Ostia - Salve, mi chiamo Daniele Moriggi. Da aprile 2012 lavoro per Ostia Tv come giornalista, sezione sport, dopo essere ‘transitato’ anche per SportLocale (2 aprile 2009 - maggio 2010) e Punto a Capo Sport (giugno 2010 - marzo 2012).

Oggi, però, sono qui non per informarvi dei miei trascorsi professionali, ma per parlarvi della velocità da tenere quando si è in automobile. Ebbene, sappiate che, insieme a due miei amici, siamo usciti vivi da un terribile ‘botto’ avvenuto lo scorso sabato, vigilia di Pasqua, alcuni minuti dopo l'una di notte.


Eravamo andati a casa di un nostro comune amico per vedere insieme la seconda puntata di Ciao Darwin 7 (Integratori vs Bucatini). Mentre il programma era ancora in onda, ho sentito piovere per qualche secondo. Dopo esserci intrattenuti ancora un po’ siamo usciti perché dovevo riaccompagnarli a casa, dal momento che uno dei due non abita ad Ostia ed entrambi non hanno la patente.

Giunti al semaforo all'incrocio tra l'ingresso della pineta (riconoscibile per la presenza del Bar Dollaro) e la strada che porta ai campi della scuola calcio gestita da Riccardo Totti, fratello di Francesco, non ho proprio più pensato al fatto che, in precedenza, aveva piovuto, anche se per poco. Così, con un occhio al livello della benzina nel serbatoio della mia Fiat Punto, ho preso la curva evidentemente troppo larga e siamo andati a sbattere contro il primo albero.


Uno dei miei amici si trovava sul sedile posteriore destro, mentre l'altro sedeva davanti, lato passeggero. Entrambi avevamo le cinture di sicurezza allacciate: è stato questo che ci ha salvato la vita oltre al fatto che il sottoscritto ha avuto anche un piccolo ‘aiuto’ grazie all'airbag. Fortunatamente, siamo scesi dall’auto, che è da buttare ridotta ad un ammasso di lamiere contorte, con il muso rientrato, con le nostre gambe. Credo fossimo sotto shock. Notato nelle immediate vicinanze dell’albero un grosso sasso piatto, ci siamo messi a sedere, senza dire nemmeno una parola.


Per farla breve, siamo stati soccorsi subito da una coppia di altri ragazzi che si trovavano dietro di noi e siamo stati accompagnati all'ospedale Grassi di Ostia, poco lontano, intorno alle 2.20. Una volta visitati, i sanitari hanno riscontrato a tutti e tre i ‘danni’ conseguenti all'impatto riconoscendoci il codice verde. Io me la sono cavata con una botta all'emi-torace destro, una ‘scorticatura’ sulla parte alta dell'inguine sinistro e dei graffi sulla gamba destra, mentre chi sedeva dietro ha riportato soltanto un piccolo ematoma con conseguente gonfiore alla gamba destra. Ad avere la peggio è stato l’amico che sedeva accanto a me: ha riportato la rottura del quinto dito del piede sinistro, con tanto di 30 giorni di riposo ed il saggio (e quanto mai utile) ‘suggerimento di usare un paio di stampelle.


Per la verità, per una settimana ho anche portato il collare, a causa di un lieve colpo di frusta ricevuto subito dopo la ‘conoscenza’ con l'albero in questione. Trascorsa la notte in ospedale, la mattina dopo è venuto mio padre a ‘recuperarci’ con l’altra auto di casa, una station wagon, accompagnando i miei amici a casa.


Dopo averli riaccompagnati, mio padre m'ha detto: "Dovresti accendere un cero alla Madonna!". Gli ho risposto: "Già, sono proprio un miracolato". Questo perché uno dei due nostri soccorritori, nell'immediatezza del fatto, ci aveva detto, chiaramente: "Siete stati fortunati, ragazzi. Io ho perso la mia migliore amica in questa strada: si chiamava Laura".

 Sono andato a cercare negli archivi di Ostia Tv scoprendo, nella sezione cronaca, il nome di quella povera ragazza e rendendomi sempre più conto della fortuna avuta. Fino al giorno prima sono stato uno che amava, come e dove poteva, premere il pedale sull'acceleratore, forse anche a causa della mia passione per la Formula 1 con mi diletto anche con la Play station. Adesso, invece, ho capito a mie spese una cosa fondamentale: la velocità è sempre pericolosa, a maggior ragione quando il manto stradale è bagnato, anche se leggermente.


So cosa state pensando: ti sarai messo alla guida ubriaco. E no, cari miei: da sempre sono allergico a tutti i tipi di alcolici esistenti! Birra, vino o alcool non c’entrano, in questo caso. Il mio appello è dunque questo: non correte, ragazzi! A noi è andata bene, ma questo non significa avere la certezza di restare sempre tra i vivi. Quante volte, nei telegiornali, sentiamo di persone morte in incidenti stradali? Certo, in alcuni casi a provocarli sono la guida sotto l’effetto di stupefacenti o perché alcuni hanno alzato troppo il gomito o, anche, per la ‘stanchezza’, e mi riferisco al micidiale colpo di sonno.


Vale la pena morire quando non si sono assunti stupefacenti o alcolici? Credo che la vostra risposta sia unanimemente no! Nel gennaio 2014, dopo che ebbi un altro incidente ad Ostia (stavolta niente feriti, per fortuna), mia madre mi disse una frase che amava ripeterle il suo istruttore di guida: "Meglio una frenata in più che una in meno". Un’altra frase da tenere a mente è quella che diceva Joe Rogan, ex presentatore di Fear Factor (vecchio reality show americano): "Qualcuno bravo a guidare non corre. Io penso d'essere più bravo di mia madre a guidare, però ho avuto due incidenti e lei nessuno. Quindi, a conti fatti, vince lei”. Mia madre, esattamente come i miei zii, vanno piano.


Come ho già scritto, sono sempre stato uno che amava correre, però, quando mi metterò nuovamente alla guida dovrò imparare  a non correre, ad essere prudente, se voglio continuare a vivere e ad inseguire il sogno di diventare, un giorno, come i famosi Pierluigi Pardo e Fabio Caressa. "Dreams come true", dicono gli americani, "I sogni diventano realtà", ma questo può succedere se rimaniamo in perfetta salute. Concludendo, dico solo questo: correre in macchina è come tentare di imitare le mosse degli atleti della WWE senza averne né il fisico né la preparazione tecnica necessaria. Ci si fa male, se la Dea bendata o un angelo custode non stanno al nostro fianco! E quando questo non succede, lascio a voi immaginare il resto…