Fregene - La stagione balneare 2012 è iniziata da appena due settimane e gli impianti balneari situati sul litorale di Fregene Sud stanno già in acqua.


“Abbiamo chiesto ieri mattina all’Assessore regionale all’Ambiente Mattei un incontro urgente- dichiara nel merito Simonetta Mancini, Presidente di Balnearia Litorale Romano, aderente al sistema Federturismo Confindustria- perché a distanza dall’ultima mareggiata, accorsa intorno al 20 aprile scorso, che a Fregene ha spazzato via dai 20 ai 30 metri di spiaggia, ad oggi ci sono 5-6 impianti balneari ad un passo dal crollare letteralmente in acqua. Da allora, infatti, il mare non ha restituito neanche un granello di arenile e il risultato è che molte aziende si trovano a dover affrontare un’intera stagione estiva in condizioni estremamente precarie per l’incolumità di persone e cose.”

 

Dichiara uno dei concessionari interessati, Francesco Milleri, del Capri: “Dall’ultima mareggiata, stiamo continuando a subire, in misura disastrosa gli effetti dei pennelli realizzati a Focene, che non fanno altro che slittare l’erosione marina a nord per un tratto che ad oggi si estende per 500- 600 metri dal Canale delle Acque Alte e Basse. E’ un processo ormai ineluttabile, cui dobbiamo porre un freno quanto prima.”

 

Gli fa eco Luca Pacitto dal Point Break: “Attualmente agli impianti balneari situati sulla parte sud del litorale di Fregene mancano circa 50 metri di spiaggia. Da noi, non abbiamo spazio per mettere 20 lettini di numero. Purtroppo, da queste parti la corrente marina tira per l’80% da sud, è ormai scientificamente provato che più si vanno a potenziare le barriere di sassi a Focene, più si danneggia il litorale immediatamente più a nord, anche in termini di qualità delle acque, dal momento che a noi arriva l’acqua melmosa che ristagna tra la costa e i pennelli. A tale proposito è utile ricordare che come Associazione di Confindustria ci eravamo già fatti portavoce presso la Regione Lazio di un progetto ad alta valenza tecnica predisposto dalla società Tecnoriff che prevedeva la messa in opera di una barriera sottomarina, facente funzione delle naturali barriere coralline, posta a circa 300 metri dalla costa, in grado di spezzare il moto ondoso e addolcire di conseguenza l’impatto tra le onde e la costa.”

 
Spiega Simonetta Mancini: “La soluzione tecnica paventata dalla Tecnoriff, sostenuta all’unanimità da tutte le aziende turistiche balneari associate, non è minimamente impattante e ha già ricevuto il benestare sia degli operatori ittici, perché una barriera così realizzata va solo che a favorire la ripopolazione ittica, sia degli amanti del surf dal momento che l’intervento non è ostativo rispetto agli sport acquatici. Peraltro del progetto Tecnoriff ne è sempre stato a conoscenza anche il Comune di Fiumicino. A nostro parere – conclude Mancini- questa dovrebbe essere la direttrice di lavoro da perseguire. Certo è che dobbiamo ricorrere ai ripari al più presto.”