‘GroundCare: dal tavolo di lunedì o accordo o fallimento dell'azienda’
Fiumicino – Per i 400 lavoratori della GroundCare, la società dell'handling aeroportuale, stavolta potrebbe davvero essere l’ultima occasione. Se lunedì 30 dicembre non si troverà un accordo potrebbe davvero essere la fine con l'azienda in tribunale e i dipendenti a casa. “Dal tavolo di trattativa deve uscire una soluzione: serve una via d’uscita”, dichiara Raffaello Biselli, capogruppo della lista Destinazione futuro del comune di Fiumicino. “Ma nessuno provi a forzare la mano: i salari non vanno toccati. Basta con i giochi al ribasso. Nessuno provi a far scegliere tra stipendi da fame, al limite della carità, e i licenziamenti. Ci sono degli impegni e una clausola sociale da rispettare. Ma soprattutto quello che va rispettato è il lavoro e la dignità di chi lavora", puntualizza Raffaello Biselli.
La vicenda dei lavoratori della GroundCare riflette quella vissuta da altri dipendenti aeroportuali. Mentre da una parte si parla di mega investimenti, sviluppo e rilancio del sedime, dall’altra si continuano a perdere posti di lavoro e diritti. Dopo Alitalia, Argol, World duty free group, è la volta della società che da anni ha imposto notevoli sacrifici con riduzione del lavoro obbligatoria e cassa integrazione pur nell’incertezza più totale. “L’unica soluzione sembra essere una svendita ‘lacrime e sangue’ con esuberi di personale e condizioni di lavoro al ribasso. Noi riteniamo questa situazione inaccettabile: non si possono gettare i lavoratori in mezzo ad una strada, dando come unica soluzione, quando è possibile, gli ammortizzatori sociali. Che fine ha fatto la clausola di salvaguardia sociale? I lavoratori vogliono il lavoro non la carità”, ha dichiarato a questo riguardo Susi Ciolella dell'esecutivo provinciale Usb. Dal 2008, quando ci fu la ‘cordata Alitalia’ che portò a migliaia di cassa integrati, per oltre 10.000 disoccupati, l’emorragia di posti di lavoro è continuata. Ma il vero dramma è che il lavoro c'è, ci sarebbe ma viene svolto da precari, da lavoratori a tempo. In una corsa al ribasso e alla svendita dell’occupazione e dei diritti.
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