Fiumicino – In una intervista rilasciata dal presidente dell’Enac, Vito Riggio, il dirigente ha affermato che l’ente era a conoscenza della situazione in cui versava la compagnia aerea  siciliana low cost Wind Jet.  “L’Enac sapeva da marzo che la situazione di Wind Jet era drammatica”, ha detto Riggio: “Non c’è nessuna compagnia aerea italiana che produca attivi. Se noi dovessimo chiudere le compagnie solo perché sono in perdita sarebbe un deserto”. Parole forti, che hanno scosso.

 

 

E che il leader del Movimento progetto tricolore Cristian Terrevoli commenta così: “Emerge così con evidenza la situazione di crisi che tutto il sistema aeroportuale italiano sta subendo”.

 

 

 

Nei giorni scorsi Cristian Terrevoli aveva sottolineato la “necessità di una seria ed imminente riorganizzazione del sistema aeroportuale”. Ed aveva citato il caso Argol, poi il caso Flight Care,  le esternalizzazioni di AdR fino ad arrivare a Wind Jet. “Centinaia di posti di lavoro sono in serio pericolo e questo non sta avvenendo per pura casualità”, dichiara il leader del Mpt.

 

 

 

“Più volte abbiamo descritto quali siano le cause principali di questa “incomprensibile” crisi del comparto descrivendo come il non rispetto delle regole in un mercato fortemente liberalizzato abbia creato un clima esplosivo all’interno dello scalo”, spiega Terrevoli, riferendosi per l’appunto alle liberalizzazioni che hanno portato alla concorrenza spietata ed alla svendita del lavoro.

 

 

 

“Non vogliamo ripeterci con dichiarazioni o attribuzioni di responsabilità ma pensiamo che le soluzioni possano esserci”, prosegue: “stiamo parlando di un comparto, quello di Fiumicino, che ha tenuto botta alla crisi economica globale facendo  registrare  comunque buoni risultati di traffico”.

 

 

 

“All’interno dello scalo lavorano migliaia di dipendenti la maggior parte dei quali vive nel territorio del comune di Fiumicino a dimostrazione che questa realtà costituisce il traino dell’economia del territorio, non dimenticando che l’aeroporto è il primo distretto industriale del centro-sud. Le parole non certo rassicuranti del presidente dell’Enac devono far riflettere chi oggi rappresenta gli enti locali e le istituzioni nazionali perché è inaccettabile che un settore  già fortemente ridimensionato in termini contrattuali possa essere soggetto ad ulteriori azioni di rigore. A pagare”, conclude,  “non possono essere soltanto i lavoratori: occorre assolutamente rivedere e riorganizzare tutto il sistema  in tutti gli ambiti cercando di evitare la “catastrofe””.