Balneari, ‘Segnali di apertura dall’Europa: ora l’Italia deve rispondere’
Ostia - La trattativa tra Governo ed Unione Europa per l’applicazione della Direttiva Bolkestein non è certo risolta, ma una certezza è evidente: nel convegno di Ardea sono tutti d’accordo, rappresentanti politici, giuristi ed operatori balneariinsieme per risolvere il problema del settore turistico balneare. Dalla Commissione Europea, nella quale l’On. Roberta Angelilli sta lavorando sulla petizione presentata da Federbalneari Italia, arrivano segnali di apertura. “Per la prima volta la Comunità Europea ha espresso comprensione per la difficile situazione in cui versano gli imprenditori balneari ” afferma il Vice Presidente del Parlamento Europeo, “è una buona base di partenza”, continua l’Angelilli”, “ soprattutto per quelle imprese a conduzione familiare che si sono impegnate in investimenti ricorrendo a prestiti bancari”. Ma il rischio aste, con tutte le problematiche annesse e sviscerate in tante assemblee, le infiltrazioni della criminalità organizzata, meccanismi disincentivanti per gli investimenti, abbassamento di qualità e competizione produttiva, non è l’unica questione affrontata all’Assemblea Unitaria dei Balneari ad Ardea.
Bisogna riformare l’intera disciplina del Demanio Marittimo, e l’On. Sergio Pizzolante, lo proclama alla platea ricordando tutti i passi della Legge di Stabilità 2014, i risultati raggiunti e quelli mancati per lo scollamento delle larghe intese a dicembre,” La prossima settimana sarà pronta la bozza del disegno di legge che fisserà la data, il 15 maggio, per la Riforma del Demanio Marittimo”. Dubbi e perplessità da parte di Federbalneari Italia sulla risoluzione del breve termine se prima non verrà superata una contraddizione tipicamente italiana. Il Presidente Renato Papagni tiene a sottolineare che il problema non è né nella divisione tra rappresentanze balneari, né nell’applicazione italiana di una direttiva europea, sulla quale c’è comunque da lavorare bene, la divisione è nel Governo italiano: “E’ la politica che deve superare le contraddizioni ideologiche radicate nei partiti, la legge di Stabilità ha dato prova della divisione culturale che emerge quando si affrontano le questioni legate alle spiagge”. La pensa allo stesso modo l’Europarlamentare Susi De Martino che spiega come da anni si ci nasconde dietro all’Europa, mentre non si tende a considerare che la stessa Direttiva Bolkestein è stata firmata da rappresentanti politici italiani, quali Mario Monti, Nicola Zingaretti, Pierluigi Bersani, Ignazio La Russa, Enrico Letta.
Pare che il problema sia radicato proprio nelle scelte della rappresentanza politica italiana e non nelle direttive della Comunità Europea, anche perché sono in molti a pensare che la legge Bolkestein è superabile tecnicamente. L’Avvocato Righi è pronto a scommettere che la Direttiva Europa non mette a rischio il futuro delle imprese balneari, per un principio vecchio come il codice della navigazione, ed espresso precedentemente anche da Federbalneari Italia: che c'è già una legge in Italia che disciplina il settore balneare rispettando i principi del libero mercato: L’art. 03, comma 4bis, della legge n. 494/1993, introdotto dall’art. 1, comma 253, della legge n. 296/2006, stabilisce: “le concessioni di cui al presente articolo possono avere durata superiore a sei anni e comunque non superiore a venti anni in ragione dell'entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare e sulla base dei piani di utilizzazione delle aree del demanio marittimo predisposti dalle regioni”.Questa legge si ispira all'art. 18 del regolamento del codice della navigazione.
Nel comparto balneare sono molte le ipotesi per l’interpretazione della Direttiva Europea, riemerge anche la proposta, presentata da Federbalneari Italia in tempi non sospetti, di applicazione della Bolkestein per il 65% delle coste italiane, ovvero quelle sulle quali ancor non sono state avviate imprese turistico balneari. L’Italia è l’unica penisola in Europa che si sviluppa su 7458 km di costa, ma l’Italia è anche l’unico Paese in Europa che sulla base di questa immensa fortuna, non ha ancora individuato, attraverso le competenze degli Enti Regionali, le aree costiere dove programmare ed investire in infrastrutture e turismo. Forse il problema non è a Bruxelles, ma dunque dentro casa nostra.
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