Dragona – A rischio sgombero il campo nomadi di Dragona? Al momento non vi è nulla di ufficiale, né un’ordinanza né altro, ma il timore che la piccola comunità rom di via Ortolani possa essere “dispersa” resta. A destare preoccupazione le misurazioni, effettuate nei giorni scorsi, da parte dei tecnici dell’Atac dopo una interrogazione presentata in consiglio comunale da un consigliere de La destra. Nel documento l’esponente capitolino chiedeva perché mai una proprietà dell’azienda dei trasporti fosse occupata da chi, in sostanza, non ne aveva alcun diritto.

 

A lanciare l’allarme contro il rischio di dispersione è Marco Noli, esponente del Partito della rifondazione comunista del municipio XIII. “Il motivo di questa possibile, eventuale deportazione forzata sta nel fatto che il terreno dove si trova l’insediamento appartiene all’Atac”, spiega Marco Noli.

 

 

Nel campo – un insieme di baracche, roulotte e caravan posto sotto il cavalcavia Nuttal che attraversa viale dei Romagnoli, la via del Mare e l’Ostiense – al momento vivono tra le trenta e le quaranta persone. Tra di loro molti bambini, la cui età è compresa tra i tre fino ai dodici, tredici anni, che frequentano la vicina scuola Leonori di Acilia.

 

L’insediamento, nato nel 1992, rientrerebbe, ma il condizionale è d’obbligo, nei tredici campi che il sindaco Gianni Alemanno dovrebbe autorizzare nella città di Roma. Fino ad oggi, però, l’inserimento non è avvenuto. L’ufficio nomadi del municipio XIII, nonché gli stessi abitanti di via Ortolani,  hanno in passato chiesto il trasferimento in un altro campo, presentando dei progetti e  non rifiutando altre prospettive, tra cui  l’inserimento nei bandi per l’assegnazione delle case popolari.

 

Fino ad oggi il piccolo campo nomadi,  seppure con grandi difficoltà ed un solo grave episodio da azione penale (l’investimento di tredici persone a novembre del 2008 da parte di un giovane ubriaco residente nell’insediamento, ndr), ha rappresentato un esempio di come tradizioni e scelte culturali possano convivere. Dragan Radosialevijc,, il responsabile della comunità, ha spesso aperto le porte alle diverse realtà del Tredicesimo. La convivenza è stata, tutto sommato, pacifica.

 

 

“La sua dispersione sarebbe una perdita del patrimonio di condivisione, tolleranza e crescita per tutti i cittadini del quartiere”, sostiene Marco Noli. “Ma sembra che a  qualcuno non interessi strappare la vita di uomini, donne, bambini e anziani, creando sofferenze con conseguenze irreversibili non solo sulla salute ma anche sulla psiche. E’ già successo in passato, e succede ancora, che i cittadini siano considerati numeri e nulla più, magari selezionati in base ad una etnia, a una razza, a una idea di mondo diversa da quella di chi comanda”, prosegue.

 

 

Secondo l’esponente della sinistra, “lo smembramento di questa comunità sarebbe l’ennesimo atto che dimostrerebbe l’incapacità, l’incompetenza, la bassa conoscenza dei fenomeni sociali rispetto ad una esasperazione e valorizzazione dell’istinto, tipico di chi non ha strumenti culturali, politici e solidali, prima che economici per migliorare la vita dei cittadini”.

 

 

“E’ sicuramente più facile fare sgomberi ogni tanto, che mettere mano alla compravendita illegale di case popolari. O requisire case sfitte da decenni, visto che Roma ormai ha più case senza famiglie che famiglie senza casa”, continua Noli, sottolineando che  “l’Unione europea ha già condannato l’Italia per gli sgomberi di famiglie in condizione di povertà estrema, ma, non avendo il nostro stato, pur dichiarandosi democratico, una legge sulla tortura, per ora nessuno pagherà per questo reato”.

 

L’interrogazione è stata presentata alla fine di luglio in aula Giulio Cesare. Una decina di giorni fa il personale dell’Atac ha condotto i rilievi. Sul posto sono poi andati la polizia municipale e i carabinieri.

 

Noli, a nome del Prc,  si augura che l’ufficio nomadi dello municipio possa intervenire e trovare una soluzione al problema garantendo la permanenza del campo e il riconoscimento degli interventi positivi fino ad oggi attuati al servizio dei cittadini a rischio di emarginazione.

 

E coglie anche l’occasione per segnalare dalla fine del mese di luglio le docce del campo, che già funzionavano malamente, sono fuori uso. “Nonostante i fax e i solleciti al municipio, le docce sono rotte. Anche questa è violenza”, conclude.