Corruzione, blitz della Gdf: 35 arresti. In manette 10 dirigenti e funzionari Anas
L’OPERAZIONE - Dalle prime ore dell’alba, circa 300 finanzieri hanno eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Roma nei confronti di 5 dirigenti e funzionari di Anas spa (Direzione Generale di Roma), 3 imprenditori, titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche, 1 avvocato e 1 politico, Luigi Meduri, già sottosegretario del ministero delle infrastrutture e presidente della Regione Calabria alla fine degli anni ’90, con il governo Prodi. Il provvedimento cautelare è stato emesso sulla scorta delle risultanze delle investigazioni esperite dalle Fiamme gialle del Nucleo di Polizia tributaria di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.
I 31 INDAGATI - Sono 31 gli indagati coinvolti nell’operazione di polizia, convenzionalmente chiamata ‘Dama nera’, che ha consentito di disarticolare una vera e propria organizzazione criminale formata da dirigenti e funzionari ‘corrotti’ di Anas spa che - abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto nell’ambito dell’azienda pubblica - sono riusciti ad ottenere ‘guadagni’ illeciti da imprenditori, titolari di società di rilievo, in alcuni casi con l’intervento di un “colletto bianco” (un avvocato di Catanzaro) e dell’esponente politico.
LE INDAGINI - Nel dettaglio, gli specialisti del Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) della guardia di finanza di Roma, mutuando moduli investigativi utilizzati per il contrasto alla criminalità organizzata, hanno condotto complesse ed articolate attività investigative, realizzate attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e video riprese, integrate dalle classiche, ma sempre efficaci, attività di polizia giudiziaria (appostamenti e pedinamenti), all’esito delle quali sono stati accertati determinanti indizi di colpevolezza “in ordine a plurime fattispecie di reato quali associazione per delinquere, corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità e voto di scambio”.
IL DEUS EX MACHINA - Figura centrale dell’organizzazione è risultata Accroglianò Antonella, dirigente responsabile del Coordinamento tecnico amministrativo di Anas spa – vero e proprio deus ex machina all’interno del sodalizio, che ha visto la compartecipazione di altri dirigenti dell’azienda pubblica, come De grossi Oreste (Dirigente Responsabile del Servizio Incarichi Tecnici della Condirezione Generale Tecnica), Lagrotteria Sergio Serafino. (Dirigente Area Progettazione e Nuove Costruzioni) nonché di funzionari di ‘rango minore’, come Parlato Giovanni e Ferrante Antonino, tutti oggi destinatari di provvedimento restrittivo.
LE INTERCETTAZIONI – “Sul punto, assolutamente evidenti ed inequivocabili gli immorali principi che ispirano la Accroglianò nello svolgimento del suo incarico dirigenziale, come emerge da stralci delle intercettazione rilevate dai finanzieri: “(a) tanto da offrire, in un esplicito do ut des, il suo sostegno ad un altro dipendente Anas (“…come si dice… sono una sua ammiratrice io… UNA SUA SPONSOR… spero di esserlo anche in futuro…”); (b) ovvero a far intendere, ai sodali Parlato Giovanni e Ferrante Nino, i suoi illeciti propositi (“…speriamo di tenerci forte come abbiamo fatto fino ad adesso.. e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare... perché quello è poi lo scopo.. capito? che chi.. io sono stata abituata in questo modo.. chi cresce, chi fa un salto in avanti, si porta gli altri dietro.. Questa è la scuola…”), soprattutto in relazione al recente cambio del top management di Anas S.p.a.”, riportano le Fiamme gialle.
LA ‘REGOLA’ - Le conversazioni captate hanno consentito di far emergere come nel gruppo valesse la regola per la quale “...SE VIAGGI DA SOLO NON FAI NIENTE... chi ha cercato di viaggiare da solo, POI L'HANNO AZZOPPATO… perché, poi, alla fine, non ti riconoscono più...”. In altre parole, si tratterebbe, secondo gli inquirenti, di un vero e proprio “sistema” criminogeno, specializzato e consolidato da anni.
CORRUZIONE - La condotta illecita attuata si è concretizzata nello sblocco di contenziosi con l’Anas (ex art. 31-bis della cd. Legge Merloni, ora previsto dall’art. 240 del c.d. Codice degli Appalti), nella velocizzazione delle pratiche inerenti i relativi pagamenti, nella disapplicazione di penali ed, ancora, nel favorire l’ottenimento di fondi illecitamente maggiorati. In altri termini, le investigazioni esperite hanno consentito di accertare come i predetti dipendenti pubblici si siano esclusivamente occupati di curare e favorire l’interesse particolare di imprenditori con cui, per ragioni d’ufficio, si interfacciavano, a completo discapito dell’interesse generale, riguardante la corretta edificazione di opere pubbliche strategiche per la collettività.
LE TANGENTI – “Per l’illecito servizio prestato è stato ampiamente documentato come i dipendenti dell’Azienda abbiano ottenuto provviste corruttive in danaro ovvero richiesto l’assunzione di persone “a loro vicine” e/o l’affidamento di lavori in sub appalto a soggetti agli stessi riferibili. Meritevole di menzione è il linguaggio criptico utilizzato nel descrivere le dazioni di denaro, definite alternativamente “libri”, “topolini” o “medicinali/antinfiammatori”. Allo stato, gli autori degli episodi di corruzione, nei confronti dei nominati pubblici ufficiali, sono stati identificati in: Bosco Lo Giudice Concetto Albino e Costanzo Francesco Domenico, noti imprenditori di origini catanesi, oggi destinatari di provvedimento restrittivo, a cui sono riferibili le società di rilievo nazionale Tecnis spa e Cogip Infrastrutture spa, entrambe con sede legale a Tremestieri Etneo (CT).
IL POLITICO - Pienamente coinvolto nell’illecito rapporto di corruttela è risultato il politico Meduri Luigi Giuseppe, anch’egli tratto in arresto oggi, già Presidente della Regione Calabria, dal gennaio 1999 all’aprile 2000, Deputato nella XIV legislatura (Margherita Ulivo) e, dal maggio 2006 al maggio 2008, Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture (Governo Prodi), oscuro faccendiere che, da un lato, ha sostenuto le illecite richieste. imprenditori Bosco LO Giudice e Costanzo, dall’altro, si è interessato per la corresponsione di indebite provviste di denaro da parte di questi ultimi in favore dei dipendenti pubblici investigati ed ha, altresì, richiesto all’Accroglianò l’assunzione e/o la riconferma dell’impiego presso ANAS SPA di due geometri di suo diretto interesse.
LA MENTE - Più nel dettaglio, la Accroglianò, come afferma la guardia di finanza, “veniva interessata dai predetti imprenditori siciliani e, per conto degli stessi, dal MEDURI, non solo per la velocizzazione dei pagamenti conseguenti all’iscrizione di “riserve” nelle contabilità di cantiere, risolte attraverso il meccanismo del cd. “accordo bonario”, ma, anche e soprattutto, per l’ottenimento dell’autorizzazione alla cessione di un ramo d’azienda (in realtà una vera e propria cessione del contratto d’appalto, normativamente non lecita), concernente la realizzazione della cd. Variante di Morbegno, in Lombardia, provincia di Sondrio”. In sintesi, emergeva come: le aziende facenti capo ai predetti imprenditori catanesi, in A.T.I., risultassero aggiudicatarie di un appalto dell’ANAS SPA, per un importo pari a oltre € 145 milioni di euro, per la progettazione e l’esecuzione della Variante di Morbegno, dallo svincolo di Fuentes allo svincolo del Tartano; il Costanzo Domenico ed il Bosco Concetto intendessero cedere il ramo d’azienda (in realtà, come detto, l’appalto), relativo alla realizzazione della citata Variante di Morbegno, in favore di un’altra società con sede a Sondrio; tale cessione fosse condizionata all’autorizzazione dell’appaltante ANAS SPA, attraverso la cd. presa d’atto. In relazione all’espletamento di tali “pratiche”, venivano documentati plurimi episodi di corruzione, concretizzatisi in 6 dazioni di denaro, dal dicembre 2014 all’agosto 2015, per un totale pari ad almeno €150.000,00; Vidoni Giuliano - anch’egli destinatario di provvedimento restrittivo - titolare della VIDONI SPA, con sede legale a Travagnacco (UD), importante azienda operante nella realizzazione di opere pubbliche, aggiudicataria di appalti con l'Anas, nel periodo tra il 2006 e il 2014, per un importo totale pari a oltre € 275 milioni di euro. In particolare, la Accroglianò si attivava per l’adozione degli atti finalizzati al pagamento ed all’erogazione dei corrispettivi contrattuali in favore della società Vidoni spa, in via privilegiata rispetto ad altre imprese realizzatrici, facendosi indebitamente promettere, quale corrispettivo, l’assunzione di un soggetto “di suo interesse” presso una società del gruppo riconducibile all’imprenditore friulano: assunzione, poi, effettivamente avvenuta nel febbraio 2015; De Sanctis Francesca e De Sanctis Girolamo, titolari della DE Sanctis Costruzioni spa, con sede legale a Roma, destinatari di avviso di garanzia. Ricciardello Giuseppe, titolare della Ricciardello costruzioni srl, con sede legale a Roma, destinatario di avviso di garanzia.
L’ESPROPRIO – Un altro episodio di corruzione, accertato dagli inquirenti, ha riguardato l’esproprio di un terreno da parte di Anas spa, in relazione al quale è stata documentata la corresponsione di una “provvista corruttiva, per un importo pari a € 50.000, materialmente effettuata da parte del legale catanzarese Avv. Eugenio Battaglia, oggi destinatario di provvedimento restrittivo, per conto dei proprietari del cespite, identificati nei fratelli Giuseppe e Saverio Silvagni, anch’essi di origini calabresi ma da tempo dimoranti a Roma, destinatari di avviso di garanzia”.
GRAVISSIMO EPISODIO - Sempre nel corso delle indagini, è stato altresì individuato un gravissimo episodio, assolutamente esplicativo dello spessore criminale della dirigente pubblica Accroglianò Antonella. È stato rilevato, infatti, come quest’ultima avesse “consigliato” ai titolari di un’azienda, aggiudicataria di un appalto pubblico in Calabria, di subappaltare alcune opere a ditte facenti capo ad imprenditori già noti alle cronache giudiziarie per contiguità alla criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista, i quali avrebbero garantito la necessaria sicurezza in un territorio ad alta densità mafiosa.
I RAPPORTI - In particolare, la Accrogliano’, come si legge nel comunicato della guardia di finanza, nei rapporti corruttivi con la DE SANCTIS SPA, in ordine alla realizzazione di opere pubbliche nel comune di Palizzi (RC), non solo richiedeva l’assunzione di operai/geometri, ma esercitava inequivoche pressioni affinché la fornitura del calcestruzzo ovvero il movimento terra - attività notoriamente di interesse quasi esclusivo delle cosche di ‘ndrangheta in quei territori - venisse affidato a persona di fiducia della Accroglian’ stessa, che avrebbe così garantito la sicurezza del cantiere da interventi o pressioni di gruppi criminali egemoni nella zona di competenza.
IL ‘VOTO DI SCAMBIO’ - Da ultimo, ad aggravare ulteriormente il già fosco quadro indiziario, è emerso un chiaro episodio di ‘voto di scambio’, relativo alla promessa di assunzione nell’ Anas o in società collegate, effettuata dalla Accroglianò Antonella in favore di un cittadino calabrese, in cambio del sostegno elettorale fornito al fratello, candidato (non eletto) alle elezioni regionali in Calabria dello scorso novembre 2014. In ultima analisi, sulla base dei consistenti elementi probatori raccolti, oggi, giovedì 22 novembre, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Roma – Gico hanno dato esecuzione ai seguenti provvedimenti emessi dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica di Roma: ordinanza di custodia cautelare personale – in carcere ed agli arresti domiciliari – a firma del GIP dr.ssa Giulia PROTO, nei confronti di: 1. ACCROGLIANÒ Antonella – cl. 1961 – carcere; 2. DE GROSSI Oreste – cl. 1956 – carcere; 3. LAGROTTERIA Sergio Serafino – cl. 1967 – carcere; 4. PARLATO Giovanni – cl. 1967 – carcere; 5. FERRANTE Antonino – cl. 1961 – carcere; 6. BATTAGLIA Eugenio – cl. 1962 – domiciliare; 7. BOSCO LO GIUDICE Concetto Albino – cl. 1963 – domiciliare; 8. COSTANZO Francesco Domenico – cl. 1962 – domiciliare; 9. MEDURI Luigi Giuseppe – cl. 1942 – domiciliare; 10. VIDONI Giuliano – cl. 1945 – domiciliare; per i reati di associazione per delinquere [art. 416 c.p.], corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio [artt. 110, 318, 319 e 321 c.p.], induzione indebita a dare o promettere utilità [art. 319 quater comma 1 e 2 c.p.] e voto di scambio [artt. 110 c.p. e 96 comma 1 e 2 Dpr n. 361/1957]; sequestro per equivalente delle somme corruttive allo stato accertate nei confronti di tutti i dipendenti pubblici infedeli, fino a concorrenza di € 200.000.
LE PERQUISIZIONI - Oltre 90 le perquisizioni effettuate in Lazio, Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Piemonte, Veneto e Abruzzo, con il supporto anche dei Nuclei di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza alle sedi di Bari, Arezzo, Catanzaro, Catania, Gorizia, Cosenza, Padova, Messina, Siracusa, Udine, Torino, Vercelli e Venezia.
Tags: litorale-romano, entroterra