Porto turistico di Fiumicino: un gigante dai piedi d’argilla
Fiumicino - Irregolarità procedurali, carenze strutturali, problemi di stabilità e di sicurezza: sono alcune delle motivazioni che hanno portato al sequestro del porto turistico di Fiumicino da parte della guardia di finanza lunedì 19 novembre.
L’opera, con la sua estensione complessiva di oltre 104 ettari ed il costo di circa 400 milioni di euro, presentata come la più grande struttura portuale del Mediterraneo capace di garantire “sviluppo” duraturo ai cittadini, al momento ha conosciuto la pagina più buia.
“I fatti di questi giorni evidenziano, in realtà, che si tratta dell’ennesima opera portuale autorizzata in assenza di una seria pianificazione regionale delle coste laziali ed in mancanza di un qualsivoglia piano portuale regionale”, dichiara il Wwf.
Secondo l’associazione ambientalista, le 4 darsene principali ed i 1445 posti barca sarebbero l’ennesima occasione per costruire innumerevoli “opere accessorie” quali strutture abitative, ricettive, commerciali, sportive e box auto che poco o nulla avrebbero a che vedere con il trasporto marittimo.
Un gigante dai piedi di argilla, insomma. Le infrastrutture portuali, come ribadiscono le indagini di questi giorni, insisterebbero infatti in un settore della foce del Tevere noto, sin dal tempo dei romani, per la sua elevata fragilità idrogeologica ed idraulica.
“Evidenziamo, alla luce dei recenti sviluppi giudiziari”, dichiara Vanessa Ranieri, presidente del Wwf Lazio, “la possibilità che l’impatto ambientale dell’infrastruttura, che si somma a quello determinato dal limitrofo porto turistico di Ostia, non sia stato correttamente valutato. Occorre certamente a questo punto fare piena luce non solo sulle modalità con le quali sono stati affidati i lavori ma anche sull’iter autorizzativo seguito al fine del rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali e nulla osta idrogeologico”.
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