Green Hill, Aidaa: "Perchè pagare per i cani salvati?’
Brescia – La procura della repubblica di Brescia avrebbe stabilito di far pagare 100 euro ad ogni adottante di un beagle salvato da Green Hill, cifra che servirebbe a creare un fondo di circa 263.900 euro che in caso di assoluzione dei quattro imputati di maltrattamento sarebbero incamerati dalla Multinazionale Marshall e che invece sarebbero in caso di condanna incamerati dallo Stato. Sotto accusa per diversi reati tra cui quello di maltrattamento i vertici dell'allevamento di Montichiari e precisamente ’amministratrice Ghislane Rondot, il direttore Roberto Bravi, il veterinario Renzo Graziosi e Bernard Gotti, uomo di fiducia della Marshall Bioresources di Lione, della holding Farms group di cui Green Hill 2001 srl fa parte.
Infatti tecnicamente i cani di Green Hill non sono “Adottati” dalle persone che le hanno in affido ma quella che è in fase di avvio in questi giorni è una vera e propria “cessione di beni reperibili”: I beagle non sono salvati, ma tecnicamente comperati ad un prezzo che di fatto è poco inferiore a quello di mercato per i cani destinati alla vivisezione. “E' un pasticcio che non ci piace- ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale di Associazione italiana difesa animali ed ambiente – Aidaa - le famiglie affidatarie dei beagle di fatto sono costrette a comperarli al prezzo di cento euro l'uno questo per tutelare il rischio che l'azienda possa vincere la causa e che quindi debba essere risarcita per la vendita dei cani. Certo- meglio spendere 100 euro per ogni cane che è stato salvato che vederlo finire in un laboratorio di vivisezione o sperimentazione, ma il pasticcio rimane, e giuridicamente tutta la battaglia di Green Hill si traduce al momento in un atto di compravendita dei cani. Noi riteniamo semmai che sia
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