Roma – Il 9 maggio del 1978 il ritrovamento del corpo dello statista Aldo Moro, rapito dalle Brigate rosse e poi trucidato, in via Caetani, a Roma.  Oggi la commemorazione solenne da parte delle più alte cariche dello stato.  “A trentasei anni dal suo omicidio, la figura di Aldo Moro è oggi più che mai attuale. I suoi insegnamenti politici devono essere un monito per tutti noi a proseguire su quel cammino che uno dei padri fondatori della nostra Costituzione ci ha lasciato in eredità. Oggi, in una politica fatta di strilli, clamore, di malcostume, il carattere mite e deciso di Aldo Moro sarebbe un faro per chi crede ancora in un ideale e nel bene comune”, ha dichiarato Michela Califano, presidente del consiglio comunale di Fiumicino. “La sua moderazione, la sua capacità di sintesi sarebbero uno sprone per le nostre istituzioni, uno slancio per tutti a proiettarsi nel migliore dei modi verso le sfide che il presente e il futuro ci lanciano, a guardare alle nuove generazioni con fiducia. Figure come Moro sarebbero oggi un collante fondamentale, capace di combattere un’anti politica galoppante e dare nuovamente alle istituzioni quell’aurea di credibilità che una parte della politica cerca costantemente di intaccare. Un uomo, uno statista che ha sempre creduto nell’Europa e nei valori della democrazia e umani. Moro è forse la figura forse esemplare per ricordare chi ha pagato con la propria vita un idea. Chi si è immolato per difendere i propri valori e il proprio paese. Ed è nel giorno della memoria dedicato a tutte le vittime del terrorismo che si debbono riscoprire quei valori, perché pagine tristi e buie della nostra esistenza possano fungerci da monito per ritrovare un futuro migliore”, conclude Michela Califano. 

 

«Roma ha purtroppo rappresentato uno dei nodi nevralgici delle vicende legate al terrorismo, allo stragismo politico negli anni di piombo e dei delitti di mafia. I nostri quartieri sono stati, ahinoi, tristi palcoscenici di episodi drammatici. Si è trattato di anni difficili e controversi, che non devono tornare. Troppe vite sono state spezzate e troppe famiglie hanno subito la perdita di un proprio caro. Ricordiamo tutti quel 9 maggio 1978, nel quale venne ritrovato nel centro di Roma il corpo senza vita di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse. E con lui, in quegli anni, tanti umili attivisti politici innocenti, servitori dello Stato, gente comune”, interviene Cinzia Pellegrino, referente per Roma Capitale del Dipartimento di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale dedicato alla tutela delle Vittime di violenza. “Ecco perché è fondamentale che questa giornata non rimanga un semplice rituale che si trascina di anno in anno, ma bisogna renderla un vero momento di riflessione. In particolar modo coinvolgendo i giovani, mettendo a loro disposizione gli strumenti migliori per conoscere e per riflettere su un periodo così buio della nostra storia recente. Il 9 maggio deve diventare un momento di crescita per chi è nato e cresciuto dopo quel periodo storico. Vorremmo quindi che il Sindaco e il Comune di Roma Capitale non si limitassero a depositare una corona di fiori una volta all’anno, ma che avviassero contestualmente un più proficuo percorso di approfondimento. Vorremmo, inoltre, che Marino mostrasse più coraggio quando, ad esempio, vengono distrutte targhe commemorative di giovani innocenti uccisi dall’odio ideologico di qualcuno. Negli ultimi anni le varie amministrazioni succedutesi avevano avviato un importante cammino di pacificazione nazionale che spesso Marino ha dato la sensazione di voler interrompere e disattendere, come quando si è rifiutato di deporre un fiore per i morti di Acca Larentia”, prosegue. “E’ altresì necessario creare un clima di distensione tra chi rappresenta lo Stato, le forze dell’ordine e i cittadini. Come ha ben detto recentemente il Presidente Napolitano, bacchettando la Presidente della Camera Boldrini, non bisogna alimentare un clima di diffidenza nei confronti delle forze di polizia, alle quali va tutto il nostro apprezzamento per il duo lavoro che svolgono ogni giorno. Bisogna, invece, continuare a ricercare la verità. Poiché, in diversi casi, i tribunali non sono riusciti ad emettere sentenze di condanna nei confronti dei responsabili. Nessuno potrà restituire a i familiari delle vittime gli affetti che gli sono stati portati via loro, ma la conoscenza e la coscienza condivisa di un popolo può aiutare a rendere loro giustizia», conclude Cinzia Pellegrino.