Ostia – A una svolta la vicenda del Centro di educazione motoria di via Ramazzini? Della struttura, gestita dal 1956 dalla Croce Rossa Italiana, era stato dato l’annuncio della chiusura definitiva dal prossimo 1 giugno a causa della carenza di fondi. La paventata chiusura del Cem metterebbe a rischio la continuità riabilitativa e assistenziale dei circa 50 pazienti seguiti, che soffrono di gravissime disabilità psico-fisiche, e avrebbe, inoltre, delle pesanti ricadute sul destino professionale-lavorativo-occupazionale dei 114 operatori che vi lavorano.


Ad intervenire sulla situazione i Cobas della Asl Roma D, che questa mattina si sono rivolti al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, commissario straordinari per la sanità. “Tra gli aspetti e i problemi emersi, oltre a quelli economici, ce ne sarebbero anche riguardanti il rispetto delle norme e dei requisiti di sicurezza della struttura”, si legge nella nota: “motivi per i quali sarebbe stato da Lei stesso ipotizzato il trasferimento delle attività del Cem presso uno dei padiglioni del Forlanini”.


L’organizzazione sindacale ritiene “fondamentale e prioritaria la difesa del diritto alla cura e alla salute dei pazienti nonché la salvaguardia dei livelli occupazionali di tutte le operatrici e gli operatori che costituiscono, per il rapporto sino a oggi realizzato attraverso il contatto costante e quotidiano con i pazienti, un patrimonio di conoscenze, di saperi, di competenze umane e professionali indispensabile per garantire quei necessari percorsi curativi e riabilitativi”.


I comitati di base, auspicando “una definitiva e positiva soluzione della suddetta problematica” chiede che venga affrontata e risolta, nel contempo, anche la questione delle lavoratrici e dei lavoratori  ex Inrca. A seguito dell’accordo sottoscritto dall’allora commissario alla sanità per la Regione Lazio, on. Bondi, il 31 dicembre del 2012 56 dei 117 dipendenti dell’Inrca sono stati improvvisamente trasferiti con quello che la sigla definisce un “blitz” alla Asl Roma D, “calpestandone tutele, diritti e dignità umana e professionale”. Il provvedimento assegnava anche la gestione del Cem alla Asl Rm/D che avrebbe dovuto subentrare alla Croce Rossa assumendone la gestione, sostituendo, in questo modo, i precari della Cri ponendoli, secondo i Cobas, “sotto il rischio costante della  perdita di lavoro”.


“Peraltro dal 1 gennaio fino a oggi, non c’è stata nessuna chiara assunzione di responsabilità in merito alla definizione di questa delicata questione: infatti, mentre il Cem continua ad assicurare l'assistenza con il personale precario della Croce Rossa che già in precedenza garantiva l’assistenza in quella struttura (prorogando i contratti mese per mese) le lavoratrici e i lavoratori ex Inrca, inseriti nei ruoli regionali, sono ancora  in una posizione non definitivamente chiarita (comando) presso la Asl Rm/D. Una sistemazione avvenuta, vista la mancanza di chiarezza, senza che vi sia stata, in un ‘ottica di sana gestione aziendale, un’effettiva, concreta e razionale valutazione del loro attuale utilizzo”, prosegue la nota.


“Attualmente nell’Asl Rm/D ci troviamo davanti ad una situazione paradossale che vede da una parte servizi e reparti al limite della paralisi, le cui attività vengono “garantite” attraverso turni insostenibili di lavoro in straordinario per mancanza di personale (con  conseguenze che ciò può comportare per la salute e per le condizioni psico-fisiche per gli operatori) e dall’altra con un’ immissione di personale assegnato e collocato senza tener conto delle priorità e delle effettive esigenze dell’azienda”.


I Cobas chiedono che vengano “attivate tutte le procedure e le iniziative necessarie per favorire la collocazione degli operatori ex Inrca in tutte le strutture che si trovano in carenza del personale, tenendo conto, nell’eventuale assegnazione, delle loro esigenze e necessità, soprattutto  per quanto riguarda la vicinanza con la propria sede di residenza. Analogamente”, continua, “per coloro che resteranno presso l’azienda si dovrà procedere ad una immissione in ruolo attraverso  percorsi di  assegnazione definitivi a partire dalle maggiori criticità, garantendo i necessari ed ineludibili criteri di equità  e trasparenza”.


Infine, la sigla segnala l’assenza, da circa sei mesi,  presso l’Asl Rm/D,  di una direzione nella rete delle professioni sociali e sanitarie che porterebbe ad una dispersione di un “patrimonio tecnico professionale affidando aspetti di ordinaria amministrazione a dirigenti amministrativi che non hanno una specifica competenza in materia e a una direzione sanitaria dimostratasi fino ad oggi completamente assente ed inadeguata, accentuando, in questo modo, il clima di confusione, precarietà e indeterminatezza  all’interno dell’Asl Rm/D”.