Ostia – “Non so chi vincerà, ma so che certe scelte hanno già perso”, dichiara Marco Noli, assistente sociale di Ostia. Martedì scorso i servizi sociali del X  Municipio hanno vissuto una giornata particolare. Avvisati di un insediamento presso la riva del Tevere a Dragoncello, alcuni  assistenti sociali e alcuni membri della polizia municipale sono andati a conoscerli, alle 7 del mattino. Si tratta di 12 persone, 7 adulti e 5 bambini, che frequentano la scuola del quartiere, accampati in baracche fatiscenti. In considerazione del rischio ambientale, è stato proposto loro di trasferirsi armi e bagagli nell’unico campo autorizzato del municipio, quello di via Ortolani, presso il cavalcavia Zelia Nuttal, a Dragona. Gli attuali residenti nel campo hanno accettato la proposta, anzi uno di loro, col proprio camioncino, ha collaborato allo spostamento. “Restava però il problema di trovare almeno qualche tenda per le prime notti: iniziata la ricerca (protezione civile, Cri, vari uffici comunali, volontariato locale) nel corso della giornata solo gli Scout della parrocchia Regina Pacis di Ostia hanno messo a disposizione delle tende. Anche la comunità di Sant’Egidio ne ha  portata un’altra.

 

Verso le 19.30 di sera sono state montate le tende e verso le 21 le persone potevano trascorrere la notte in sicurezza.  Dopo i primi momenti di ‘incertezza’, gli uomini hanno iniziato ad aiutarsi tra loro, le donne a parlarsi, i bambini a giocare. “Quanta differenza con le violenze di questi tempi: irruzioni all’alba, ruspe, polizia, carabinieri, elicotteri, distruzione di beni, di relazioni, di affetti, deportazioni. E non solo nei confronti degli insediamenti di altri europei, come la vicenda dell’Idroscalo testimonia”, prosegue Marco Noli. Il mattino seguente è stato possibile comunicare con l’”Ufficio nomadi” del Comune per chiedere di mettere qualche bagno chimico in più e, magari, riportare le docce che dovevano arrivare lo scorso febbraio, in sostituzione di quelle tolte in precedenza.

 

“Se è vero che ogni “sgombero” di piccole dimensioni è costato all’amministrazione 20.000 euro, senza portare a nessuna soluzione, se non lo spostamento di qualche metro delle persone insidiate, pressoché a costo zero i servizi sociali e il nucleo assistenza emarginati della polizia di Roma Capitale del X Municipio hanno dimostrato che si può risolvere un problema senza far soffrire nessuno: ricordiamo che dalla presidenza Pannella il Municipio ha una autonomia maggiore degli altri per quanto riguarda il settore sociale, autonomia non valorizzata nel tempo”.

 

“Se i finanziamenti utilizzati con la cosiddetta “emergenza nomadi” (diversi milioni di euro),  fossero stati usati diversamente, oggi probabilmente ogni  famiglia “nomade” (7.000 persone a Roma) avrebbe un appartamento. Prima di lasciare il campo, qualche bambino ha provato a chiedere: “Ma loro sono rom? Sono rumeni? Sono zingari? Sono musulmani?” L’unica risposta è stata: “Sono esseri umani, uomini, donne, bambini, come te”. Auguriamo a tutti, anche al sindaco (pro tempore) Alemanno e al suo avversario Marino nonché al vicesindaco (pro tempore) Belviso, di provare un giorno le emozioni vissute martedì, dove nessuno ha pianto o ha odiato le “istituzioni”, perché cacciato da altri uomini a chilometri di distanza dalla sua scuola o dalle sue attività quotidiane, o dalle sue relazioni significative, dove non si sono buttati invano soldi pubblici”, conclude l’operatore sociale. “Sono tanti i problemi in una società complessa, ma c’è modo e modo di risolverli.  I campi di concentramento e i vagoni piombati devono restare nel buio della storia. I bagni chimici e lo svuotamento del cassonetto dell’immondizia sono di fatto le uniche “spese” che attualmente il Comune affronta per il campo di via Ortolani, con buona pace di chi è cieco perché non vuole vedere.  Non sappiamo chi vincerà, ma sappiamo chi ha perso”.