Dal Pua al lungomuro, i problemi di Ostia: il punto di vista di Riccardo Borgo
E’ auspicabile che il futuro del litorale di Ostia, almeno nel prosieguo del suo iter, venga affrontato attraverso un necessario confronto e la più ampia partecipazione democratica di tutti i portatori di interesse coinvolti (Associazioni di imprese, ambientalisti, rappresentanti dei consumatori, ecc.) come merita un tema fondamentale per lo sviluppo e l'economia turistica di Ostia e di Roma Capitale. Se non è stato possibile farlo prima delle elezioni per il rinnovo del Municipio, auspichiamo lo si possa fare subito dopo in maniera serena e al riparo da polemiche strumentali.
Senza entrare nel merito dei contenuti del Piano - peraltro letti unicamente nella sintesi riportata dalle pagine di un quotidiano - alcuni temi credo possano essere messi in campo già da subito partendo dall'intollerabile criminalizzazione di una intera categoria, quella dei balneari che - fino a prova contraria - è costituita da persone per bene che cercano di fare al meglio il loro lavoro rispettando regole e leggi vigenti e che domani, per principio, si vorrebbero cancellare. In passato l'ho detto in più occasioni e lo ribadisco ancora oggi con forza, proprio anche per evitare equivoci e letture strumentali: dove esistono abusi e illegalità si intervenga con la dovuta fermezza, severità e tempi rapidi.
Non è invece più possibile continuare a trattare tutti i colleghi imprenditori balneari di Ostia come abusivi o, peggio, mafiosi dopo che sono passati sotto il vaglio delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Affrontare uno strumento di programmazione, come è il Piano di Utilizzo degli Arenili di Ostia, partendo dall'assunto che ‘occorre fare piazza pulita’ proponendo di calpestare diritti, professionalità, imprese e famiglie con un progetto che, unico in Italia, immagina di cancellare tante piccole e medie imprese per consegnare il litorale a pochi mega concessionari, oltre che incomprensibile ci sembra lontano dall’interesse generale che l’Amministrazione è chiamata a tutelare. Un modello, peraltro, estraneo alla tradizione balneare italiana fatta di piccole imprese a conduzione familiare che gli altri Paesi europei ci invidiano quale fenomeno di successo internazionale.
In Italia la nostra categoria ha collaborato ad oltre una decina di Piani di utilizzo regionali e migliaia di piani comunali sempre confrontandoci e collaborando con le Amministrazioni pubbliche. E' questo il metodo, non solo opportuno per questo tipo di scelte programmatorie, che viene imposto da leggi nazionale e regionali. Sono certo che sia utile anche per Ostia. In varie occasioni mi sono proposto personalmente di portare l'esperienza del S.I.B. ad un tavolo di confronto dove poter affrontare e discutere su tutti i temi in campo senza alcuna preclusione: dal "lungomuro" alle visuali, dall’accessibilità alle spiagge libere, dall’erosione alla destagionalizzazione, fino allo sviluppo turistico della città. In passato ciò non è stato possibile per problemi che mi sfuggono. Auspico che lo si possa fare in futuro in quanto, lo ripeto, non c'è problema sul quale non ci si possa confrontare e discutere per trovare le giuste soluzioni, magari con ottiche di sensibilità e responsabilità diverse, ma con l'obiettivo comune di salvaguardare il futuro economico di Ostia e di mettere finalmente mano al suo sviluppo turistico”.
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