Dragoncello -  Versa nel più completo degrado un’antica villa romana venuta alla luce nove mesi durante degli scavi per la realizzazione di una condotta fognaria a Dragoncello, nell’hinterland del municipio XIII. La residenza si trova nei pressi di via Alfredo Ottaviani, in uno spazio verde verso il fiume Tevere. Ma gli interventi non c’erano stati perché non ci sono i soldi.  “Addirittura”, è tornata a denunciare l’associazione culturale Severiana, “al suo interno è stato improvvisato un barbeçue con dei cocci romani”. E adesso? Resta solo il necrologio di questa villa romana, risponde Andrea Schiavone, presidente dell’associazione.

 

“I resti dell’edificio, come spesso accade, erano stati rinvenuti casualmente poi, perché mancano i soldi, perché la gestione del patrimonio culturale diventa sempre più difficile, l’antica villa era stata abbandonata a se stessa”, spiegano all’associazione. Lo scempio, poi, con il barbeçue. Approfittando dell’assenza di divieti e di recinzioni, qualcuno aveva pensato di utilizzare la zona adibendola ad area pic-nic. All’interno, infatti, i volontari di Severiana avevano trovato e fotografato un fuoco, realizzato con elementi che invece potrebbero essere importanti per un ipotetico studio e datazione della dimora.

“Questo è l'esempio più eclatante del degrado dei beni culturali in Italia”, aveva dichiarato in una nota Severiana: “si spendono milioni e milioni di euro in archeologia preventiva e poi non si sa cosa fare dei reperti portati alla luce. In questo, la Soprintendenza di Ostia e Roma è maestra: nel XIII municipio presso la rotonda di Ostia Antica, sulla via del Mare, gli scavi sono aperti da quasi un anno. Così come per i resti della nave romana al Ponte della Scafa, lasciati sommersi dall'acqua”.

Secondo quanto dichiarato dall’Associazione, i resti di questo edificio hanno la stessa tipologia delle precedenti ville rustiche rinvenute negli anni ’80, non molto distanti dall’area in questione, che dovrebbero essere delle fattorie di età repubblicana sopravvissute fino al II sec. a.C., parzialmente distrutte dai lavori agricoli contemporanei. Alcune costruzioni sono in opus incertum e quasi reticulatum. Ci sono canalizzazioni di un impianto idrico e un atrio di cui rimangono le basi quadrangolari in laterizio che sostenevano le colonne. Marmi, tegole e materiale fittile sparso coprono il resto dello scavo, anche se pavimenti a mosaico o in coccio pesto ancora non sono emersi e così neppure rivestimenti parietali ed elementi decorativi.

 

A Dragoncello, in quello che avrebbe dovuto essere il Parco archeologico, ci sono i resti di un’altra villa. Accanto vi è una baraccapoli, già sgomberata un mese fa ma risorta subito. L’area in cui si trova è compresa tra via Antonio Ruspoli e via Ottone Fattiboni, in un vasto  terreno incolto con l’erba che raggiunge gli oltre due metri di altezza. E che ogni estate va a fuoco perché nessuno provvede allo sfalcio. “La situazione è drammatica per tutte le ville del municipio XIII che cadono letteralmente a pezzi”, conclude Andrea Schiavone: “il prossimo fine settimana, come Severiana, organizzeremo una visita a questo scempio, facendo un libro bianco di denuncia da consegnare al ministero dei beni culturali”.