Il sindaco Marino si è dimesso: “Lo faccio per l'interesse della città”
Roma - Marino si è dimesso. Alle 19.30 della sua giornata più lunga sono arrivate le dimissioni dell’ormai ex sindaco di Roma. Dimissioni volute da Pd e Sel e sostenute, già da ieri, dal premier Matteo Renzi. Un primo cittadino che nei suoi due anni e poco più di mandato è ‘sopravvissuto’ a Mafia Capitale, alle due tranche di arresti di politici, funzionari e criminali, nell’ambito di ‘Mondo di mezzo’, crolla per uno scontrino fiscale, per una cena familiare pagata con la carta di credito del comune.
Il sindaco, abbandonato ripetutamente dal suo partito e contestato dai cittadini romani, che non comprendevano i suoi ‘metodi’. Il sindaco-chirurgo, che ha iniziato con grinta la sua avventura alla guida della Roma Caput mundi, di errori politici ne ha commessi, sì, ma sono stati forse il suo essere poco ‘leader’, poco coinvolgente a raffreddare i romani. Non ce l’ha fatta a resistere alla cosiddetta ‘fase 2’ del luglio scorso quando, dopo un incontro con la sua giunta, ecco arrivare un nuovo rimpasto, tra assessori invitati a farsi da parte e nuovi arrivi.
Oggi, mentre Marino resisteva, cercando di restare, avevano già dato le loro dimissioni il vicesindaco Causi e gli assessori Esposito e Di Liegro, nominati soltanto due mesi fa. “Il peggior sindaco che Roma abbia mai avuto”, dichiarano da tempo i cittadini e le forze politiche, dell’opposizione ma non solo. Non è riuscito il chirurgo che ha lasciato la professione per la politica a governare una Capitale difficile, alle prese con tantissimi problemi e dove nulla sembra funzionare. Dai trasporti al problema rifiuti fino all’epidemia che falcidiò i vigili a Capodanno Marino si è ritrovato a correre da solo, nonostante si sia impegnato per risanare il ‘buco’ milionario trovato al suo arrivo nelle casse capitoline.
Eppure di novità positive il sindaco ne aveva portate. Novità forse apprezzate più dagli osservatori internazionali che qui nella Capitale. ‘Risolve’ il problema della discarica di Malagrotta, che finalmente chiude. Pedonalizza i Fori Imperiali. Inaugura il primo tratto della metro C e poi, a giugno di quest’anno, il secondo: aperti in meno di due anni 18 km della nuova rete sul ferro e 21 stazioni.
A pesare sulla scarsa popolarità del primo cittadino arrivano lo scorso agosto i ‘funerali show’ a piazza San Giovanni Bosco, al Tuscolano, di Vittorio Casamonica, capo indiscusso dell’omonima famiglia che a Roma sud gestisce vari ‘affari’: droga, usura, estorsione e via di seguito. Tra carrozze funebri trainate da cavalli neri col pennacchio, colonna sonora a base del ‘Padrino’ e petali di rose piovuti dal cielo, esplode la polemica e la rabbia dei cittadini di Cinecittà. Ma il sindaco non c’è, è negli Stati uniti in ferie.
Ed il ‘malumore’ cresce perché, mentre Marino è ancora all’estero, si riunisce il consiglio dei ministri che, dopo aver esaminato la relazione del prefetto Franco Gabrielli, decide per il commissariamento del X municipio di Ostia, il cui presidente Pd, Andrea Tassone, era stato arrestato nel corso della seconda tranche dell'inchiesta Mafia capitale, e l'affidamento di super poteri al prefetto in vista del giubileo.
Più recentemente, poi, lo scontro con il Vaticano in occasione del viaggio del papa negli Stati uniti. Ai giornalisti che gli chiedono della presenza di Marino a Filadelfia Francesco dichiara: “Non l’ho invitato io”. Qualche giorno fa, infine, il caos sulle spese di rappresentanza da lui affrontate. Il sindaco afferma trattarsi di spese per cene con un ambasciatore e con la Comunità di Sant’Egidio che però nega decisamente di avervi mai partecipato. Un ristoratore, oltre tutto, precisa che il primo cittadino era con la moglie e la figlia e che “scelse una vino bianco da 55 euro”. Poi il goffo tentativo di riparare dicendo: "Basta, pago io". Il colpo finale alla sua credibilità?
Qui finisce la sua avventura anche se, come previsto, il sindaco ha venti giorni per ritirare le sue dimissioni. L’annuncio è stato accolto con soddisfazione dall’opposizione, mentre alcuni democratici hanno manifestato la propria solidarietà al sindaco.
Tra i suoi non simpatizzanti va comunque ricordato Renzi che alla trasmissione Porta a Porta disse: "Marino è una persona perbene, questo è riconosciuto da tutti ma a me interessa se l'amministrazione pulisce le strade, ripara le buche, fa i campi sportivi in periferia, mette a posto le case popolari: se sono in grado di governare vadano avanti, ma si occupino di cose che riguardano i cittadini".
Di seguito il testo della lettera del sindaco indirizzata ai cittadini:
“Care romane e cari romani,
ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme. In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa.
Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi. Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito. Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione.
Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche.
Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere. Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città. Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio".
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