Brindisi  – Forse pochi lo sanno, ma i cani al guinzaglio sono ammessi negli esercizi pubblici da 59 anni. Ma il decreto lo rispettano in pochi. C'è infatti un decreto del Presidente della Repubblica che risale al 1954 - precisamente il numero 320/54 - firmato dal presidente Luigi Einaudi su proposta dei ministri Giulio Andreotti ed Amintore Fanfani che dice chiaramente che i cani al guinzaglio possono entrare nei locali pubblici. Ma nonostante questo migliaia di regolamenti comunali, ordinanze di sindaci e semplici regolamenti interni delle direzioni dei supermercati invece vietano l'ingresso dei cani e degli altri animali, anche se al guinzaglio o nei trasportino, in negozi e locali pubblici.

 

L’Associazione italiana difesa animali e ambiente lancia la sua battaglia contro la decisione “illegale” dei commercianti di non far accedere nei negozi, nei locali pubblici e nei supermercati i cani al seguito dei clienti. L'ultimo caso di divieto forzato a portare il proprio cagnolino, un pinscher di tre mesi in un trasportino, è accaduto a Brindisi. E precisamente in un ipermercato dove una donna si è vista negare in maniera decisa dalla guardia giurata all'ingresso la possibilità di entrare obbligandola a lasciarlo in auto oppure a non poter fare la spesa. Inoltre nel caso specifico all'ingresso del supermercato non vi era apposto alcun cartello di divieto. Per questo motivo nei prossimi giorni Aidaa presenterà un esposto alla procura di Brindisi per fare in modo che venga rispettato il decreto del 1954.

 

Ma l'associazione animalista intende andare oltre. Infatti l'obiettivo è quello di permettere l'ingresso dei cani al guinzaglio e di altri animali nei supermercati (tranne la zona alimentare dove si devono allestire delle apposite aree di ospitalità per fido e micio) e in tutti i negozi. “Il caso di Brindisi è emblematico dell’ignoranza in materia di normativa di libero accesso degli animali nei negozi e nei locali pubblici- ci dicono Lorenzo Croce e Antonella Brunetti rispettivamente presidente e pro-presidente vicario di Aidaa- nel caso specifico andremo in procura perchè venga fatto rispettare il decreto del presidente della repubblica del 54 in materia di polizia veterinaria anche cosi come richiamato recentemente dall'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, ma quello che noi vogliamo sessant’anni dopo è che il diritto venga esteso a tutti i negozi, senza alcuna limitazione. Certo - concludono Brunetti e Croce- è indispensabile anche una nuova cultura della tutela e dei diritti degli animali, ma anche occorre spiegare ai sindaci ed ai rappresentanti locali che una legge si rispetta, non si interpreta, e quindi vanno abolite tutte le ordinanze, i regolamenti e le altre porcherie che vietano a livello locale o regionale l'ingresso degli animali nei locali pubblici, e chi è contrario se ne faccia una ragione punto e basta”.