FECE FOTO A BIMBI AL MARE, PER LA CASSAZIONE NON È PEDOPORNOGRAFIA
Scarcerato, dalla Cassazione, un profugo 'antitaliban' afghano di 42 anni accusato di pedopornografia dopo essere stato sorpreso la scorsa estate, sul litorale romano di Ostia, a scattare tredici foto a quattro bambini ritratti di spalle con inquadrature sui sederini. Ad avviso della Suprema Corte, le norme europee - in particolare la decisione quadro 68/2004 che definisce la nozione di pedopornografia - non consentono l'incriminazione, e men che mai l'arresto, di chi si limita a ritrarre dei minori, anche se 'posteriormente', senza che i piccoli siano "coinvolti in una condotta sessualmente esplicita". E proprio alle indicazioni comunitarie sui reati contro l'infanzia si deve attenere il giudice italiano dal momento che le nostre norme - pure quelle riformulate nel 2006 - non contengono una definizione alternativa di pornografia, rispetto a quella stabilita in sede Ue, che sarebbe utile nei casi limite tra lecito e illecito.
"Si puo' anche comprendere - scrive la Cassazione nella sentenza 10981 che ha 'liberato' Khan Ghazni G. - come il comportamento di uno sconosciuto che fotografa insistentemente bambini sulla spiaggia possa destare preoccupazione o allarme nei genitori,indotti a sospettare intenti più o meno malsani". "Ma sino a che questi ipotetici intenti restano tali - spiegano i supremi giudici - non si può incriminare il fotografo per produzione di materiale pedopornografico, con l'aggiunta della carcerazione preventiva". Al massimo - aggiunge l'alta Corte - si può comminare una multa per molestie, ma non configurare "il gravissimo delitto di pedopornografia che richiede essenzialmente esibizioni o materiali rappresentativi connotati da una allusione o un richiamo di tipo sessuale". La stessa Cassazione ha esaminato le foto in questione sottolineando che "i minori sono in posizione assolutamente innocente perché stanno camminando, o sono in piedi su una roccia, o sono chinati per salire su una roccia con l'aiuto delle mani: nessuna esibizione lasciva, quindi, e nessun atteggiamento sessualmente allusivo".
Ha sbagliato, dunque, il gip di Roma che il 29 luglio 2009 aveva messo in prigione Khan Ghazni G. ritenendolo gravemente indiziato di pedopornografia "solo perché - rileva la Cassazione - alcune foto ritraevano i minori 'sul culetto' e il fotografo aveva espressamente richiesto quella posa". Per quei nove mesi di carcere ora l'avvocato Giuseppe Salivetto, difensore dell'afghano, preannuncia richiesta di risarcimento danni da ingiusta detenzione. "Sono completamente in disaccordo" ha commentato il presidente della Commissione per l'Infanzia, Alessandra Mussolini. "Ma quali molestie o carenze, la nostra è una delle normative migliori e più avanzate d'Europa. Semmai - ha aggiunto - c'é stata una 'carenza' nella lettura della legge da parte dei supremi giudici. Con il testo abbiamo voluto colpire ogni tipo di foto o film a contenuto pedopornografico, scambiato anche per telefono o mail".
(fonte Ansa)