Ostia - Venti anni di reclusione per tentato omicidio aggravato e maltrattamenti aggravati a Maurizio Falcioni, l’operaio 35enne che il 3 febbraio scorso massacrò di botte la fidanzatina Chiara Insidioso Monda, riducendola in fin di vita nella loro abitazione di Casalbernocchi, nell’hinterland di Ostia. Ad emettere la sentenza il giudice Giacomo Ebner a conclusione del processo celebrato questa mattina con rito abbreviato:  accolta la richiesta di condanna presentata dal pm Elena Neri. Riconosciute anche le aggravanti dei ‘futili motivi’ e della ‘minorata difesa’. “Una sentenza epocale: accolte le richieste e riconosciute le aggravanti. Sono contento per i familiari di Chiara che hanno sofferto così tanto. C’era tantissima gente a testimoniare solidarietà e affetto alla famiglia”, ha dichiarato l’avvocato della famiglia della giovane, Massimiliano Santaiti.  Applausi al momento del pronunciamento della sentenza da parte degli amici e dei parenti di Chiara, attualmente ricoverata all’Unità risvegli della clinica romana Santa Lucia dopo una permanenza di undici mesi al reparto di neurochirurgia del San Camillo.


Maurizio Falcioni, che non era in aula, è stato condannato anche all'interdizione legale per tutta la durata della pena e a quella in perpetuo dai pubblici uffici. La perizia disposta sul 35enne ha riconosciuto la piena capacità di intendere e di volere dell'imputato al momento dell’aggressione alla giovane avvenuta dopo che Maurizio Falcioni, che conviveva con la 19enne, si infuriò per un sms scambiato da Chiara con un ragazzo. Contestata a Falcioni anche “l'aggravante della continuazione per essere stato più volte responsabile di maltrattamenti nei riguardi della ragazza”.


Maurizio Insidioso Monda, il papà di Chiara, commosso: "Oggi è un giorno abbastanza felice: certo, quando andrò a trovare Chiara non le parlerò di questo. Ma giustizia è stata fatta. Noi non abbiamo mai cercato vendetta ma giustizia. Adesso potrò dedicarmi a mia figlia". 



Decisa la reazione dell'avvocato della difesa, Luciano Randazzo, che ha immediatamente dichiarato che ricorrerà in Appello, ma non a Roma: "E' stato un processo popolare. Un processo mediatico. Un processo deciso dal popolo. Una tragedia annunciata che, come ho già spiegato su questa testata, a mio avviso, si sarebbe potuta evitare se le istituzioni non avessero latitato, abbandonando due famiglie in difficoltà. Ricorreremo in appello ma fuori sede, non a Roma".