L'attacco di Parigi impone un cambio di strategia internazionale
La guerra che sembra lontana dai nostri confini è piombata ieri sera nel cuore dell'Europa. Parigi piange 128 morti dopo il massacro di Charlie Hebdo del 7 Gennaio scorso. Il presidente Hollande, evacuato dallo Stade de France, ha parlato senza mezzi termini di "atto di guerra" e ha disdetto la sua partecipazione al G20 in Turchia, dove Obama, Putin, Erdogan e gli altri leader del mondo parleranno inevitabilmente di guerra oltre che di economia.
Questo spargimento di sangue è figlio del caos siriano e della destabilizzazione del medio oriente. Il presidente della Siria Bashar al-Assad, odiato da Stati Uniti e Israele, ha dichiarato: "La Francia ha conosciuto quello che in Siria viviamo da cinque anni". L'attentato avviene proprio nel momento in cui si apre il secondo vertice internazionale sulla Siria dove partecipa Teheran. Rohani, presidente dell'Iran, a seguito dell'attentato a rinviato la visita in Italia e in Francia ma la posizione del mondo musulmano sciita è chiara: "Per noi la cosa più importante è la lotta all'Isis - dichiara Rohani - Per l'Iran, e così dovrebbe essere per tutti gli altri Stati, la lotta allo stato islamico dovrebbe essere prioritaria, così come l'urgenza del ritorno alla sicurezza in Siria affinché i profughi, che hanno perso le loro case, tutto, possano farvi ritorno".
La geopolitica del conflitto in Siria indica questa considerazione: l'Iran e la Russia di Putin sono schierati accanto alla Siria di Bashar al-Assad, nemico principale del sanguinario Stato Islamico. Una convergenza d'intenti e un cambio di strategia della coalizione, sembrano l'unica strada percorribile. Il problema dei profughi, della fragilità dei confini europei e del terrorismo sono fenomeni diversi ma hanno una stessa matrice. Non bisogna confondere terrorismo e migrazione come non bisogna accumunare il mondo musulmano agli atti di barbarie che abbiamo di fronte. Come ha dichiarato il giornalista Albero Negri: "Non è uno scontro di civiltà ma di ambiguità".
In Italia l'allerta è elevato al secondo livello. Questo significa che potranno intervenire i corpi speciali dell'esercito. Attenzione massima su Roma, dove verranno invitati in anticipo 700 militari sul contingente già previsto per l'inizio del Giubileo. Aumentano i controlli alle frontiere e il Viminale dichiara senza mezzi termini che: "L'Italia non è al sicuro".