Fiumicino – Ground Care: l'azienda ha chiuso. Il 28 maggio il tribunale di Civitavecchia ha dichiarato il fallimento della più grande società di handling attiva all’aeroporto di Fiumicino e allo scalo di Ciampino. A casa quasi 900 lavoratori. “A poco sono serviti gli appelli e le dichiarazioni sui rischi e i pericoli  della  vertenza dell’azienda: per il momento il tribunale ha disposto l'esercizio provvisorio dell'impresa per la durata di un  mese”, dichiara Cristian Terrevoli, presidente del Movimento Progetto Tricolore. “La tensione all'interno dello scalo è altissima ed è alimentata dal rischio concreto di vedersi privati degli stipendi che sono in mano ormai al curatore fallimentare nominato. E' una vergogna ed è ancor più vergognoso l'atteggiamento di chi fino a ieri ha sfruttato il tema dell'aeroporto per fini elettorali illudendo la gente e i lavoratori che ogni giorno si guadagnano la pagnotta con  sacrifici ed incertezze, facendo credere che le istituzioni sono presenti ed attive”, spiega Cristian Terrevoli.

 

“Rimango incredulo nel notare l'indifferenza del comune di Fiumicino rispetto ad una problematica che vede coinvolte 900 famiglie”, prosegue, “ma ciò che colpisce è vedere il ‘nulla’ soprattutto dopo il consiglio straordinario del 4 aprile scorso che ha visto la partecipazione  delle organizzazioni sindacali di categoria, dell’Enac e della giunta comunale. Penso che non ci siano ormai molte parole da dire: il gioco è fatto. La vergogna di chi oggi ha il coraggio di dichiarare vittoria dopo una tornata elettorale o di chi si lecca le ferite per una sconfitta è poca cosa rispetto ad una emergenza sociale senza precedenti a Fiumicino,  in  un territorio che dell'aeroporto fa il suo traino. Penso  che l'opinione pubblica  debba  rendersi conto non solo di un fallimento di un’azienda ma del fallimento di una classe politica che deve andare a casa  perchè non rappresentativa delle istanze della gente e delle imprese”, conclude il presidente del Movimento Progetto Tricolore.

 

“Da poco 850 lavoratori si trovano davanti alla cruda realtà di un fallimento ormai tecnicamente avvenuto da mesi, ma difficile da capire e accettare”, interviene l’Unione sindacale di base.Sono quattro anni che l’azienda vive uno stato di difficoltà con costante perdita di attività a causa della mancanza di un piano industriale efficace ma anche dell’assenza di regole certe”, dichiara Susi Ciolella dell’Esecutivo provinciale confederale dell’ Usb. “E’ paradossale che nel piano nazionale aeroporti ormai in dirittura di arrivo, il Leonardo da Vinci sia collocato come primo hub nazionale e aeroporto strategico e nello stesso tempo si continui a permettere l’ esistenza di sei, sette società di handler che si fanno concorrenza fra di loro e la libertà a compagnie low cost di dettare le condizioni di mercato”.


“Troviamo anche scandaloso che l’Enac, ente preposto alla funzione di Autority, non sia stato in grado di fermare questa deriva distruttiva. Da anni dentro l’aeroporto di Fiumicino si assiste inermi ad una continua perdita di posti di lavoro e di pezzi di salario. Il dumping sociale sta diventando preoccupante, si rottamano i lavoratori con il contratto a tempo indeterminato per sostituirli con precariato stagionale o giornaliero.   La vicenda di Groundcare deve far riflettere tutti sulle responsabilità di aver lasciato andare un settore al collasso senza tentare d’intervenire concretamente”, prosegue. “Le responsabilità sono di una dirigenza che ha speculato per anni sul filo del rasoio senza avere un piano effettivo di rilancio della società, ma anche di Cgil Cisl Uil e Ugl che hanno lasciato per troppo tempo i lavoratori all’oscuro della situazione, illudendoli in chissà quale soluzione miracolosa.  E’ allucinante pensare di gestire una situazione così delicata, senza informare i lavoratori e senza neanche un’ora di sciopero. La rinuncia preventiva al dissenso è la testimonianza che la scelta di non disturbare mai il manovratore rischia di diventare un suicidio pilotato che costringe i lavoratori a diventare preda delle speculazioni”.

Ad oggi l’unico dato certo è che la più grande azienda di handler di Fiumicino e Ciampino con 850 lavoratori, più un centinaio di Globeground, dovrà affrontare un fallimento con ripercussioni catastrofiche su tutto l’indotto. Noi riteniamo che quest’emergenza debba essere finalmente affrontata in totale chiarezza e con la volontà di salvare le centinaia di posti di lavoro. L’Usb metterà in campo ogni azione per veder riconosciuto il sacrosanto diritto al proprio posto di lavoro e ad una prospettiva di vita dignitosa. Lo sciopero dello scorso venerdì di tutto il trasporto aereo ha segnato il passo di una volontà precisa di invertire la rotta ai continui disastri annunciati”, conclude la dirigente sindacale.