Fiumicino – Ricorre oggi, 27 dicembre, l’anniversario della strage consumata la mattina di quel lontano giorno del 1985 intorno alle ore 9.15 quando un commando di quattro terroristi palestinesi compì un sanguinoso blitz all'aeroporto di Fiumicino. Dopo aver lanciato alcune bombe a mano, armati di mitra, aprirono il fuoco sui passeggeri in coda per il check-in  ai banchi della compagnia aerea israeliana El Al e della americana Twa. In pochi minuti furono ammazzate 13 persone: quattro americani, quattro greci, due messicani, un algerino e due italiani. Tre terroristi furono uccisi dalle guardie della sicurezza israeliane nel corso dell'azione e uno, il capo del commando, Mohammed Sharam, fu catturato vivo. I feriti furono una settantina. Contemporaneamente altri terroristi attaccarono l’aeroporto di Vienna: altri morti, altri feriti. Gli agguati, attribuiti ad Abu Nidal, furono  in seguito esaminati. Secondo quanto riferì l’ammiraglio Fulvio Martini, allora direttore del Sismi, i servizi segreti italiani erano stati informati della possibilità di un attentato. Sembra addirittura che l’attacco fosse stato previsto sotto le festività natalizie allo scalo romano.   Perché, allora, non fu possibile impedirlo? Su questo non è ancora stata fatta chiarezza. Anzi, lo stesso attentato non è ricordato. Una pagina buia della nostra storia recente della quale poco si sa. Il 17 dicembre del 1973 in un altro attentato di un gruppo palestinese al Leonardo da Vinci fu ammazzato un militare della guardia di finanza, Antonio Zara, al quale è stata dedicata la locale caserma delle Fiamme gialle di Fiumicino. Nei giorni scorsi la solenne cerimonia commemorativa in occasione del 40° anniversario della strage.

 

A gennaio del 2013 la Siria è stata condannata dal giudice federale americano John Facciola al pagamento di un miliardo di dollari come risarcimento danni ai parenti delle 25 vittime degli attentati terroristici del 1985 negli aeroporti di Roma e Vienna. Per il magistrato, l’autore di quelle stragi, ossia la cellula del terrorista Abu Nidal, morto nel 2002, non avrebbe potuto organizzare l'azione “senza l’appoggio diretto del governo siriano”. L'Italia e l'Austria furono colpite - secondo quanto si è potuto scoprire in questi anni - in un quadro in cui Abu Nidal voleva screditare Arafat nel suo percorso politico di lotta per l'autodeterminazione del popolo palestinese attraverso politiche di dialogo. Ecco perché gli attentati furono eseguiti nelle due nazioni ritenute tra le artefici maggiori del processo di pace. Roma e Vienna, infatti, avevano stabilito  rapporti con l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e con il leader palestinese, poiché considerati più responsabili delle altre organizzazioni presenti sul territorio palestinese. Nella strage persero la vita  Paternia Fotiadi di 24 anni, Meidani Efrosini, 50 anni, Demetrio Arghiropulos, 72 anni, Adam Meletios di 58 anni, Donato Miranda Acosta di 53 anni e Genoveva Jaime Cisneros di 25 anni, Frederick Cage, Don Melend di 31 anni, Natascia Sophie Simpson di 12 anni e John Buonocore di 20 anni, Mustaphà Diedda di 21 anni e gli italiani Francesco Della Scala  di 57 anni e Elena Tommarello.