Nei giorni in cui la paura rischia di dominare il quotidiano, dopo i traumatici fatti di Parigi, è importante provare a capire che cosa accade, mettendo in fila una serie di dati e considerazioni. Schematizzando:

1) Siamo di fronte uno scontro di civiltà? Sembra un'affermazione sbagliata. Questo semplicemente perché l'Islam non è unito e vive al suo interno uno scontro religioso tra la componente sunnita maggioritaria e la componente sciita minoritaria. Le ragioni storiche sono legate alla lotta per la successione dopo la morte di Maometto nel 632 d.C. Un paragone, per semplificare al massimo, è con le guerre di religione che hanno attraversato l'Europa cristiana, culminate con la pace di Vestfalia del 1648. Diviso tra paesi sunniti (i principali sono: Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Egitto, Tunisia, Libia, Marocco, Algeria, Kuwait) e paesi sciiti ( Iran, Bahrain), il mondo mussulmano è impegnato nella lotta per l'egemonia sulla comunità dei fedeli sparsi in tutto il mondo.

2) Il caos inizia con la guerra in Iraq? I bombardamenti contro Saddam e la sua caduta, sono uno degli eventi che hanno fortemente destabilizzato la regione del medio-oriente. La risposta di Bush e Blair che hanno giustificato il loro intervento con le mai trovate armi di distruzione di massa, ha portato al governo dell'Iraq la componente sciita del paese e questo non ha fatto piacere all'Arabia Saudita, partner storico degli Stati Uniti. Il Financial Times recentemente ha citato una frase rivolta dal principe Saud Feisal al segretario di Stato Usa John Kerry: "Daesh (o Isis) è la nostra risposta sunnita al vostro appoggio in Iraq agli sciiti dopo la caduta di Saddam".

3) Quali sono i principali finanziatori di Isis? Molti osservatori indicano tra i principali finanziatori dell'Isis, alcuni dei partner dell'occidente. Il Qatar e L'Arabia Saudita in primis. Proprio il Qatar, uno dei maggiori azionisti della borsa di Londra, recentemente ha firmato un'accordo per circa 2 miliardi con la Cassa depositi e prestiti italiana. Inoltre diverse aziende italiane hanno esportato armi per 146 milioni di euro in Qatar. L'Arabia Saudita, negli ultimi anni, ha speso 100 miliardi di dollari per comprare dagli Stati Uniti sistemi d'arma. I sauditi, impegnati nella guerra in Yemen, vogliono che gli Usa contengano l'Iran e abbattano Assad in Siria. Il Kuwait è un'altro paese considerato tra i finanziatori del terrorismo e recentemente Finmeccanica ha chiuso una commessa da 8 miliardi per la vendita di 28 caccia. La Turchia, paese Nato al confine con l'Europa, si è concentrata principalmente nella battaglia contro le milizie Curde. Le stesse milizie che hanno liberato Kobane e che sono state tra le prime a lottare contro Isis.

L'occidente negli ultimi due anni non è intervenuto radicalmente contro l'Isis per le contraddizioni disegnate dai flussi economici con i partner del medio-oriente. La Russia di Putin ha evidentemente maggiore interesse nell'intervenire in maniera decisa in Siria per sostenere Assad. I bombardamenti russi in Siria, hanno messo in seria difficoltà Isis e i fatti di Parigi devono essere letti anche come conseguenza di un cambio di strategia del terrorismo. Gli attentati in Europa hanno lo scopo di trasformare il conflitto in una asimmetrica guerra civile mondiale e transnazionale. Rifiutare l'odio verso le comunità mussulmane è uno degli antidoti per disinnescare questa strategia. Rifiutare la paura, un dovere verso le vittime di questa barbarie.