Axa – Riceviamo e pubblichiamo da Maurizio Giandinoto, socio del consorzio Axa:


“Roma capitale della corruzione? Macché! Quello che succede a Roma succede in modo identico in tutta Italia, siano piccoli comuni, capoluoghi, province o regioni. Dovunque in pratica si maneggino soldi altrui. Se poi si tratta di soldi pubblici, meglio! Ma dall’arraffo selvaggio non sono affatto escluse le strutture private, società piccole o grandi oppure imprese di qualunque tipo. In questo quadro, tanto per volare basso, non fanno eccezione i consorzi stradali obbligatori, che ogni anno incassano i contributi sia dai cittadini che dalle istituzioni. Quindi, anche i consiglieri del Consorzio stradale Axa, che maneggiano circa 2 milioni e mezzo di euro l’anno, si riempiono allegramente le saccocce a spese dei consorziati, come pensano tutti? Ebbene, l’attuale Consiglio di Amministrazione, Presieduto dall’Avv. Donato Castellucci e di cui mi onoro di far parte, assolutamente no. Siamo a prova di Guardia di Finanza e persino di “confessionale”, della serie che se il povero Gesù passando davanti agli uffici del Consorzio avesse puntato il dito contro i consiglieri, ammonendoli con la frase “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, di sicuro avrebbe rimediato una sassata sui denti.



Anche se, più di una volta, vedendo come vanno ovunque le cose, tutti noi del Consorzio Axa ci siamo interrogati nel profondo, chiedendoci se fossimo davvero onesti o soltanto una banda di cretini. In compenso, amministrare a titolo “onorifico”, come recita il nostro Statuto, una comunità di 12/14 mila persone, mantenendo – e bene modestia a parte - 20 km di strade e grandi aree verdi, ci ha fatto capire quanto sarebbe semplice lucrare su appalti e commesse. Questo articolo nasce proprio per rivelare in che modo i componenti di qualsiasi amministrazione possano arricchirsi lucrando sulla manutenzione delle strade. Le gare di appalto stradali si basano sui così detti “capitolati”, in pratica preventivi in cui vengono specificati tutti gli interventi di cui ha bisogno una certa strada ed i relativi costi. Naturalmente, maggiori sono gli interventi da effettuare, più alta è la spesa e di conseguenza più consistenti diventano gli “affari” sporchi. Non appena io e gli altri attuali consiglieri siamo approdati al Consorzio Axa ci siamo imbattuti in uno “strano” caso: i consigli precedenti, infatti, avevano approvato la completa riasfaltatura di una strada per tre volte di seguito in quattro anni, eppure era nuovamente ridotta male. Mentre il nostro ingegnere di fiducia, immaginando che il terreno sottostante fosse particolarmente friabile, procedeva a opportuni carotaggi (si chiama così la tecnica di campionamento del sottosuolo consistente in prelievi di terreno di forma cilindrica, appunto le “carote”), io, più malizioso di lui, mi sono andato a guardare i “capitolati” che avevano soprasseduto agli ultimi tre rifacimenti consecutivi di quella strada.


Ebbene, tutte e tre le volte erano stati previsti interventi profondi, con scavo fino a mezzo metro e successive stesure di vari “tappeti” di materiali diversi, tot centimetri di ghiaia, tot di sabbia, tot di conglomerati, ecc., tutti adeguatamente compressi, sopra ai quali infine dovevano essere stesi tot centimetri di asfalto. Ovviamente, la spesa – piuttosto alta - ogni volta era stata commisurata al grosso lavoro preventivato. In genere, una strada rifatta in questa maniera dura almeno 4/5 anni, quindi – e la domanda riguarda tutte le strade di qualsiasi località - come mai per renderla percorribile si era dovuta rifare tre volte di seguito a distanza di pochi mesi? La risposta è arrivata dai carotaggi: sotto lo strato superficiale d’asfalto, infatti, non c’erano i vari strati di materiali diversi previsti dai “capitolati”, ma solo terra, nuda terra, e niente altro. E dov’erano finiti allora i soldi spesi? Semplice: equamente spartiti tra gli amministratori del Consorzio che, prima di saldare il conto, si sono guardati bene dall’effettuare i dovuti controlli sulla corretta esecuzione dei lavori, e i titolari delle ditte collusi con loro. Noi, invece, abbiamo cominciato ad effettuare regolari carottaggi sia prima di ogni riasfaltatura, per stabilire esattamente l’entità del lavoro da fare e la spesa da affrontare, e sia dopo, a lavoro eseguito, per verificare che la ditta vincitrice della gara abbia eseguito tutti i lavori previsti nel capitolato, dalla profondità dello scavo alla posa dei tappeti di materiali diversi, fino alla stesura del manto finale d’asfalto. In fondo, non è difficile fare le cose per bene, no? A questo punto, basta moltiplicare la cifra “arraffata” dai vecchi amministratori del Consorzio Axa per quei due chilometri di strada, circa 800mila euro in tre anni!, per l’intera rete stradale del comune, della provincia, della regione e dell’intera nazione, per rendersi conto dell’entità dell’ “affare”. E – attenzione! - abbiamo parlato soltanto di strade. Perché allora meravigliarsi tanto della corruzione capitolina, quando in realtà quello che succede in piccolo - anzi, che “succedeva” - al Consorzio Axa, succede in qualunque parte d’Italia e per appalti di ben altra caratura? Sono cosciente di dire una “pia” banalità, ma il problema è solo di carattere morale. Onesti si nasce, ma purtroppo in Italia – tanto per rifarmi a Totò - siamo in pochi a “nacquerlo”…”".