Infernetto - Riceviamo e pubblichiamo da Giosuè Mirizio, presidente dell'associazione 'Infernetto sicuro':



"Al Sindaco di Roma Ignazio Marino,


La recente visita da lei effettuata domenica 16 presso il centro di accoglienza di via Salorno all’Infernetto per calmare e riportare serenità tra i residenti non ha avuto purtroppo l’esito sperato. Infatti nella serata di martedì 18 è scoppiata una violenta rissa tra i giovani rifugiati, con feriti e danni alla struttura che ha richiesto l’intervento di numerose pattuglie sia della pubblica sicurezza che dei carabinieri nonché l’intervento dei vigili del fuoco per un principio d’incendio. E questo è il secondo episodio che accade nel giro di pochi giorni. A causa delle manifestazioni di protesta nei confronti del centro di accoglienza, gli abitanti dell’Infernetto sono stati accusati di razzismo. Ma a questo proposito vogliamo rimandare al mittente queste accuse che non ci appartengono in quanto “non è razzismo ma legittima difesa” quella in atto nei confronti, non dei rifugiati, bensì di una Amministrazione che impone le sue scelte sempre sopra la testa e all’insaputa dei residenti che per più di vent’anni sono stati abbandonati, ignorati e mai ascoltati dalle istituzioni.



Quest’ultimo episodio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, generando tra la gente rabbia, malcontento e insofferenza. Una nota di demerito va a questa Amministrazione nel decidere il trasferimento di questi minorenni da Tor Sapienza, quartiere degradato, ad un altro ancor più degradato come l’Infernetto. Dunque questa non è la soluzione giusta ed è opinione corrente tra i residenti che piuttosto che raggrupparli in strutture più o meno accoglienti, sarebbe meglio, vista la minore età, di affidarli singolarmente a case famiglia. Alla luce di quanto esposto, questo ultimo grave episodio impone un controllo sul modus operandi della cooperativa preposta alla gestione di questi ragazzi che oltre al vitto, alloggio e allo studio, dovrebbe assicurare anche una pacifica e civile convivenza all’interno della struttura, altrimenti salterebbe tutto il processo di integrazione che è alla base delle loro permanenza sul suolo italiano”.


Il presidente Giosuè Mirizio