione civile per affrontare la situazione alluvionale in Emilia-Romagna poiché facendo parte di una Scuola di formazione professionale nel soccorso acquatico eravamo preparati per affrontare questa emergenza”, spiega Marco Marini, una lunga esperienza come operatore del soccorso in mare. “Dal Lazio siamo partiti Fabio De Vita ed io, e abbiamo raggiunto gli altri soccorritori acquatici formando una squadra di 16 persone provenienti dalle altre regioni del nord Italia, già operativi a Forlì, dando la nostra collaborazione ai vigili del fuoco e portando in salvo oltre 200 persone".

 
“Il nostro compito – spiega Fabio De Vita, presidente della Rescue Project Lazioera recuperare le persone dalle proprie abitazioni, con il gommone, e accompagnarle ad un punto di raccolta dove poi sarebbero state prelevate dalla Croce Rossa, dalla Protezione civile che li avrebbero accompagnati presso gli alloggi messi a disposizione da familiari, amici e albergatori, anche se molti sono stati portati al Palafiera di Forlì, dove era stato allestito il centro di accoglienza”.

“Molte persone erano restie a lasciare le proprie abitazioni per timore degli ‘sciacalli’, termine purtroppo appropriato per definire questi individui che, nonostante la tragedia in corso non esitano – anche a nuoto – ad infilarsi nelle case altrui per depredarle”, aggiunge Fabio De Vita - “E’ successo ad un medico che aveva lasciato una valigia nell’auto con documenti, cartelle e attrezzatura scientifica e alla sua richiesta di recuperarla, una volta giunti sul luogo, non abbiamo purtroppo trovato nulla: gli sciacalli di turno l’avevano già rubata”. 

“Il nostro intervento a soccorso della popolazione è stato ‘intenso’, all’insegna di un addestramento e di una professionalità che derivano da una dura preparazione, che richiede corsi di formazione e brevetti, per lavorare in collaborazione con i vigili del fuoco utilizzando attrezzature idonee, a cominciare dalle mute che indossiamo, a tutela della vita umana. Ogni recupero, infatti – dichiara Marco Marini, consigliere della Rescue Project Lazio, - è stato fatto dai diversi soccorritori fluviali nel recuperare cittadini dal primo piano sfruttando gli atri dei portoni, raggiunti dai gommoni e raft appositi, per il recupero della popolazione bloccata in diverse zone di Forlì”. 

“Nel complesso contesto alluvionale, abbiamo garantito la sopravvivenza dei residenti nei quartieri allagati. Lacrime e ringraziamenti al momento del recupero e al momento dello sbarco tra noi soccorritori e le persone anziane – ricorda Marco Marini, e specifica: “Siamo stati 72 ore, tempo massimo per le emergenze, perché è effettivamente il tempo di massimo rendimento di un soccorritore. Più tardi infatti subentrano stress, adrenalina, stanchezza che compromettono la stabilità fisica del soccorritore, creando pericoli anche per un professionista del settore”.

Di ritorno da Forlì porto dentro di me la disperazione di chi ha perso tutto, di chi ci ha abbracciato per salire sul nostro gommone per abbandonare la propria casa, di chi deve rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo, di chi ha perso un parente, amico o un animale, di tutti i soccorritori, volontari con il viso, le mani, le mute sporche di fango”, commenta Fabio De Vita: “Il mio spirito rivolto ad aiutare il prossimo, assieme alla mia passione per l'acqua, al sacrificio e il duro addestramento per conquistare i brevetti presi, assieme agli amici che collaborano a formare una squadra di professionisti, in queste circostanze drammatiche ha un senso in più, ha un valore aggiunto, porta a compimento la parola di Gesù: ‘Ama il tuo prossimo come te stesso’”.