Ostia - "Abbiamo appreso con grande sgomento la pubblicazione sulla pagina facebook di Roma Capitale di un post sul SUS, Sistema Unico di Segnalazione, un servizio telematico che permette a dei cittadini di “segnalare” altri cittadini in una presunta situazione di assembramento. Stiamo vivendo un momento drammatico dovuto all’emergenza sanitaria innescata dal covid-19 e di tutto c’è bisogno tranne che di ritornare a pratiche delatorie tipiche dei regimi totalitari che, fortunatamente, abbiamo respinto tanti anni fa". Lo dichiara in una nota Marco Possanzini, Segretario Sinistra Italiana X Municipio.

"Roma Capitale, piuttosto che attivare dei servizi per dare ristoro alle persone più sole, più emarginate, più spaventate, piuttosto che rafforzare il senso di comunità in questo tragico momento storico, sceglie di mettere i cittadini gli uni contro gli altri, di aprire la caccia ai “provocatori della peste” in un irresponsabile avvitamento di cui nessuno può prevedere le derive e le conseguenze. Questa impostazione culturale, - spiega Possanzini - qualunque interpretazione si dia della parola cultura, che scambia la sicurezza dei cittadini con la possibilità di denunciarsi a vicenda, rischia di far precipitare la tenuta democratica nella città e rischia di attivare pericolose assuefazioni a certe pratiche antidemocratiche, disumane e autoritarie".


"La delazione non aiuta il senso di appartenenza alla società ma lo sgretola perché ha come obbiettivo proprio quello di frammentare, dividere, amplificare odio e rancori, di lasciare spazio all’accreditamento dei singoli nei confronti del potere e dei potenti. Lasciamo che siano le forze dell’ordine ad occuparsi dei controlli, la città non ha bisogno di “ronde” virtuali o di soggetti con in pugno l’arma della delazione".

"Questa mattina abbiamo protocollato in Campidoglio una lettera indirizzata alla Sindaca Raggi dove non solo chiediamo la rimozione del post e la sospensione del “servizio” ma chiediamo che Roma Capitale si attivi, questa volta si con tutti i mezzi a disposizione, per raggiungere ed aiutare tutte le persone sole, che hanno fame, che hanno paura, che vivono ai margini, mettendo anche le associazioni di volontari in condizione di poter assolvere questo fondamentale compito di tenuta “umana” della società. L’emergenza covid-19 dovrebbe averci -  conclude - fatto riflettere sul valore del bene “pubblico”, sul senso di appartenenza alla collettività, sul fatto che ci si salva solamente se si sta tutti insieme e non se ci mette uno contro l’altro con uno schema dal putrescente odore fascista, una specie di “prova tecnica di autoritarismo” che rischia di lasciare pesanti strascichi anche dopo aver superato l’emergenza sanitaria".