“Uomo a servizio dello Stato”, la riflessione di Roberto Merlini
Fiumicino - Roberto MerliniIl, vicepresidente dell’Unione di centro del comune di Fiumicino, commenta l’attuale scenario politico nazionale. Di seguito il testo:
"Sono trascorsi 20 anni dal 15 gennaio 1993, mattina in cui le emittenti televisive di tutta Italia interrompevano i programmi tv per dare la notizia di un clamoroso quanto eclatante arresto: quello di Totò Riina capo-mafia incontrastato dell’epoca.
Tanto eccellente la cattura quanto encomiabile fu l’operato di colui il quale condusse operativamente le indagini, il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, ufficiale dell’Arma notoriamente conosciuto come “Capitano Ultimo”.
Uomo dello Stato, uomo mai contemporaneo come ora che si susseguono fiction a ripetizione, uomo come i suoi uomini, tutti appartenenti al Ros, con i quali aveva creato una squadra, il “Crimor” (Unità militare combattente), che aveva come unico obbiettivo la cattura di Totò Riina: operazione riuscita egregiamente.
Ma dietro a tutte le cose che hanno un lieto e legittimo fine, vi sono insidie in agguato tese a discreditare o tentare di farlo, l’operato di uomini di Stato. Ed anche questo accadde per mano ed operato di un pubblico ministero del tempo, ma non meno contemporaneo di altri personaggi: il pm Antonio Ingroia.
Ingroia fu l’artefice dell’accusa al Capitano Ultimo di non aver eseguito la perquisizione del covo di Riina per aiutare altri esponenti della mafia a eludere le indagini delle forze dell’ordine. Un’accusa che si è poi rivelata infondata, ed è stato assolto da ogni accusa solo nel febbraio 2006, quando la 3^ sezione del Tribunale di Palermo assolse l’Ufficiale dell’Arma dall’infamante accusa di aver favoreggiato la mafia ed ostacolato la cattura di Riina. Sentenza resa irrevocabile nel luglio 2006.
Ebbene, oggi l’artefice di quello che venne definito “l' agguato giornalistico-giudiziario” nei confronti del Capitano Ultimo , tale Antonio Ingroia, è candidato al governo per la sinistra con il “Movimento Rivoluzione Civile” assieme ad altri “illustri” p.m. fautori del funerale della Prima Repubblica. Nulla di strano se non fosse che nella seconda Repubblica, tale Antonio Di Pietro candidato in coalizione ora con Ingroia, fu il fondatore ed attuale leader di un partito Italia dei Valori, travolto ultimamente nel Lazio dallo scandalo dei rimborsi ai partiti.
Nella ricorrenza del ventennale dell’arresto di Riina, non può non essere ricordato che lo stesso Ingroia, oggi candidato nella politica nazionale come paladino della giustizia civile e sociale, fu colui che chiese al fiancheggiatore di Bernardo Provenzano, Aiello Michele, di ristrutturare l' abitazione del padre ed altre prestazioni varie.
Ecco la sottile linea tra veri Uomini dello Stato e quella di coloro i quali già beneficiati dall’immunità della magistratura, dopo averne beneficiato, oggi si cimentano in politica e se verranno eletti godranno anche dell’immunità parlamentare. Immuni sempre da p.m. , da parlamentari se lo diventerà, questo è l’obiettivo sociale e politico di quella sinistra che si riconosce con Ingroia e che sbandiera la propria trasparenza a destra e a manca, cercando di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dal suo curriculum vitae.
Per celebrare una ricorrenza importante e ventennale , come l’arresto di Riina per mezzo del Colonnello De Caprio (Capitano Ultimo) e dei suoi uomini, non c’è bisogno di commemorazioni in pompa magna, ma sono convinto che sia più giusto che il cittadino venga messo a conoscenza di quelli che vengono da sempre definiti “retroscena” e che hanno danneggiato l’operato degli uomini dell’Arma e la riuscita di un’operazione senza precedenti.
Chi è stato Uomo dello Stato continua ad esserlo anche senza immunità parlamentare, chi ha già avuto il privilegio di una immunità, ora ne cerca un’altra grazie alla candidatura con il “Movimento Rivoluzione Civile”".
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