Caos Roma-Lido, i macchinisti: “Atac cancella gli accordi. Il badge? Non c’entra nulla”
Ostia – Dopo le proteste, giustificate, dei pendolari della Roma-Lido e delle metro A e B, che da giorni vivono disagi enormi a causa del momento davvero drammatico che sta attraversando il trasporto pubblico nella Capitale, e dopo le dichiarazioni del sindaco di Roma Ignazio Marino che ha dato mandato al direttore dell’Atac, dottor Micheli, di appurare gli eventuali comportamenti scorretti dei macchinisti, il 40% dei quali si rifiuterebbe di timbrare il cartellino in entrata ed in uscita, pubblichiamo la mail di un macchinista del ‘trenino’ inviata ai gruppi degli utenti. Ecco dunque #ParlaConNoi - La parola ai macchinisti #4:
“Buongiorno,
sono un macchinista della Roma-Lido. Quello che stiamo vivendo in queste assurde giornate è davvero umiliante e insopportabile come cittadino e come lavoratore. Come prima cosa è necessario partire da cosa è successo di nuovo e poi cercare di capire di chi sono le responsabilità. Allo scopo di varare il prossimo piano industriale che dev’essere per forza un piano con grandi e dolorosi tagli e sacrifici visto il vertiginoso debito dell’ATAC i vertici aziendali hanno pensato bene, anziché sedersi ad un tavolo e cercare una soluzione negoziale, di mettere in atto un vero e proprio ricatto ai danni dei lavoratori tutti comunicando la disdetta unilaterale di tutta la contrattazione integrativa ad oggi vigente dal 1962 in poi… 53 anni di lotte e conquiste sindacali di intere generazioni di lavoratori cancellate con un comunicato.
Questi accordi aziendali disciplinano le indennità accessorie che rappresentano una bella fetta dello stipendio mensile (circa 400 euro) e l’orario di lavoro settimanale (37 ore su sei giorni invece che 39). QUESTO È IL VERO NOCCIOLO DELLA QUESTIONE E NON L’INTRODUZIONE DEL BADGE COME VOGLIONO FARVI CREDERE. In tanti anni poi è indubbio che molti abbiano approfittato della mancanza di controlli sul rispetto degli orari e delle regole, non siamo una categoria di santi, ma nemmeno di ladri ve lo assicuro. Perché chi avrebbe dovuto controllare non l’ha mai fatto? Perché grazie alla mancata osservanza delle regole è stato possibile mandare avanti un servizio anche se spesso indegno di una capitale europea.
Sulla Roma-Lido da ormai molti anni il servizio viene mandato avanti con treni vecchi e fatiscenti, riciclati dalle altre linee e spesso, tanto per dirla tutta, carenti in sicurezza (con i 25 milioni di euro spesi per i treni della serie 200, inaffidabili per le linee A e B della metropolitana e con gli altri soldi spesi per le tristemente famose frecce del mare, non sarebbe stato meglio comprare dei nuovi CAF per esempio? I CAF acquistati per la metro B1 sono costati poco meno di 6 milioni l’uno). Questo grazie alla complicità oppure, a seconda di come la si guarda, abnegazione e senso di responsabilità del personale perché scartare un treno significa lasciare per strada e far aspettare centinaia di persone e allo stesso tempo garantire che quelle stesse persone possano viaggiare su un altro treno, un treno SICURO.
Qualunque utente della Lido sa di cosa sto parlando, le corse dei macchinisti per cercare di sistemare una porta ad esempio o gli sforzi per arrivare al capolinea con treni che non camminano nemmeno a calci come si suol dire. Per non parlare della linea, rallentamenti a non finire e, peggio, la scarsa sicurezza dell’infrastruttura (basti ricordare tutte le volte che il cavo della linea aerea rompendosi ha dato letteralmente fuoco al treno. Perché non sono scattati i sistemi di sicurezza che avrebbero dovuto togliere la corrente?). Anche nella giornata di ieri (domenica 5 luglio) per evitare che si creassero buchi di oltre un’ora tra le partenze del pomeriggio è stato utilizzato un treno che a norma di regolamento non avrebbe dovuto circolare… A questo aggiungiamo pure il fatto che se la linea va avanti è anche grazie agli straordinari del personale: su 112 persone previste per coprire i turni ce ne sono solo 80. Inutile che vi ricordi quante persone sono state assunte per “lavorare” negli uffici, parentopoli vi dice niente?
Se non verranno presi ben altri provvedimenti il badge, due ore di lavoro in più a settimana e i risparmi fatti sugli stipendi non serviranno proprio a niente perché sono briciole di fronte alle centinaia di milioni di euro di debito… In questa situazione i vertici aziendali hanno ritenuto di scaricare sul personale tutto il peso dei sacrifici necessari al risanamento dell’azienda... io penso che sia giusto e doveroso fare dei sacrifici per salvare la nostra azienda e li farò volentieri ma vorrei che insieme a noi li facesse anche la nutrita schiera dei dirigenti ATAC, quelli che avrebbero, loro sì, il potere di cambiare le cose con le loro scelte. 61 dirigenti che si spartisconouna torta di 6.632.060 euro solo di retribuzione a cui va aggiunto 1.385.138 euro in premi di risultato (?) senza contare gli stipendi del presidente, dell’amministratore delegato, dei consiglieri di amministrazione, del collegio sindacale e dei tanti (!) quadri… per non parlare dei soldi sperperati negli appalti e senza dimenticare le responsabilità della politica tutta! Mi piacerebbe che leggendo questa mia lettera vi chiedeste di chi è veramente la colpa dello sfascio del trasporto pubblico a Roma… Capisco perfettamente la rabbia e la frustrazione che nascono dal sopportare una situazione indecente come quella di questi giorni, sono esattamente gli stessi sentimenti che provo anch’io! Le persone che vedete tutti i giorni: capitreno, macchinisti, capistazione e operatori di stazione sono anch’esse vittime delle scelte assurde fatte in tanti anni e dell’arroganza e incapacità di chi gestisce e ha gestito quest’azienda. Chiudo dicendovi che VOI UTENTI NON SIETE I MIEI NEMICI (nemmeno quelli che mi sputano, mi insultano e mi minacciano).
Un saluto”.
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