Ostia - Più concessionari per le spiagge, più investimenti per il turismo. È questa la formula del nuovo Pua, il piano utilizzo degli arenili pensata dall'assessore al turismo della Regione Lazio Stefano Zappalà. Un piano, presentato ieri presso il Polo Natatorio di Ostia, che detta le linee guida per i 24 comuni costieri della regione, su tempi delle concessioni, vecchie ma anche nuove, modifiche alle strutture balneari e sicurezza sulle spiagge. Si va insomma verso una maggiore libertà dei concessionari, che però dovranno anche garantire una migliore accessibilità alle spiagge. La speranza per i cittadini di Ostia è anche di vedere quindi abbattuto quello che viene definito da tempo il "lungomuro".

"Dopo aver visto i dati delle presenze turistiche nel 2011 in aumento del 10, 12 per cento e delle presenze negli stabilimenti balneari in calo del 22 per cento, dobbiamo ripensare il prodotto balneare italiano che evidentemente non ha più appeal. Le strutture devono essere modificate e gli investimenti promossi. Sul litorale romano si deve creare un mix tra la citta' e gli stabilimenti anche con le demolizioni e riconversioni che riguarderanno circa il 50 per cento delle strutture balneari. Abbatteremo, per cosi' dire, un po' di lungo muro. I balneari sono pronti a investire su Roma 80 milioni di euro grazie alle convenzioni con le banche. Sul litorale romano saranno 18 gli stabilimenti da ristrutturare. Presenteremo il progetto a meta' dicembre e sono certo che dopo l'approvazione del Pua regionale gli addetti ai lavori saranno ancora più interessati e l'investimento potrebbe arrivare a 200 milioni di euro". Lo ha dichiarato Renato Papagni (all'agenzia Omniroma), presidente Assobalneari Lazio e Federbalneari Italia a margine del convegno "Piano arenili regione Lazio".

All'interno del Pua è stato inserito inoltre uno studio socio economico del 2010 dove sono elencate tutte le dinamiche demografiche dei 24 comuni del litorale laziale, le attività, i flussi turistici, la nautica da diporto e i flussi croceristici. "Era da oltre vent'anni che si attendeva il Pua regionale - ha commentato l'assessore alle Attività produttive di Roma Capitale, Davide Bordoni - finalmente oggi si presenta uno strumento fondamentale per i nostri arenili. I comuni si dovranno adeguare alle indicazioni del Pua, ma soprattutto potranno consentire a chi lavora sugli arenili di fare investimenti e di poter risolvere questioni che negli anni passati non sono state risolte o peggio ancora rinviate. Massima disponibilità da parte di Roma Capitale nel sostenere le esigenze degli operatori e risolvere le indicazioni dell'Unione europea. Rimane il problema delle concessioni ma con questo strumento si danno delle indicazioni chiare e i Comuni potranno adottare sempre con evidenza pubblica degli strumenti che vadano incontro anche a quelle che sono le normative vigenti in sede europea". "Il turismo è la prima industria nel Lazio - ha sottolineato l'assessore regionale al Turismo, Stefano Zappalà - e il mare è una risorsa fondamentale. Dobbiamo perciò aiutare chi fornisce i servizi balneari.
Abbiamo cercato infatti di dare certezza attraverso i quadro normativo e tranquillità a chi opera nel settore. Più gente investe, più concessionari ci sono, più le concessioni sono lunghe meglio è". Hanno partecipato al convegno, Mario Canapini, sindaco di Fiumicino, Giacomo Vizzani, presidente Municipio XIII, Renato Papagni, presidente Assobalneari Lazio e Guido D'Amico, presidente Confimprese Italia.

Critica nei confronti delle dichiarazioni di Papagni, Sel del XIII municipio, che attraverso il coordinatore Sandro Lorenzatti, ha dichiarato: "Ci vuole faccia tosta per fare dichiarazioni come quelle fatte dal Presidente Assobalneari Papagni, secondo il quale al calo dell’interesse e delle affluenze negli stabilimenti balneare si deve rispondere con la ristrutturazione a Ostia di 18 stabilimenti con 80 milioni di euro, ovvero  seguendo il vecchio obsoleto modello dei palazzi sul mare. È invece proprio questo modello che è fallito, quello della cementificazione degli arenili e della confusione tra città e spiaggia: i cittadini ed i turisti non me possono più di queste orrende costruzioni in cemento che sorgono sulle spiagge, proponendo un modello fallimentare di utilizzo degli arenili. E se Papagni continua a portare avanti questo modello vuol dire che è fallimentare la sua stessa presidenza, opinione ormai che molti condividono anche tra gli imprenditori. Se vogliamo abbattere un po’ di lungomuro iniziamo col demolire gli abusi sulle spiagge di Ostia. Il modello di gestione delle spiagge deve essere rivoluzionato: si deve tornare a rispettare l’ambiente e a considerarlo come unica e vera risorsa turistica; si deve tornare a proporre il mare e la spiaggia e non le discoteche o gli impianti sportivi dai quali magari esce acqua salmastra. E su questi obiettivi dobbiamo coinvolgere anche quegli imprenditori onesti che svolgono le loro attività nel rispetto delle regole ambientali, sociali ed economiche. Le spiagge e il mare di Ostia vanno insomma liberati da chi intende gestirle come fossero” cosa loro”, privata e cementificabile, recuperando la loro naturalità e restituendole alla libera e gratuita fruizione dei cittadini. Dobbiamo tornare a considerare le spiagge come un bene pubblico, perché questo sono, e come una risorsa economica a diposizione di tutti e non solo di pochi".