Chiara Insidioso: venerdì prossimo l’udienza
Ostia – Caso Chiara Insidioso Monda: grande attesa per l’udienza che si terrà venerdì 19 dicembre davanti al giudice Giacomo Ebner nel corso della quale saranno discusse le conclusioni dei periti che hanno esaminato Maurizio Falcioni, l’operaio 35enne arrestato per aver ridotto in fin di vita la fidanzata 19enne la sera del 3 febbraio scorso nello scantinato in cui abitavano, a Casalbernocchi, hinterland di Ostia. Secondo la perizia del ctu, lo psichiatra e criminologo Fabrizio Iecher, Maurizio Falcioni “è da ritenersi capace di intendere e di volere”. E lo sarebbe stato anche quando massacrò di botte la fidanzatina. Per quanto riguarda invece il consulente della difesa, lo psicologo e psicoterapeuta Marco Tineri, egli ritiene che “l’atto di violenza del sig. Falcioni debba essere collocato in un’analisi più ampia, che vada ben oltre la lettura degli atti e lo svolgimento di un colloquio psicologico conoscitivo” e che “è possibile presupporre che il sig. Falcioni Maurizio al momento del fatto non fosse in grado di intendere e volere”. Dopo aver esaminato gli esiti peritali il gup potrà pronunciarsi su quanto contestato a Maurizio Falcioni, attualmente detenuto nel carcere di Velletri e accusato di maltrattamenti aggravati e tentato omicidio aggravato.
A seguito dell’aggressione subita dal convivente Chiara, che riportò gravissime lesioni cerebrali, dopo essere stata ricoverata per undici mesi all’ospedale San Camillo di Roma ed essere stata sottoposta ad alcuni delicati interventi chirurgici, si trova in uno stato vegetativo. All’inizio di dicembre è stata trasferita alla clinica romana Santa Lucia. “Sta in una unità di risveglio, in uno stato vegetativo di minima coscienza: appare come isolata dal mondo e non è purtroppo assolutamente vero che sia uscita dallo stato vegetativo”, spiega il papà della ragazza, il signor Maurizio Insidioso Monda, che ogni giorno, da mesi, si reca dalla figlia accudendola con infinito amore. La famiglia della giovane attende con trepidazione l'udienza. E in relazione al mancato riconoscimento dell’infermità mentale di Maurizio Falcioni ritenuto anche, per il dottor Iecher, “in grado di partecipare coscientemente al processo a suo carico”, il padre della ragazza si limita a dire: “Non abbiamo letto la perizia, ma se queste sono le conclusioni ci attendiamo che sia fatta giustizia e che il 19 dicembre prossimo sia emessa una sentenza giusta. Ci aspettiamo”, sottolinea, “una pena esemplare affinché non abbiano più a ripetersi altri casi come quello del quale è rimasta vittima mia figlia”. L’operaio 35enne che, come risulta, avrebbe avuto “comportamenti aggressivi e minacciosi, spesso tenuti sotto l’effetto di sostanze stupefacenti”, secondo il perito nominato dal giudice, “è affetto da disturbo antisociale di personalità in soggetto con pregressi poliabusi di sostanze”.
Diagnosi, questa, condivisa dal consulente della difesa. Ma se il dottor Iecher ritiene che queste “disarmonie della personalità” non rientrino nel concetto di infermità mentale e che “…alla luce della storia clinica delle risultanze delle indagini psicodiagnostiche, delle modalità che hanno preceduto, accompagnato e seguito il reato del 3 febbraio, non risulta qualitativamente e quantitativamente sufficiente per conferire valore di malattia al delitto commesso, non presentando detta condizione connotazioni di intensità e gravità tali da pregiudicare totalmente o grandemente le sue capacità intellettive e volitive”, per il dottor Tineri (Maurizio Falcioni) “il frequente abuso di sostanze (droga e alcol) non abbia fatto che peggiorare una struttura di personalità fragile già minata dalle condizioni sociali ed economiche precarie” e che “i disturbi bipolari, la schizofrenia e il disturbo antisociale di personalità sono associati a un marcato aumento del tasso di disturbo da uso di alcol”. E dunque, il consulente della difesa afferma: “In conclusione, partendo da quest’ultima affermazione e basandomi su inferenze desunte dall’analisi del caso ritengo che sia necessario interpretare il consumo di alcol, l’abuso di droga e gli agiti di violenza come sintomi e non come una diagnosi”.
Il dottor Marco Tineri ha avuto un incontro con Maurizio Falcioni il 9 ottobre scorso. A questo riguardo, come dichiara nella perizia depositata, “dall’analisi degli atti e del colloquio conoscitivo posso muovere delle ipotesi di valutazione del tratto di personalità e conseguentemente dello stato clinico generale. Appare evidente quanto il comportamento utilizzato più frequentemente dal sig. Falcioni è un comportamento violento, aggressivo ed evitante. Esistono”, precisa il perito, “alcuni tratti caratteristici di personalità che rispecchiano la tipologia dell’uomo violento: a) insicurezza e dipendenza emotiva; b) mancanza di empatia, di autostima e di controllo dell’impulsività; c) deficit della comunicazione e di abilità sociali; d) aggressività, narcisismo, e personalità antisociale; e) ansia e depressione. Sulla base dei dati ottenuti il sig. Falcioni sembra soddisfare, pienamente, i criteri b, c, d, e, mentre, solo in parte il criterio a”.
L’operaio 35enne fu riformato alla visita di leva perché ritenuto non idoneo a stare in “un contesto fortemente gerarchico e normativo” in quanto “i suoi tratti caratteriali, espressione di una personalità antisociale con discontrollo degli impulsi, pregiudicavano l’uso delle armi e l’adattamento ad un contesto fortemente gerarchico e normativo” benché “i risultati degli accertamenti svolti, pur essendo ostativi all’impiego nelle Forze Armate, non erano tali, comunque, da pregiudicare lo svolgimento di altre attività lavorative come, in effetti, è poi avvenuto”. L’impossibilità, o non idoneità al servizio militare, potrebbero essere propri di una persona emotivamente molto fragile, per il dottor Tineri. “A mio parere”, spiega il consulente della difesa, “Falcioni non ha competenze a gestire l’impulso, i propri impulsi. Dalla sua storia personale appare che si è sentito abbandonato e tradito nei rapporti affettivi e sentimentali. E’ una persona che non pianifica ma che agisce in maniera automatica e impulsiva, senza averne consapevolezza. Ritengo che avrebbe bisogno di un sostegno psichiatrico obbligatorio all’interno di una comunità residenziale dove possa essere ‘rieducato’ emotivamente. Se resta in carcere non potrà mai sviluppare un’alfabetizzazione emotiva, mancando di quello che viene definito ‘funzionamento sociale’. Ecco, è affetto da un disturbo antisociale che lo porta a un percorso di violenza che può portare, e ha portato, a un tragico epilogo. Per quanto mi riguarda ritengo che l’atto di violenza del sig. Falcioni, necessita di una ‘alfabetizzazione emotiva”, conclude.
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