Roma - Per combattere la paura generata dal diffondersi della pandemia da Coronavirus e darsi coraggio seguendo le severe misure di isolamento, gli italiani cantano alle finestre e sui balconi dei loro palazzi. Di sera o in pieno giorno, molti residenti sono usciti per cantare, battere i coperchi e applaudire in attesa di giorni migliori.

Diverse scene di questo tipo sono state catturate nelle ultime ore, in particolare a Roma, Napoli, Siena, Torino e Cagliari. Per questo ieri è stato lanciato un nuovo appello per un grande concerto alle finestre.

“Probabilmente, evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, a ispirarli è stato quel video che girava sui social qualche settimana fa quando i cittadini di Wuhan, confinati nelle loro case per cercare di contenere il contagio, si erano affacciati spontaneamente alle finestre per farsi coraggio l’un l’altro, urlando “Forza Wuhan!”.

Da parte loro, gli italiani che in questi giorni si stanno organizzando in gruppi Facebook con nomi tipo Sei della zona rossa se… e simili, hanno deciso di copiare l’iniziativa, solo che i loro sforzi sono sfociati in particolari flash mob che si possono dividere principalmente in due categorie: quelli patriottici/campanilisti e quelli spontanei, un po’ da italiano medio. Alla prima categoria appartiene “Applaudiamo l’Italia”, il flash mob per il coronavirus più patriottico in assoluto, perché abbraccia tutto il paese. Nel vero senso della parola, visto che una delle immagini caricate dagli organizzatori ritrae un’infermiera che culla lo stivale.

L’iniziativa è semplice: oggi, sabato 14 marzo, a mezzogiorno in punto, la gente è uscita sul balcone per applaudire tutti insieme l’Italia. O meglio: “applaudire tutto quello che ognuno di noi sta facendo per questa Nazione”, come recita l’immagine di copertina dell’evento, in particolare gli operatori sanitari impegnati da giorni negli ospedali.

Alle 18, poi, canti e musica alle finestre, dove sventola il Tricolore, da nord a sud alle isole con tema la canzone Azzurro. E domani, domenica, si replica. Per farsi – e darsi – coraggio.