L'allarme sulla "resistenza agli antibiotici" è stato lanciato dall'associazione Bund, l’organizzazione non governativa nata nel 1975 facente parte della rete internazionale Friends of the Earth, impegnata nella tutela dell'ambiente e nella conservazione della natura in Germania.

Comprando tacchino fresco in 12 città, confezionato da Aldi, Lidl, Real, Netto e Penny, i discount di fiducia del consumatore tedesco, i ricercatori hanno scoperto che 50 su 57 confezioni di carne (88%) conteneva germi resistenti agli antibiotici, dunque potenzialmente fatali per gli esseri umani. Il problema sembra essere causato da veterinari e allevatori che somministrano enormi quantità di antibiotici, tanto da rendere i batteri assuefatti alle medicine.



Come riportato dal giornale "Il Mitte" di Berlino, nella zootecnia tedesca vengono impiegate 1.450 tonnellate di antibiotici per 800 milioni di euro all’anno. Con il risultato che la gente muore comunque. L’organizzazione stima che ogni anno muoiono 30/40.000 persone in Germania, proprio perché gli antibiotici non sono efficaci.

La Bund, In accordo con Friedrich Oriente Dorff dei Grünen (il partito dei “Verdi” tedesco), chiede provvedimenti simili a quelli presi in paesi come Danimarca e Paesi Bassi, per limitare l’impiego delle medicine nella produzione alimentare. Sono tanti gli esperti a ritenere pericoloso l'utilizzo di giganteschi quantitativi di antibiotici sugli animali: quanto più alte sono le dosi, tanto maggiore è il rischio che si sviluppino dei ceppi resistenti.

Sarebbe la ricerca del maggior guadagno possibile la causa di tutto: "Se troppi animali sono tenuti in uno spazio ristretto - sostiene Weiger - si devono necessariamente somministrare grandi quantità di antibiotici. Che quindi finiscono nelle cucine dei consumatori".