Axa - In principio era la Tarsu (Tassa Rifiuti Solidi Urbani), integrata poi con la TIA 1 (Tariffa di Igiene Ambientale) e TIA 2 (Tariffa Integrata Ambiente), che malgrado il nome ingannevole, “tariffa”, sempre “tasse” erano, tant’è vero che l’Iva non doveva essere conteggiata ed ora – a chi ne ha fatto richiesta - verrà rimborsata. Dal 1 gennaio del 2014, però, la cancellazione della rata IMU di dicembre sulla casa principale verrà compensata per i bilanci comunali con l’introduzione della  service tax, che, al contrario delle precedenti, non è solo una tassa ambientale, cioè sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, ma è destinata a coprire anche i costi dei “servizi indivisibili” del Comune, così chiamati perché difficilmente quantificabili per il singolo cittadino. “E qui comincia il bello.


Si fa sempre per dire, ovviamente, trattandosi di tasse”, interviene Maurizio Giandinoto, consigliere del consorzio stradale Axa: “Perché tra i cosiddetti “servizi indivisibili” (polizia urbana, asili nido, anagrafe, trasporto scolastico, ecc.) rientrano anche l’illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade, compresa la pulizia, che i consorziati Axa già pagano di tasca propria con l’unica parziale “consolazione” di un contributo del Comune alle spese, il cui importo percentuale, però, è lasciato alla discrezione del consiglio comunale, che decide - anno per anno - in base al fatto se le casse del Campidoglio sono piene o vuote.  


Per farla breve”, prosegue, “da un contributo alle spese consortili del 50%, una sorta di "risarcimento danni", dovuto perché le strade dell’Axa sono di proprietà dei consorziati (anche se aperte al pubblico transito), ad uno del 35%, successivamente ridotto ad un acconto del 20%, che comunque non è stato erogato, né nel 2011, né nel 2012, né nel 2013. Insomma, il Comune negli ultimi tre anni non ha pagato “una breccola”, come dicono ad Oxford, e deve attualmente al Consorzio Axa qualcosa come 1 milione e passa mila euro! Che erogherà – forse – quando, e se, li avrà”. “Ma quello che interessa di più in questa sede: è cosa potrà fare il Consorzio Axa per non far pagare ai consorziati gli stessi servizi due volte: una volta per l’illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade dell'Axa che già pagano “profumatamente” di tasca loro, e una seconda volta attraverso la service tax, che i consorziati dovrebbero comunque pagare al Comune, che tra l’altro non si degna neppure di saldare l’ingente debito accumulato. E’ ovvio che l’Amministrazione consortile si batterà in modo “leonino” perché dalla service tax dei consorziati vengano esclusi i costi di tutti quei servizi che già pagano di tasca propria, ma non sarà affatto una battaglia semplice”, continua. “Il Comune, infatti, opporrà che quando i consorziati Axa ci spostano in altri quartieri trovano strade senza buche (e come no? Pare vero!) e ben illuminate (?!), cioè usufruiscono anche loro dei servizi del resto della città. Già, ma la stessa cosa si può dire per chi dal Tuscolano, o più probabilmente da Ostia, da Acilia o da Malafede, viene a farsi un giretto per l’Axa. Con la differenza che mentre le strade di Roma appartengono a tutti, le strade dell’Axa sono private, cioè di proprieta’ dei consorziati, che permettono agli automobilisti degli altri quartieri di transitarci. In cambio di un contributo alle spese di manutenzione da parte del Comune, che – attenzione - non è un “grazioso regalo” del Campidoglio, ma una precisa “clausola contrattuale” vincolante e ben definita nell’atto stipulato nel 1961, la “Convenzione”, che impegnava e impegna tuttora le parti, ovvero il Consorzio e il Comune di Roma, al rispetto di un sistema di regole stabilite”.


“Ora, se il Comune è libero di violare la Convenzione, ignorando la norma che riguarda il contributo da versare al Consorzio per l’illuminazione delle strade, la loro pulizia e la loro manutenzione, strade che – ricordiamolo - pur essendo di proprietà privata dei consorziati sono da sempre aperte al pubblico transito - e che transito! – anche il Consorzio in teoria sarebbe libero di non rispettare quanto stabilito nella Convenzione e magari, forte proprio della proprietà privata delle strade e del consenso dei consorziati, potrebbe chiuderle al traffico “alieno” tramite cordoli, marciapiedi e check point, riservandone l’utilizzo ai proprietari, cioè ai soli consorziati, ottenendo così un sensibile risparmio sulle spese di manutenzione. Però, di fronte alla palese inadempienza del Comune e al suo arrogante menefreghismo nel fare carta straccia della Convenzione, il Consorzio al massimo può adire a vie legali, dovendo rinunciare nel frattempo all’eventuale contributo per anni e anni, fino alla conclusione del processo. Il che significa che la sentenza definitiva, anche fosse favorevole al Consorzio, riguarderebbe – ammesso che tutto andasse per il verso giusto -  i nipoti degli attuali consorziati”. “Se invece il Consorzio si comportasse allo stesso modo e magari, in attesa dei pagamenti arretrati da parte del Campidoglio, decidesse di chiudere le strade dell’Axa, paralizzando di fatto il traffico interno del XIII Municipio, il Comune avrebbe la facoltà di richiedere l’intervento della Forza Pubblica e far sbattere in galera tutto il Consiglio di Amministrazione per interruzione di servizio pubblico. Non è giusto? Certo che no, ma di sicuro non è l’unico neo della giustizia italica. Comunque, la battaglia con il Comune per escludere dalla service tax i costi dei servizi che i consorziati pagano già, comincerà solo quando saranno disponibili i decreti attuativi che ne esplicheranno l’applicazione, presumibilmente a febbraio/marzo 2014, dato che il primo pagamento è previsto entro giugno”, conclude.