Fiumicino – Arrivata ieri pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino, Chiara Rizzo, la moglie dell'ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena, in serata  è stata condotta nel carcere di Reggio Calabria. La donna, atterrata allo scalo romano intorno alle 17, dopo essere stata accompagnata negli uffici della Dia, ha atteso il volo per il capoluogo calabrese. Chiara Rizzo era stata arrestata domenica 11 maggio dalla gendarmeria francese all’aeroporto di Nizza con l’accusa di aver favorito la latitanza del marito insieme all'ex ministro Claudio Scajola. La donna è stata consegnata alla polizia di frontiera al valico di Ponte San Luigi, al confine di Ventimiglia, dove è arrivata ieri mattina alle undici, indossando maglia e giacca bianca, jeans azzurri e inforcando un paio di grandi occhiali da sole scuri. Qui è stata presa in consegna gli uomini della Dia. Dopo le pratiche per l'estradizione è stata condotta, sempre dagli uomini della Dia, a Genova, dove è stata imbarcata nel pomeriggio su un volo per Reggio Calabria con scalo a Roma.

 

Chiara Rizzo risulterebbe coinvolta nell’operazione ‘Breakfast’, condotta dalla procura della città calabrese: di qui la sua estradizione dalla Francia.  Al momento l'inchiesta ha portato all’arresto, tra gli altri, dell'ex ministro Claudio Scajola. A questo riguardo Amedeo Matacena avrebbe dichiarato di non aver avuto mai affari con lui. Il Secolo XIX, quotidiano di Genova, ieri, martedì 20 maggio, riferisce di “possibili rapporti tra Matacena e Scajola su cui sta indagando la procura calabrese”. In particolare “sulla 'Fera srl'”. “E' assolutamente inesatto, io non ho mai avuto rapporti di affari con la 'Fera' né ho mai operato nel campo dell'eolico e non ho mai avuto rapporti di affari con Scajola, assolutamente. Scajola è un amico di famiglia, lo è diventato, mia moglie lo ritiene un padre e tutte queste cose mi lasciano allibito”, avrebbe detto Amedeo Matacena, aggiungendo di “non ritenersi un latitante perché nel momento in cui sono arrivato a Dubai nel tentativo di chiedere un asilo politico, come già fatto in Svizzera, sono stato arrestato e mi hanno ritirato il passaporto, in attesa che la pratica di estradizione con l'Italia venga definita. Sono di fatto prigioniero degli Emirati Arabi Uniti e se decideranno di estradarmi mi prenderanno e mi consegneranno alle autorità italiane. So che l'Italia ha fatto una richiesta di estradizione, la pratica è in itinere ma non so a che punto sia”. L’ex parlamentare azzurro ha presentato un ricorso contro la sentenza definitiva alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Nel frattempo la procura di Roma, oltre a quella di Sanremo e quella di Reggio Calabria, sono al lavoro per cercare di  capire la natura e l'utilizzo della documentazione trovata nell'abitazione dell'ex ministro Scajola a Imperia dalla polizia postale ligure.

 

Secondo quello che riporta l’Agi, dallo scorso dicembre il pm della Capitale, Sergio Colaiocco, sta procedendo per “sottrazione di atti nel tentativo di comprendere come mai e a che titolo carte sul G8 di Genova del 2001 e sull'omicidio di Marco Biagi fossero ancora nella disponibilità dell'ex ministro dell'Interno”. Dopo essere stato interrogato il 18 aprile, Scajola ha detto che “quei documenti, a suo dire di scarso interesse, non erano affatto riservati né classificati come segreti”. La raccolta di queste carte, comunque, sarebbe stata curata dallo staff della sua segreteria quando l'esponente del Pdl fu costretto a lasciare il Viminale. Il pm Colaiocco intende verificare se materiale di interesse o di competenza romana si possa trovare tra quello che è adesso all'attenzione della magistratura calabrese che, indagando sulla rete di contatti che hanno agevolato la latitanza dell'ex parlamentare azzurro Amedeo Matacena, ha portato all'arresto dello stesso Scajola.