Bancarotta fraudolenta: 4 arresti nella Capitale
Roma – Bancarotta fraudolenta: in manette quattro imprenditori romani. Le Fiamme gialle capitoline hanno dato esecuzione questa mattina a 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse del gip del tribunale di Roma a seguito di richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Z.E., amministratore unico fino al marzo 2007, Z.A., componente del consiglio di amministrazione fino al dicembre 2004, P.D. e C.M., quali componenti del consiglio di amministrazione fino all’ottobre del 2006, tutti soci ed amministratori di fatto della Getek Information Communication Technology s.r.l., società operante nel settore informatico e dei servizi software, fallita nell’ottobre 2012. La società, legalmente rappresentata fino al 2007 da Z.E., peraltro ritenuto fittiziamente residente nel Principato di Monaco fino al 2009, e gestita unitamente agli altri arrestati,è stata successivamente affidata ad un noto prestanome, deceduto nel 2013, all’età di 100 anni, titolare della carica formale di rappresentante legale in oltre 280 società.
L’operazione «Default» costituisce un importante tassello in una vicenda, quella dell’allora Gruppo Getek, con un fatturato di circa 100 milioni di euro e oltre 1.650 dipendenti (nel 2006), ben nota alle cronache riguardanti la tutela dei lavoratori, in quanto caratterizzata da reiterate procedure di cassa integrazione e mobilità nonché oggetto di varie interrogazioni parlamentari, che hanno coinvolto anche il nuovo Gruppo Gepin, cui sono state trasmigrate le attività della fallita, che ha attualmente un volume d’affari di circa 60 milioni di euro e un numero di dipendenti pari a 1.300. Le indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria di Roma hanno consentito di far emergere l’effettuazione, a fini fraudolenti, di numerose variazioni societarie, cambi di sede, modifiche alle denominazioni sociali e alle ragioni giuridiche delle diverse imprese del gruppo Getek – alcune delle quali fittiziamente affidate, nella fase ultima, al controllo di una finanziaria con sede nella zona franca di Madeira (Portogallo) – così come la realizzazione di una serie di operazioni straordinarie, mediante le quali si è proceduto, nel tempo, a far trasmigrare verso la good company (rappresentata, appunto, dalle società appartenenti al gruppo Gepin, tuttora operante) tutte le attività del precedente gruppo, lasciando ivi esclusivamente le passività verso fornitori e un’enorme mole di debiti tributari. Le Fiamme Gialle stanno inoltre eseguendo nella Capitale diverse perquisizioni nelle abitazioni degli indagati e in altri immobili e uffici da loro utilizzati, nonché presso la sede delle società riconducibili al gruppo Gepin (GMG, GEPIN e GEPIN CONTACT).
Analoghe perquisizioni sono in corso nelle proprietà degli indagati nelle province di Agrigento, Parma e Ascoli Piceno. Le indagini hanno permesso di dimostrare la sottrazione di valori relativi a diverse poste attive (crediti, rimanenze e ricavi non dichiarati), per un valore di oltre 177 milioni di euro, che ha concorso a provocare il dissesto della società Getek Ict S.r.l., con l’intenzione di ingannare il pubblico, l’esposizione nei bilanci presentati di fatti non corrispondenti al vero circa le condizioni finanziarie ed economiche della stessa. Nel corso degli approfondimenti sviluppati dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma è stato accertato il ruolo di dominus nell’intera vicenda di Z.E. e la presenza, oltre tutto, di un ingentissimo debito di circa 127 milioni di euro. Le indagini, tutt’ora in corso, sono volte ad approfondire ulteriori illegalità della vicenda, con particolare riguardo all’accertamento di responsabilità connesse all’illecita esportazione di capitali da parte degli indagati.
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