Casalbernocchi, ‘Art. 32: la salute è un diritto’. Occupata la Direzione Asl Rm3
LA PROTESTA – A far scattare la protesta, alla quale la sigla invita “tutti i lavoratori che volessero partecipare a raggiungerci”, la “gravissima carenza di personale all’interno della Asl Rm3 ed il mancato rispetto della legge 161/2014”, varata dal ministero della salute, che prevede adeguamenti di organico nei presidi sanitari.
L’ASSEMBLEA – Questa mattina si è svolta un’assemblea generale, indetta dalla Rsu, nell’Aula Sinibaldi dell’ospedale Grassi di Ostia, per discutere della situazione presente nel nosocomio lidense e nel Cpo, dove i lavoratori denunciano situazioni preoccupanti per la mancanza di infermieri, tecnici e operatori sociosanitari.
L’INCONTRO – “Il 28 aprile si è tenuto l’incontro tra la Direzione aziendale, le organizzazioni sindacali e la Rsu per discutere le problematiche derivanti dall’applicazione della L. 161/2014 sull’orario di lavoro”, si legge in una nota dei Cobas Asl Rm3 diffusa lunedì 9 maggio: “in quella sede il commissario straordinario, Giuseppe Legato, in merito alla carenza di personale, ha dichiarato che avrebbe richiesto, alla Regione Lazio, deroghe alle assunzioni per circa 65 Unità di personale del comparto tra infermieri, tecnici ed oss, impegnandosi nel contempo a regolamentare l’orario di lavoro e gli eventuali ordini di servizio, garantendo la fruizione delle ferie estive alle lavoratrici e ai lavoratori”.
LEGGE 161/2014 – “In questo scenario, malgrado incombano minacce di sanzioni, il pericolo che non si veda applicata e rispettata, proprio per la mancanza di un’adeguata politica di assunzioni, la L. 161/2014 sull'orario di lavoro, entrata in vigore il 25 novembre 2015, appare concreto. Sebbene la Regione Lazio, con enfasi fuorviante e propagandistica, abbia diramato annunci e proclami rispetto al numero di personale in entrata, siamo certi che questo non potrà, rispetto al reale fabbisogno essere comunque sufficiente a garantire una completa applicazione della legge stessa”, spiega la nota dei Cobas.
L’IMPEGNO – “In quella occasione il commissario straordinario ha inoltre assicurato l’attribuzione delle fasce a tutti gli aventi diritto attraverso lo scorrimento della graduatoria entro il 2017, seppure ancora non appare chiaro attraverso quali fondi ciò potrà essere realizzato dal momento che l’entità degli stessi sarà determinabile solamente con il bilancio di fine anno. In ogni caso”, sottolineano i Cobas nella nota, “rammentiamo come la mancata riduzione di Posizioni organizzative e Coordinamenti, peraltro prevista (Dca n. 34/2010 e Dca n. 49/2010) e più volte annunciata dalla Direzione aziendale ma mai fino ad oggi realizzata, ha già comportato, di fatto, la riduzione del fondo per il Comparto”.
IL BUDGET – “In quella occasione, inoltre, un ‘dettaglio’, che pensiamo non sia affatto secondario, sembrerebbe essere passato ‘inascoltato’, se non totalmente ignorato: ci riferiamo all’affermazione del dottor Giuseppe Legato che l’impiego dello straordinario “è legato al budget…”. Come Cobas Asl Rm3 riteniamo grave questa affermazione. Si vuole forse dare implicitamente per scontato che lo strumento dello straordinario sia utilizzato come fattore ordinario dell’organizzazione del lavoro, rimanendo comunque all’interno dei parametri e delle compatibilità economico/aziendali? Ciò significherebbe che le lavoratrici ed i lavoratori, una volta superato il budget previsto, non potranno ottenere la corresponsione economica delle ore effettuate in più ma dovranno obbligatoriamente recuperare le ore in eccesso? Ci sembra doveroso ricordare, non solo che il contratto tuttora in vigore prevede che spetta solo al lavoratore decidere se recuperare o meno lo straordinario effettuato ma, soprattutto che, questo, non può essere né divenire strumento ordinario di organizzazione del lavoro”, si legge ancora nella nota.
IL PERICOLO – “Come Cobas Asl Rm3 riteniamo che, allo stato attuale, non esistano, davanti a problemi così complessi, soluzioni facili e garantite, in particolar modo ora che viviamo una fase di transizione che, riteniamo, sia funzionale ad un processo di definanziamento, depotenziamento e smantellamento del servizio sociosanitario pubblico”.
LA PRIVATIZZAZIONE – “La privatizzazione appare ormai sotto tutte le forme e, davanti a questo stato di cose, l'incontro del 28 aprile scorso, seppure caratterizzato da ‘buone intenzioni’, non ha dato, di fatto, alcuna risposta certa riguardo a come, se e quando verrà realizzata quella ineludibile riorganizzazione dei servizi in base alle risorse umane esistenti (vedi Piani Operativi Regionali 2011- 2012 DCA 113/2010: “Ricognizione del Personale e Riorganizzazione dei Servizi, delle Strutture e delle attività sulla base delle Risorse Umane e Professionali realmente disponibili”) senza la quale non sarà possibile affrontare realmente le problematiche e le criticità presenti, anche nell’eventualità di nuove assunzioni che, in ogni caso, saranno insufficienti rispetto alle necessità attuali”, conclude la nota.
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