Casa della cultura, Lorenzatti: “Sì ad un nuovo progetto in tempi rapidi”
Ostia – “E’ ormai irrinunciabile fare definitivamente chiarezza sulla vicenda della ‘Casa della cultura, che avrebbe dovuto essere realizzata all’interno della ex colonia Vittorio Emanuele di Ostia, e che rischia, se non si mettono in campo azioni urgenti, di non vedere la luce a causa soprattutto degli errori di valutazione di chi ci ha preceduto e di scelte tecniche che a mio avviso sono assolutamente da verificare”, dichiara Sandro Lorenzatti, assessore alla cultura e vicepresidente del municipio X. L’approvazione del progetto definitivo di appalto per l’adeguamento a fini culturali di una porzione dell’ex colonia di lungomare Paolo Toscanelli fu sancita con la delibera della giunta comunale n. 22 del 31 gennaio 2007. L’importo complessivo era di 3 milioni di euro, in parte provenienti da fondi regionali, in parte del comune di Roma. Nel progetto non era indicata con chiarezza la porzione da utilizzare.
Il primo progetto presentato, cui si arrivò con un processo partecipato, riguardava comunque gli spazi nell’ala sud del primo piano, parte del secondo e del seminterrato. In seguito, con un ordine del giorno n. 12 del 31 marzo 2009, il consiglio municipale approvò un nuovo progetto, che ridusse drasticamente le superfici a disposizione relegando la Casa della Cultura al seminterrato. Perché? Secondo le stesse motivazioni dell’ordine del giorno si voleva a) destinare a Università parte della “Vittorio”, b) dislocarvi l’Ufficio Tecnico, c) reperire nuovi spazi per la Polizia municipale. “Dunque”, spiega l’assessore, “occorreva spazio. E poco importava che l’uso della Vittorio fosse vincolato ad usi socio-culturali pubblici. Inoltre, ci si giustificava nell’ordine del giorno, “pur essendo state ridotte le superfici degli interventi tesi a realizzare il Centro polifunzionale, lo stesso, delocalizzato al piano seminterrato, mantiene le stesse funzionalità ed attività per effetto dell'inserimento di nuove tecnologie ed ottimizzazioni delle superfici”. E proprio questo fu il colossale errore di valutazione: pensare di spostare attività culturali, in gran parte destinate a ragazzi, nel seminterrato, luogo insalubre e in sicurezza incerta”, sottolinea Sandro Lorenzatti.
“A nulla valse poi la mozione n. 3 del 15 novembre 2012, presentata in Consiglio Municipale dal centrosinistra, con la quale si chiedeva la riassegnazione di tutti i locali previsti alla Casa della Cultura, né la risoluzione n. 6 del 9 aprile 2013, praticamente a legislatura scaduta, con la quale si chiedeva una “nuova dislocazione” degli spazi”, prosegue: “Tutti i lavori erano infatti già iniziati e avanzati e quando effettuammo il primo sopralluogo nel luglio 2013, ci trovammo di fronte alla seguente situazione: a) al primo piano i lavori di realizzazione del nuovo Ufficio tecnico in stato già avanzato, b) al seminterrato opere e materiali relativi la Casa della cultura in parziale degrado, dato anche l’allagamento dovuto alle forti piogge di alcuni mesi prima. E che quel seminterrato potesse essere soggetto ad allagamenti ci sembra avrebbe potuto capirlo chiunque, così come si sarebbe potuto capire che non poteva relegarsi l’intera Casa della Cultura in un seminterrato, peraltro troppo a contatto con l’impianto fognario e parzialmente maleodorante”. “Gli ambienti del seminterrato furono sottoposti ad una rapida sistemazione da parte degli uffici tecnici comunali e qualcuno disse anche che i lavori potevano concludersi entro tre o quattro mesi. Io non credo che, se anche si dovessero mai concludere i lavori, gli spazi seminterrati siano idonei o comunque sufficienti ad ospitare l’intero progetto della Casa della Cultura. Oggi le domande che debbono avere immediata risposta sono dunque le seguenti: perché la precedente maggioranza di centrodestra ridusse gli spazi del primo progetto optando per un nuovo progetto che spostava la Casa della cultura interamente al seminterrato? Quali furono le valutazioni tecniche che avallarono questa scelta e giudicarono sicuro lo spazio del seminterrato? Come sono stati spesi i 3 milioni di finanziamento e quanto è andato eventualmente perduto?”, domanda adesso Sandro Lorenzatti che, in collaborazione con gli assessorati e gli uffici comunali competenti, nell’ambito del tavolo sulla Vittorio Emanuele, già aperto presso l’assessorato comunale al patrimonio, intende fare luce su questa vicenda nel dettaglio, provando a “mettere in campo una soluzione alternativa nei tempi più brevi possibili”.
Secondo l’assessore, occorre chiarire l’accaduto, accertare le eventuali responsabilità, e pensare ad un nuovo progetto, incidendo poco o per nulla sul bilancio dell’Amministrazione comunale, invero assai scarso. “Un nuovo progetto che, in tempi brevi, anche rivedendo le progettazioni in corso, restituisca ai giovani, alle associazioni ed a tutti i cittadini del Municipio X, uno spazio che era stato fortemente voluto ed ottenuto. Il nostro municipio ha bisogno di spazi culturali pubblici, abbiano il Teatro del Lido, le due biblioteche, ma nessuno spazio pubblico per le esposizioni, per i laboratori artistici, per le associazioni e per gli artisti, ed in generale per i giovani che vogliono incontrarsi e confrontarsi facendo cultura e parlando di cultura. Questi sono gli spazi sono che possono davvero cambiare e migliorare la realtà”, conclude.
Tags: ostia