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RUGANTINO… RIDENDO E SCHERZANDO Resuscita dalle ceneri del Capannone la Compagnia Teatrale Parrocchiale di San Nicola

Una Parrocchia è un Centro di Aggregazione Spirituale che collega a sé moltissime persone nella loro parte più delicata quale è quella del sacro; le famiglie vi crescono al suo interno e collegano i loro momenti più intimi e importanti con i percorsi personali o condivisi e i giovani percorrono queste tappe scandite da una parte dalla crecita sacramentale di ciascuno, dall’altrà dalla vita comunitaria con la gente che vi partecipa, con maggiore o minore presenza. E così si succedono generazioni e generazioni, i ricordi e le esperienze si alternano; tuttavia rimangono indelebili certi momenti così fortemente provati e sentiti che investono la sfera più personale e la collegano al vissuto comunitario. A San Nicola questa comunità cresce e si evolve da circa quarantanni e moltissime persone hanno contribuito ad accrescerne l’identità particolare scrivendo la storia di un luogo fatto di memorie comuni nell’alternarsi dei vari Parroci al suo servizio; le esperienze che capitano in questi posti sono parte di una memoria collettiva appartenente ad una molteplicità e alla quale in molti sono attaccati, che fa quasi parte integrante della personalità di ciascuno, strade che hanno condizionato e condizionano il presente e daranno certamente, se continuative, un significato particolarissimo al futuro di questa specifica grande famiglia, un sentiero che nulla e nessuno potrà mai cancellare.

Questa premessa è posta per valorizzare il succedersi delle persone che in questo luogo hanno lasciato una parte del loro cuore non soltanto con le preghiere, ma con i fatti concreti; una parrocchia cresciuta tramite esperienze indelebili per le quali qualcuno e molti hanno investito con il sudore della  fronte e con la fede delle preghiere. Queste opere sono diventate negli anni ricordi indelebili, eventi caratteristici di questo luogo, una diretta continuità di relazioni tra persone nella successione dei sacerdoti che venivano ad amministrare.  Questa comunità consolidata negli anni, con la sua storia e le sue storie, con i suoi gruppi e le sue tradizioni, è il più grande tesoro da proteggere e preservare; tutte le persone che qui sono passate hanno lasciato i sussulti del loro cuore legati ai loro particolari percorsi e a buon titolo vogliono tornare, di tanto in tanto, chi più e chi meno,  con amore ed orgoglio a sentirne il battito.

Nel ritmo di questo battito è cresciuto l’ Oratorio Don Bosco di San Nicola - per ora ancora inattivo da qualche anno; il Capannone che ospitava le Sedi e il Teatro della storica Compagnia Ridendo e Scherzando non esiste più da quando andò misteriosamente in fiamme ed è uno spazio vuoto, fastidioso, insopportabile alla memoria di molti, che attende ancora di essere colmato.

Per ristabilire questa “sacra” continuità storica si sono mossi alcuni Parrocchiani insieme ad alcuni amici più o meno consapevoli dell’importanza di ciò che vanno a fare; tutti insieme hanno raccolto la forza e il coraggio di riorganizzarsi per ristabilire un flusso naturale nella storia di questo luogo delle memorie comuni malgrado gli scossoni degli anni. Si è ricostituita la Compagnia Teatrale della Parrocchia e si metterà in scena Rugantino; la finalità è la beneficenza e la raccolta di qualche fondo per la ricostruzione dei locali andati ditrutti per permettere il proseguo di quello che si è interrotto aldilà della volontà della gente.

Un nuovo Capannone vedrebbe la ricostruzione dei vecchi locali e sarebbe quindi utile non solo alla Compagnia – gruppo che ha sempre funzionato da collante per le varie esperienze parrocchiali – ma sopratutto per l’Oratorio Don Bosco e il Catechismo.

La sempre maggiore affluenza di ragazzi in questa zona, l’osservazione del territorio, le alte ed eccessive quote di partecipazione alle varie attività sportive e culturali locali, fanno in modo che la Parrocchia sia sempre più ricca della presenza di ragazzini nel pomeriggio, che hanno bisogno evidentemente di essere accolti in spazi e attività strutturati e ben organizzati ( se non per metodo per sicurezza!) definiti in gergo tecnico a “bassa soglia”, come del resto è stato per decenni.

Per risolvere in via definitiva questi problemi, nella direzione spirituale e sociale fin qui sottolineata, l’appello “di chi ha memoria” e che si solleva è diretto non soltanto ai volontari che già stanno operando, non esclusivamente alla chiesa che con i sacerdoti comunque è schierata in prima linea, ma soprattutto a tutte quelle istituzioni alle quali sta a cuore la continuità storica di una comunità così importante per l’intera municipalità, che è parte integrande dell’identità del notro territorio, che racchiude i percorsi di generazioni di famiglie, di ricordi e  di vissuti a favore delle memorie condivise utili a tutti e contro l’oblio necessario soltanto a qualcuno.

SKATEPARK: SPORT,  SOCIALE E CULTURA

Intervista a WillY: Eneide Hip Hop – Sociale e Cultura

 

SDT: Ciao Willy com’è nata questa iniziativa Eneide Hip Hop, c om’è stata organizzata e come si è svolta?

WILLY: L’iniziativa nasce per sviluppare quelle tendenze che ci sono tra cultura arte e sport  nel segno del sociale, un mix di displine sportive, di arte,  per esempio quella dei Graffiti; siamo soddisfattissimi perché siamo riusciti a raffigurare quella che è la storia di Enea e dell’Eneide in parti che comunque si collegano maggiormente ai ragazzi. Si sottolineano quegli aspetti che si collegano di più agli interessi dei ragazzi, quelle situazioni storiche che servono da insegnamento e che sono più adatte ad essere comprese e spiegate. Per il resto l’ambiente dello skatepark cresce sempre di più; ogni evento è un  mezzo per far si che si espandano quelle che sono le dottrine nostre ovvero quelle del coinvolgimento dei ragazzi e dei bambini in attività legate alla cultura del territorio e del sociale extrascolastico.

SDT: Quanti minori riuscite a coinvolgere ogni giorni in questi eventi?

WILLY: Ma i ragazzi coinvolti in questi eventi saranno quasi 1500 nell’arco della giornata e la fascia d’età è dai 13 ai 50 anni.

SDT: I minori sono locali o vengono anche da fuori?

WILLY: Soprattutto locali ma nelle iniziative come queste vengono spesso da Roma e dalle altre città più vicine.

SDT: Quindi il sociale che si integra con la cultura e in questo caso dell’Eneide con la formazione scolastica. Funziona questa integrazione? Aiuta anche a studiare questa Eneide Hip Hop?

WILLY: Certamente si apprende meglio divertendosi; molto spesso questi ragazzi non accettano un insegnamento noioso e non stimolante perché sono bombardati con messaggi televisivi che inneggiano al piacere e non certamente al dovere. In questo modo conoscono la storia di Enea e si appassionano alla storia grazie a metodologie di apprendimento piacevoli. Tramite questa specie di Mix rendiamo tutta la didattica più piacevole; oltre a questo abbiamo sviluppato la tematica del contrasto alle droghe, di prevenzione, in particolare c’è stato un dibattito con i ragazzi del Creno di Formazione del Pasolini molto vivace e coinvolgente.

SDT: Con la scuola si riesce a lavorare? Questo skatepark, ambiente extrascolastico, riesce a collegarsi alle lezioni e ai programmi istituzionali?

WILLY: Non i n tutte purtroppo; abbiamo grossi problemi con la dirigenza della Scuola Guttuso perché non si comprende affatto l’importanza del lavoro extrascolastico o della territorialità in genere. Quella scuola così come la si sta impostando rischia di non avere proprio i requisiti adatti per integrarsi in sistemi educativi più ampi che valorizzano la partecipazione dell’associazionismo locale e delle realtà ed enti territoriali.

Con Amendola e Parini dobbiamo sviluppare certamente la collaborazione che ancora non c’è; per ora stiamo lavorando con le scuoll’Entroterra e dell’Infernetto in collaborazione con l’Associazione HappyTime.

SDT: Come sta andando la collaborazione di cui fate parte con il Polo Educativo Ostia Ponente Progetto Versus guidato dalla Cooperativa Futura?

WILLY: Va bene, procede. C’è sempre molta attenzione alle nostre tematiche e quindi siamo soddisfatti.

SDT: Partecipate o siete informati della Cabina di Regia Minorile dei Servizi Sociali che incentra tutti e tre i Lotti Educativi presentio sul XIII°Municipio Ostia Levante, Ponente ed Entroterra?

WILLY: L’informazione è un grosso problema; ci arriva poco di questi incontri e quindi questo è certamente un punto di criticità da risolvere. Dobbiamo migliorare l’informazione e gli strumenti adatti a questo. Partecipare per noi è quasi impossibile, o comunque a tutte quelle realtà che operano frontalmente con i minori; una comunicazione maggiore ci aiuterebbe a sapere quello che accade sui tavoli e nelle stanze dei bottoni. Non va bene che si rischi di dividere chi fa il lavoro diretto con i ragazzi e chi invece elabora percorsi e strategie.

SDT: Tramite lo skatepark entarte in contatto con molti minori e molte famiglie e certamente vi capiterà di consocere storie e situazioni problematiche su cui lavorare; riuscite a inviare queste situazioni ai servizi sociali e ad avviare quindi un percorso terapeutico o di risoluzione della problematica?

WILLY: Io dico la mia personalmente; sono un giocatore di pallacanestro e a questo livello posso dire di essere uno dei simboli di questo sport sul territorio. In questo senso posso anche dire che lo skateboard ha una funzione sociale migliore del mio sport, migliore anche del Rugby che va tanto di moda adesso; ogni volta che si fa skateboard si finisce sempre per socializzare, aiutarsi nell’apprendere lo stile altrui insomma è molto utile ad un contesto di osservazione dei ragazzi ma anche di auto aiuto.

SDT: Un ultima domanda; utlimamente nei giornali locali e nazionali si è quasi sottolineato questo aspetto della cultura Hip Hop – alla quale siete molto legati -  non positivo, ovvero legato ad una cultura di strada violenta e aggressiva, esageratamente legata alle tematiche della devianza minoile in genere: come la pensi a proposito?

WILLY:  Ogni forma di espressione dell’Hip Hop possono avere degli sbocchi e dei canali non puliti e non corretti; l’importante che ciascuno dei ragazzi o ciascun educatore genericamente nel trasmettere quest’arte e questa cultura lo faccia nel modo giusto. Noi di SkatePark The Spot facciamo in modo che ogni evento, ogni gara, ogni sitauzione, abbai delle regole ben precise; creare nei ragazzi una scintilla per recuperarsi da queste periferie, per andare controcorrente rispetto al disagi, acquisire un modo di vivere diverso dai controvalori egoistici dello far soldi facilmente, spacciare, rubare e essere più furbi degli altri in questo senso. Posso dire in risposta a questi giornali di non confondersi con l’immagine che abbiamo dei film o dei video musicali o comunque delle culture metropolitane Americane; a Roma e in Italia non si possono applicare mentalità che non ci appartengono per giustificare comportamenti devianti. Nell’Hip Hop ci sono valori ed esempi per i ragazzi; cominciamo a valorizzare questi aspetti e poi se ci sono gruppi o gruppetti che si rifanno a queste mode per sfogare soltanto la loro rabbia sono affari loro e in loro nessuno dei nostri ragazzi credo debba riconoscersi.

 

RISCHIA DI CHIUDERE IL GIORNALE DEI GIOVANI

La giovane redazione del gruppo “Officina”, in piedi grazie al Bando Sociale “delle Idee”,in pericolo sfratto

 

Questo gruppo di ragazzi attivissimi socialmente sul territorio da diversi anni non ci stanno a perdere il loro spazio di incontro ancora una volta; i loro più storici esponenti erano partiti incontrandosi in una parrocchia, poi, divergendo su alcune idee, avevano trovato ospitalità in Affabulazione per poi approdare in ultimo alla Ex Colonia con nuove progettualità tra cui la vincente idea finanziata dai Servizi Sociali del Giornale dei Giovani e per i Giovani. Ma ecco che anche da qui pare debbano andare via; ci si chiede se si riesca a concedere al più presto uno spazio utile e “neutro”, libero da contese, dove finalmente  questi giovanissimi possano esprimere le loro idee in progetti continuativi senza dover sempre incappare in questioni spinose e in pressioni che esulano dal servizio che hanno in mente di compiere per i loro coetanei e per l’intera comunità civile.  Ci scrive uno dei suoi rappresentanti – ne riportiamo un estratto:

“Ostia e il tredicesimo municipio vivono da anni una mancanza cronica di spazi di aggregazione, laboratori di sviluppo d’idee che coinvolgano studenti, lavoratori, precari, migranti e tutte quelle fasce disagiate che compongono il tessuto cittadino. Il collettivo “L’Officina” è riuscito a strappare all’interno della Vittorio Emanuele uno spazio per sopperire alle carenze di questo territorio, dando vita ad una tipografia e al giornalino “Bomba Carta”, soprattutto creando un luogo dove confrontarsi e sviluppare nuove forme di resistenza e di conflitto.

Dopo la dismissione del progetto “Casa della Cultura”, che prevedeva la riqualificazione della Vittorio Emanuele mantenendo la sua vocazione culturale, anche il collettivo L’Officina rischia lo sfratto.

Ma non sono gli sfratti, gli sgomberi e le denuncie ad impedirci d’immaginare un mondo diverso. Vogliamo costruire spazi di libertà dove poter pianificare e costruire un futuro senza più precarietà e senza più sfruttamento. L’Officina è di tutte le persone che vogliano costruire spazi comuni di partecipazione.”