Axa - L'aumento del numero dei furti in appartamento ha indotto il Consorzio Axa a chiedere consigli ad un consorziato esperto informatico, Pietro Dell'Orco, che, elaborando i dati di precise indagini statistiche, ha studiato un piano, diviso in tre parti, per difendere al meglio le abitazioni dall’assalto dei ladri.  Le prime due parti della relazione sono disponibili sul sito internet www.consorzioaxa.it. La sorprendente conclusione del lungo elaborato è che le configurazioni difensive  classiche, come le grate alle finestre o gli antifurti elettronici, sono facilmente e rapidamente superabili. La soluzione, invece, tema che Pietro Dell'Orco affronterà nella terza parte dei suoi consigli, sta nel creare tutte le condizioni per allungare i tempi delle intrusioni in casa e contemporaneamente ridurre al minimo quelli di intervento delle forze dell'ordine o della vigilanza privata il cui arrivo, se tempestivo, interrompe l'azione dei malviventi e, in prospettiva, li scoraggia dall'intraprendere azioni nella zona. Ecco di seguito le prime due ‘puntate’ dello studio.


La notizia di un furto o di un’aggressione in villa è in realtà, vista la frequenza, una non–notizia e ci colpisce solo quando si riferisce a un nostro conoscente o – molto peggio! - a noi stessi. Gli affari correnti prendono subito dopo il sopravvento e la non-notizia viene presto sepolta, salvo poi risorgere con prepotenza in occasione del furto successivo. Se qualcuno poi trova delle analogie tra questo schema d’azione e il modo in cui sono trattate le emergenze in Italia, forse è nel giusto. Per provare a interrompere il perpetuarsi di questa analogia, ho cercato di mettere insieme un certo numero di dati, informazioni, non-notizie e idee, vedendoli alla luce di un possibile miglioramento della sicurezza antifurto per le nostre case.

 

Innanzi tutto, due precisazioni.  Ciò che segue si riferisce al furto, cioè all’evento spiacevole in cui qualcosa ci viene portato via quando non siamo in casa, e non alla rapina, cioè all’evento assai più spiacevole in cui il qualcosa ci viene portato via in nostra presenza e sotto la minaccia di armi o comunque con un atto di violenza. Inoltre, la struttura abitativa presa in considerazione è il villino con giardino, tipico de nostri quartieri, con casa difesa da inferriate di tipo commerciale, portoncino blindato, allarme interno collegato con un agente (forze dell’ordine o guardie giurate). Vediamo ora di ipotizzare le possibili fasi del furto, in maniera tale da poter individuare i punti su cui intervenire per aumentare la sicurezza, cioè per diminuire il più possibile le probabilità che il malintenzionato riesca a portare a termine il suo piano, all’interno di un budget limitato e comunque commisurato al valore (per il proprietario) della possibile refurtiva. "Mi preme ribadire che quanto segue è meramente ipotetico, sebbene abbastanza ragionevole e basato su elementi dedotti da consultazioni in Internet e resoconti di furti effettivamente avvenuti. Occorre ovviamente che il malintenzionato abbia una motivazione per rivolgere le sue poco gradite attenzioni verso una casa piuttosto che un’altra; tipicamente, questa può derivargli dall’informazione, più o meno attendibile, della disponibilità di una possibile refurtiva abbastanza consistente da giustificare il suo investimento in termini di tempo e di rischio. In alcuni casi, il malintenzionato dispone dell’informazione completa (tipicamente, collocazione e contenuto della cassaforte), e il furto ne è l’immediata conseguenza, visto l’elevatissimo ritorno sull’investimento", spiega Piero Dell'Orco introducendo le sue osservazioni.

 

PRIMA FASE: LA SELEZIONE DELL’OBIETTIVO

Per portare a termine un furto, il tempo è un parametro essenziale: il malintenzionato deve essere abbastanza sicuro che, per un certo lasso di tempo a partire dall’istante in cui penetra nel giardino, nessun imprevisto possa interrompere il corso delle sue attività, come l’arrivo del proprietario o di un agente (forza dell’ordine o guardia giurata).  Per determinare quindi il tempo a sua disposizione, il malintenzionato deve sapere il periodo di assenza degli abitanti della casa presa di mira e scegliere quello che offre le migliori caratteristiche di lunghezza e prevedibilità.

 

SECONDA FASE: STUDIO DELL’OBIETTIVO

Il ladro deve determinare al meglio la natura degli ingressi dell’obiettivo (cancello, muro di cinta, porte e porte–finestre) e delle difese passive (inferriate e altre protezioni) per stimare il tempo necessario a forzarli. Infine, deve verificare la presenza di un sistema d’allarme e del possibile collegamento con qualche agente, e stimarne il tempo medio di intervento.

 

TERZA FASE: LA PIANIFICAZIONE

Sulla base dei dati così raccolti, il malintenzionato pianifica l’ora e il giorno del furto, il tempo a disposizione, e la consistenza della banda, cioè di quanti complici avrà bisogno.

 

FASE ESECUTIVA

Dopo un’ultima verifica (con citofono / telefono) dell’assenza degli abitanti, la banda forza il cancello (o scavalca il muro di cinta, a seconda della relativa facilità e visibilità), si porta all’esterno della casa, il tutto in poche diecine di secondi, e inizia a scassinare la difesa passiva più debole, per esempio una grata con battente apribile.

Il tempo impiegato in questa operazione, stando a materiale reperito da Internet e riscontrato con racconti di furti subiti è di 2-3 minuti (per una grata con battente di tipo commerciale) che, aggiunti ai precedenti, portano questo tempo (che possiamo indicare con “tempo preliminare”) a 3 – 4 minuti scarsi. Scassinata la grata, la banda penetra in casa, facendo scattare l’allarme.  Mentre un elemento della banda provvede a neutralizzare la sirena (p. es. asportandola, immergendola in acqua e provocandone il cortocircito), gli altri  perquisiscono i vari livelli dell’abitazione, alla ricerca della refurtiva principale (tipicamente, una cassaforte da incasso), ma non trascurando altre refurtive “di opportunità”. Il tempo necessario a scovare una cassaforte murata non supera il paio di minuti, specie con l’aiuto di un cercametalli. Insomma, l’esplorazione completa della casa si compie in circa 2 minuti, cosicché il tempo complessivo compreso tra l’ingresso in casa (e il conseguente scatto dell’allarme) e il reperimento della cassaforte, il cosiddetto “tempo morto”, è valutabile tra i 2 e i 3 minuti. Trovata la cassaforte, la banda inizia ad asportarla / forzarla: su Internet si vede (ci sono filmati di telecamere di sicurezza in proposito) che anche per questa operazione i tempi sono dell’ordine del paio di minuti. Asportata la cassaforte, alla banda sono sufficienti poche diecine di secondi per uscire dalla casa, uscire dal cancello, ed eclissarsi: il “tempo netto di furto” (dall’inizio dell’asportazione della cassaforte fino all’eclissamento) può essere valutato intorno ai 2–3 minuti, mentre il corrispondente “tempo lordo di furto” (dall’inizio dello scasso del cancello fino all’allontanamento) è di circa 8-10’. Lo scatto dell’allarme ha provocato (almeno si spera!) la partenza di un agente, il cui tempo d’intervento è molto variabile – per il momento, possiamo supporlo pari a 10’. L’intervento dell’agente è utile solo se arriva prima che la banda si sia eclissata. A partire dallo scatto dell’allarme, però, il tempo impiegato dalla banda per compiere il furto ed eclissarsi (somma del tempo morto e del tempo netto di furto) non supera i 4–6 minuti, mentre l’agente arriva dopo 10, cosa che lascia ai malviventi una riserva di tempo di 6–4 minuti, sufficienti ad allontanarsi in tutta tranquillità e rendere inutile l’intervento dell’agente.

 

Esaminato questo scenario di base, possiamo fare alcune considerazioni. Se la banda conosce la collocazione della cassaforte, il tempo morto si azzera e il tempo lordo di furto si abbrevia di un paio di minuti, cioè del 20 – 25%. Se l’allarme non è collegato con gli agenti, il corso degli eventi può essere interrotto solo dall’abitante (la cui incolumità, nel caso di ritorno precoce, può essere a rischio), il che lascia alla banda una riserva praticamente infinita. Per esemplificare con dei numeri, se il tempo lordo di furto è di 8 o (più raramente) 10 minuti, si vede che il tempo di assenza degli abitanti (tipicamente 30 – 60’ o più) è nel rapporto di 4:1 - 6:1 con il furto. Vuol dire che per compiere il furto non è necessario aspettare che gli abitanti vadano in vacanza. L’attacco alle difese passive avviene sempre sulla più debole: i tempi. Fin qui abbiamo esaminato le possibili fasi di un furto. Adesso esamineremo ciascuna fase, cercando di scoprire le possibili aree di intervento per limitare il più possibile le probabilità di successo di un tentativo di furto.

 

II^ PARTE

Come ridurre al minimo le probabilità di una intrusione

La selezione dell’obiettivo

Ovviamente, quello di far venir meno le motivazioni che un malintenzionato può avere per rivolgere le sue poco gradite attenzioni verso la nostra casa sarebbe il rimedio principe: pulito, poco costoso ed estremamente efficace. Tuttavia, la sua utilizzabilità pratica come unico presidio antifurto è – specie nel nostro contesto – assai dubbia. Ciò non toglie, comunque, che semplici accorgimenti possano contribuire a migliorare la sicurezza.

 

Una delle principali (se non la principale) motivazione è un’informazione attendibile sulla disponibilità di una consistente refurtiva. Può rivelarsi difficile non far trapelare questa informazione, specie se diverse persone hanno accesso anche occasionale alla nostra casa per i motivi più disparati. Tipicamente, possibili refurtive quali contanti o preziosi vengono conservati in cassaforte a muro (trascuriamo ovviamente il caso che vengano lasciati in bella vista), la quale costituisce già di per sé un’informazione. Questo vale anche se la si “nasconde” dietro il classico quadro. Peraltro, altre forme di occultamento (per es. dietro un pannello di boiserie) possono rendere la procedura di accesso sufficientemente complicata da scoraggiarne l’uso. In definitiva, evitare (o limitare il più possibile) la diffusione dell’informazione può servire (e serve), ma solo se in congiunzione con altri provvedimenti. Come nota a margine, vorrei spendere qualche parola a proposito dei cosiddetti “segni degli zingari”, cioè quei graffiti che qualche volta si trovano sui citofoni e che, secondo i sostenitori di questa tesi, darebbero, alle persone “giuste”, informazioni sull’appetibilità di quella casa come obiettivo. Premesso che il dibattito su questo argomento è – come ampiezza – secondo solo a quello sui cerchi nel grano e che forse meriterebbe una trattazione a parte, mi sento di osservare che non è chiaro il motivo per cui l’”osservatore” non dovrebbe comunicare (magari dietro compenso) a una persona specifica le sue “osservazioni” anziché fare il buon samaritano e metterle a disposizione del primo “intenditore” di passaggio.

 

Lo studio dell’obiettivo

Arrivato a questa fase, il malintenzionato ha già le motivazioni per il furto e deve solo stabilirne le modalità, per cui i dispositivi di difesa non possono avere altro obiettivo che quello di limitare le conseguenze del furto.  Vorrei ribadire qui che qualsiasi dispositivo di difesa passiva (del tipo normalmente in commercio) non resiste indefinitamente a un attacco ben portato, anzi il suo tempo di resistenza si misura in minuti. Occorre quindi pensare a una “difesa attiva” che prevede l’arrivo di uno o più agenti in grado di interrompere l’azione criminosa. I dispositivi di difesa, quindi, per poter limitare le conseguenze del furto, devono impedire (o ritardare) il furto fino all’arrivo dell’agente. L’obiettivo del malintenzionato in questa fase è quello di determinare i momenti e le durate delle assenze abituali degli abitanti, in maniera tale da essere sicuro che il tempo a sua disposizione sia limitato soltanto dall’eventuale arrivo dell’agente. L’ovvia contromisura è quella di eliminare le assenze: molto efficace (a meno che l’entità della possibile refurtiva induca il malintenzionato a compiere il salto di qualità e passare dal furto alla rapina), ma altrettanto impraticabile, visto che lo stare continuamente in casa non è sempre possibile – e non è mai piacevole. L’altra contromisura è quella di ridurre (o eliminare) l’abitudinarietà: a parte la sua efficacia (sicuramente non eccelsa), anche questa misura si presenta di difficile attuazione, anche perché molti orari (lavoro, scuola, ecc.) sono obbligati e ripetitivi. Anche in questo caso, una riduzione dell’abitudinarietà non guasta, ma può servire solo se accompagnata da altre e più efficaci misure.

 

La pianificazione

L’obiettivo di questa fase è quello di determinare il momento preciso dell’azione, la consistenza della squadra e i mezzi necessari. La determinazione del momento preciso tiene conto dei risultati della fase precedente, mentre la squadra deve essere ben calibrata: una squadra troppo piccola rischia di metterci troppo tempo (rispetto al previsto arrivo degli agenti) e una troppo grande ha troppi elementi tra cui dividere il bottino. Anche i mezzi necessari per il furto (oltre a quelli tradizionali) devono essere previsti: infatti, la conformazione delle nostre case favorisce l’uso di mezzi “innovativi”. In alcuni casi c’è stato il fondato sospetto dell’uso di un mezzo (p. es. un furgone con il logo di una fittizia impresa di ristrutturazione parcheggiato in giardino) utilizzato non solo per il trasporto della cassaforte con il pezzo di muro attaccato, ma anche per potersi dileguare più rapidamente e facilmente. Come valore aggiunto, un furgone di questo genere svia i sospetti, giustifica i rumori e serve per trasportare attrezzatura pesante o ingombrante (p. es. una scaletta). Non c’è molto che si possa fare in questa fase, in quanto la tipologia delle nostre case è abbastanza nota (ed è quindi noto il tempo necessario per perquisirle), come anche sono noti gli attrezzi necessari per neutralizzare le difese passive (oltre ai classici cunei, mazza, piede di porco e anche il crick per le inferriate fisse). L’attuale disponibilità a basso prezzo di cercametalli rende plausibile l’idea che essi siano effettivamente utilizzati per la scoperta di casseforti “nascoste”: in questo caso, proprio la massa metallica che rende “forte” la cassaforte è controproducente in quanto dà una preziosa informazione all’intruso.

 L’esecuzione

Questa è la fase cruciale, ed è quella in cui si possono adottare i provvedimenti più efficaci.

Nella puntata precedente abbiamo visto come presumibilmente si svolgono gli eventi in questa fase; per essere un po’ più specifici, facciamo il caso di un villino di tre piani (rialzato, notte, mansardato), tutti e tre normalmente arredati, “difeso” da inferriate apribili e portoncino blindato commerciali di buona qualità e fornito di allarme interno volumetrico collegato con una difesa attiva il cui tempo di intervento sia di circa 10’. Facciamo anche l’ipotesi che la banda sia formata da 3 elementi (a parte eventuali “pali”), ognuno destinato alla perquisizione di un piano della casa e che l’obiettivo della banda sia una cassaforte a muro di tipo commerciale posta in mansarda (la collocazione della cassaforte è però ignota alla banda).

La sequenza dei passi può essere così riassunta:

a) All’inizio (tempo 0) la banda forza il cancello in 20”, in altri 30” si porta davanti alla casa e comincia ad attaccare la grata apribile del finestrone del salone;

b) Dopo 2’ la grata cede, due elementi penetrano all’interno e fanno scattare l’allarme, mentre il terzo bada alla sirena: sono passati 2’50” dall’inizio;

c) L’allarme arriva all’agente che si dirige verso la casa. Contemporaneamente, un elemento neutralizza la sirena in circa 20”, un altro sale una rampa (in 10”) e inizia la perquisizione del piano notte, il terzo sale due rampe di scale (in 20”) e si porta in mansarda. Sono trascorsi 3’10”;

d) L’elemento che ha neutralizzato la sirena perquisisce il piano rialzato, mentre il secondo continua a perquisire il piano notte e il terzo perquisisce la mansarda dove, dopo poco più di 1’ trova la cassaforte e avvisa gli altri, che si recano in mansarda in circa 20”;

e) A circa 5’ dall’inizio, la banda attacca la cassaforte, che resiste per circa 2’30”;

f) Dopo circa 7’30” dall’inizio, la banda butta giù la cassaforte, scende le scale, carica la cassaforte sul mezzo e si dilegua, il tutto in circa 1’20”;

g) Sono passati 8’50” dall’inizio, e 6’ dallo scatto dell’allarme: se il tempo d’intervento della pattuglia è di 10’, la pattuglia è a poco più di mezza strada e la banda può disporre di altri 4’, che fanno sempre comodo.

 

L’analisi della cronologia evidenzia alcune particolarità:

 

1. Riserva di tempo

È lecito supporre che la banda non conosca il tempo di intervento dell’agente, sia esso delle Forze dell’Ordine o una guardia privata, per cui deve pianificare una riserva di tempo. Nel nostro caso di studio, la riserva ammonta a circa 4’.

 

2. Tempo preliminare

Tempo impiegato dalla banda per operazioni preliminari al furto. Va dall’inizio fino alla penetrazione/scatto dell’allarme. In questo tempo la banda agisce indisturbata, guadagnando tempo per il furto vero e proprio: quindi è nostro interesse tenerlo al minimo.

In questo caso è pari a 2’ 50”.

 

3. Tempo morto

Tempo necessario alla banda per cercare la cassaforte. Va dalla penetrazione/scatto dell’allarme fino all’inizio dello scasso della cassaforte. È nostro interesse tenerlo il più lungo possibile. Gli accorgimenti che allungano questo tempo sono i più validi, sia perché in esso avvengono attività relativamente poco dannose, sia perché almeno una delle attività che avvengono in esso (nel nostro caso, la perquisizione della mansarda) è critica, quindi un suo ritardo ritarda tutta l’operazione.

In questo caso è pari a 2’ 10”.

 

4. Tempo (netto) di furto

Tempo necessario alla banda per asportare la cassaforte e fuggire. Va dall’inizio dello scasso della cassaforte fino al termine del tempo di “fuori vista”. È nostro interesse tenerlo il più lungo possibile, anche se in esso avvengono attività piuttosto dannose.

In questo caso è pari a 3’ 50”.

 

5. Tempo di intervento

Tempo impiegato dagli agenti per recarsi sul posto. L’arrivo della pattuglia interrompe il corso degli eventi. È nostro interesse che sia più corto possibile. In questo caso viene ipotizzato pari a 10’ anche se, nella realtà, si sono verificati casi di tempi sensibilmente più lunghi. In definitiva, si vede che, per la configurazione della difesa antifurto ipotizzata, il furto è una passeggiata. O poco più.  Nell’ipotesi poi che la banda conosca la collocazione della cassaforte, viene azzerato il tempo di ricerca (nel nostro caso di 1’30”); essendo poi questa un’attività critica, il tempo totale dell’operazione viene accorciato di altrettanto e la riserva sale a 5’30”, un tempo enorme.  Le contromisure devono evidentemente tendere a rendere il momento finale dell’operazione posteriore (e possibilmente molto posteriore) al momento dell’arrivo dell’agente. Questo può essere ottenuto da un lato accorciando il più possibile il tempo preliminare e allungando il più possibile il tempo morto e quello di furto, dall’altro anticipando il più possibile il momento dell’arrivo della pattuglia attraverso sia l’anticipazione dello scatto dell’allarme sia l’accorciamento del tempo d’intervento. A breve l'esperto illustrerà le tecniche utili per raggiungere questi obiettivi.