GOLETTA VERDE: BANDIERA NERA AL 'LUNGOMURO” DI OSTIA. FARE AMBIENTE CHIEDE CONFRONTO TRA COMUNE E REGIONE
La Goletta Verde di Legambiente, nel suo passaggio sulle coste del Lazio, ha assegnato oggi per il secondo anno consecutivo la Bandiera Nera al “lungomuro” inaccessibile delle spiagge del Lido di Ostia (Roma), oppresse da muraglioni, tornelli e recinzioni. Nonostante le rassicuranti dichiarazioni dei balneari, alla prova dei fatti la situazione di “mare in gabbia” non sembra essere assolutamente migliorata.
Nel 2009 erano state il 94,5% del totale le spiagge monitorate dai volontari di Legambiente risultate inaccessibili, nonostante le norme obblighino i titolari delle concessioni a “consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”. Di recente, poi, si è verificato il brutto episodio della cacciata di una bambina down “colpevole” di essersi fermata a giocare presso la battigia senza aver pagato. Nei giorni scorsi i volontari di Legambiente sono tornati in azione per un monitoraggio a campione negli stabilimenti del tratto più centrale del litorale di Ostia: su 10 stabilimenti visitati, sono stati ben 6 quelli nei quali è stato impedito il libero accesso al mare previsto dalla legge.
La verifica sull'accessibilità è stata però anche l'occasione quest'anno per controllare il rispetto delle normative sulla corretta informazione agli aspiranti bagnanti. L'articolo 3 dell'Ordinanza di balneazione del Comune di Roma firmata lo scorso aprile dal Sindaco Alemanno obbliga infatti i titolari delle concessioni ad affiggere un apposito cartello, bene in vista e su ogni accesso, con su scritto sia in italiano che in inglese la frase: “L'accesso e il transito sugli arenili sono liberi e gratuiti per il raggiungimento della battigia e della fascia di arenile dei 5 metri destinata al libero transito”. Eppure in ben 27 dei 65 stabilimenti verificati dai volontari di Legambiente (ovvero il 41,5% del totale), il cartello non è stato visto e dunque è assente o posizionato male per scoraggiare le persone a passare. Così ieri mattina il cartello in formato prestampato è stato apposto direttamente dai volontari di Legambiente agli accessi degli stabilimenti di Ostia che ne erano privi ed è stato consegnato ai titolari delle concessioni un foglio con i richiami alle normative sul libero accesso.
“Chiediamo alle autorità che hanno compiti di vigilanza sul mare di Roma, dal Campidoglio alla Regione, dalla Capitaneria di Porto sino alla Polizia Municipale, di intervenire con decisione per garantire il rispetto della legalità sugli arenili -afferma Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio- la situazione non è più tollerabile e serve un intervento drastico. Altrimenti siamo pronti a procedere con specifiche denunce per segnalare alla Magistratura eventuali comportamenti omissivi, chiedendo al Comune di arrivare sino alla revoca delle concessioni prevista dalla legge. Il mare è un patrimonio comune che non può essere privatizzato con arroganza e sopraffazione”. Avenali ha denunciato anche “la grave circostanza che i nostri volontari, per poter procedere al monitoraggio degli accessi, hanno dovuto fare i conti con strani ‘pedinamenti’ e intimidazioni”.
“Che fine ha fatto il progetto di nuovo waterfront che avrebbe dovuto liberare il litorale senza nuovo cemento sulle aree retrodunali, con saldo positivo per il mare e non per gli speculatori? -domanda Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio- intanto si dovrebbero aprire subito i 12 varchi di accesso pubblico previsti dal Piano di Utilizzo degli Arenili. Speriamo che l'assessore Bordoni, così solerte a convocare un ridicolo vertice sugli ambulanti che secondo i balneari 'coprono la vista del mare', lo sia altrettanto nel convocare un tavolo per garantire ai cittadini l'accesso al mare”.
“Non è più tempo di proclami e idee fondamentaliste sulla gestione trasparente del demanio marittimo di Ostia. Nel mese scorso - dichiara a tal proposito Francesco Alaimo, responsabile di Fare Ambiente XIII, Movimento Ecologista Europeo - attraverso il nostro sportello 'SOS SPIAGGE' abbiamo denunciato più volte l'impossibilità di accedere agli arenili per poter effettuare un semplice bagno. Questo perchè nella gestione degli appalti dati in gestione ai vari stabilimenti non c'è chiarezza e non ci sono regole certe poste dall'amministrazione capitolina e regionale. “Addirittura – conclude il Responsabile di Fare Ambiente del XIII Municipio - vieni impedito l'accesso ad anziani, bambini e disabili. Non c'è controllo sulle tariffe di affitto e somministrazione dei vari servizi di spiaggia. Vengono meno anche in alcuni casi le più ovvie regole igieniche. Altresì sulle spiagge vi è l'invasione di venditori ambulanti di ogni genere senza regolare licenza. Per non parlare dei parcheggiatori abusivi che pongono paletti ad un sistema di sosta delle automobili che non prevede un regolare piano di parcheggi e scambio con mezzi di trasporto. Infine non è prevista la possibilità di poter circolare liberamente con la propria bicicletta poiché si aspetta ancora un piano di piste ciclabili che preveda la realizzazione di un percorso lungo tutto il lungomare lidense. Oltre ogni proclamo fondamentalista e classificazione del litorale in liste nere, chiediamo al più presto un confronto positivo e costruttivo da parte del neo Assessore Regionale al Demanio, Armeni e Comunale allo Sviluppo del Litorale Bordoni. Al fine di istituire un'Osservatorio certificato dove l'impegno sia concentrato sui controlli nelle gare di appalto e sulle eventuali illegalità commesse da gestori e proprietari degli stessi stabilimenti. Infine una tabella certa e severa su prezzi e modalità di somministrazione dei servizi”.