Ostia – E’ uno ‘strano’ compleanno quello che oggi festeggia Chiara. Venti anni soltanto. Gli amici e i familiari ci sono tutti, a circondarla con il loro affetto e con il loro ‘daje Chiaretta’. E sono tantissimi, come testimoniano anche i numerosi messaggi su Facebook da Casalbernocchi, il quartiere dell’hinterland lidense dove vive, da Roma e da tutta Italia. Non mancano nemmeno i regali ‘biancocelesti’, la squadra per la quale la ventenne tifa. La nota ‘stonata’ è che però Chiara non potrà spegnere le candeline sulla sua torta di compleanno come farebbe una sua coetanea in un giorno simile. Né potrà mangiare una pizza con gli amici o fare ‘due salti’ in discoteca perché la giovanissima è ricoverata da quasi un mese all’unità risvegli della clinica romana Santa Lucia. Perché? Il 3 febbraio di quest’anno è stata ridotta in fin di vita dal fidanzato 35enne, Maurizio Falcioni. A scatenare l’ira dell’uomo, che l’ha picchiata con violenza procurandole gravissime lesioni cerebrali, i cosiddetti futili motivi. Forse un sms che lui, gelosissimo, ha frainteso e che l’ha mandato su tutte le furie. Per averla massacrata di botte lui è stato condannato a venti anni di reclusione il 19 dicembre scorso. Resta il fatto che quella terribile sera la giovane è stata ricoverata in coma al reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Camillo dove è rimasta per mesi, la sua vita appesa ad un filo. Infine, uscita dal coma il trasferimento al Santa Lucia. Ma purtroppo il suo ‘risveglio’, come era stato erroneamente scritto, al momento non sembrerebbe significare che ‘guarirà’, benché questa sia la speranza nutrita da quanti le vogliono bene.


E dunque Chiara il suo ventesimo compleanno lo sta trascorrendo tra una terapia e l’altra, non si sa purtroppo quanto consapevole di ciò che le accade intorno perché il suo livello di coscienza, come certificato dai medici, è minimo. Accanto a lei, come sempre da ormai undici mesi, papà Maurizio Insidioso Monda. “Va bene, ma sì, va bene”, dice il padre, raggiunto telefonicamente nella stanza che la figlia divide con un’altra paziente nelle sue condizioni: “Chiara è in uno stato vegetativo e sembra sia tra i pazienti più gravi, lo so, ma qui le stanno facendo tutto quello che deve essere fatto. Pensavo”, spiega, “che dopo il ricovero al San Camillo qui avessi meno da fare ma non è così: ci sono tanti medici con i quali parlare, Chiara da seguire, insomma la mia giornata comincia e finisce qui”.


“Per me non ci sono più né natali, né ferragosto né pasqua, né feste ma non mi importa”, prosegue: “certo, ci sono giorni brutti, giorni faticosi soprattutto quando lei sta male, ha le crisi: è successo la sera della vigilia di Natale ma finché sono qui, finché sto accanto a mia figlia ‘sto bene’. A febbraio tornerò a lavorare dopo un anno di aspettativa: mi hanno già assegnato un turno alle poste dalle sette alle quattordici che mi permetterà di venire al Santa Lucia. Vado avanti. Ieri sera ho voluto postare su Facebook la notizia del compleanno, è stato un impulso. E ho scritto sulla mia bacheca “La festa di Chiara... Quest'anno è così...”. “E’ faticoso e doloroso ma testimoniare quello che è accaduto a Chiara anche in televisione è importante perché non accada più ad altre ragazze né a nessuno. Ecco, speriamo che serva a qualcosa: è quello che io chiamo il ‘sacrificio di Chiara’”, continua. Per quanto riguarda la sentenza nei confronti di Maurizio Falcioni commenta: “Ho sempre cercato giustizia e non vendetta. Ho sempre avuto fiducia nei giudici e nella magistratura. Ecco, giustizia è stata fatta e questo mi ha reso più sereno anche se il dramma per questo ‘sbaglio’ è che non è possibile tornare indietro: la vittima è e rimane lei, mia figlia”.